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TESTO Beati voi che ascoltate

mons. Antonio Riboldi

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/07/2005)

Vangelo: Mt 13,1-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:

Udrete, sì, ma non comprenderete,

guarderete, sì, ma non vedrete.

15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,

sono diventati duri di orecchi

e hanno chiuso gli occhi,

perché non vedano con gli occhi,

non ascoltino con gli orecchi

e non comprendano con il cuore

e non si convertano e io li guarisca!

16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Forma breve (Mt 13,1-9):

1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

La parabola del seminatore, che ci propone oggi il Vangelo, è di quelleche debbono farci seriamente riflettere.

Siamo come sommersi dalle tante parole che si sentono e diciamo. Pare non riusciamo a vivere senza circondarci di parole che il più delle volte sono o curiosità, o paura del silenzio. Ed abbiamo bisogno di silenzio e di parole, ma che tutti e due sappiano davvero colmare il cuore di speranza, di amore, di serenità.
Come le parole di due che si amano.

Dio stesso non è un Padre muto, ma - e questo ci lascia davvero sbalorditi dalla meraviglia - ci parla. Al contrario di noi uomini, per cui è difficile che parole che siano verità comunicate, o bontà donata, o serenità offerta, ogni sua parola è frutto di amore e sapienza. E' il Padre che si manifesta perché noi Lo conosciamo e dalla conoscenza ci lasciamo immergere nella bellezza della verità e dell'amore. Gesù, il Figlio, è chiamato PAROLA DI DIO. In Lui non c'era alcuna divisione tra la parola e la vita. La vita era una parola donata.
Dio non può permettersi il pettegolezzo o l'ignoranza.

La Parola di Dio è, non solo una porta spalancata alla sua conoscenza e quindi alla sua intimità, ma è la necessità di ciascuno di noi che di verità e di amore sentiamo il bisogno, perché questa è la sola ragione della nostra esistenza, vista con il Cuore di Dio.

Quando Dio ci parla - e lo fa con Suo Figlio nel Vangelo - non usa le tante chiacchiere che sono tipiche della nostra ignoranza. La Sua Parola è un immenso dono che ci fa.

A volte noi uomini cerchiamo chi sappia portare luce alle nostre anime. E sappiamo che noi non possediamo che la facoltà di ascoltare, accogliere e coltivare ciò che solo Dio, con la Sua Parola, sa dirci. Gesù nella sua vita terrena era venuto a donarci la conoscenza del Padre che diventa quindi la nostra conoscenza vera. Una Parola che giustamente viene definita "il Pane" dell'anima.
Ma come è difficile accoglierla!

Quando la si accoglie con fede, nell'ascolto, ci si sente veramente bene nell'anima, come se il cielo si sgombrasse dalle nubi che ce lo nascondono.

"Quel giorno, racconta il Vangelo, Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. Si cominciò a raccogliere intorno a Lui tanta folla che dovette salire su una barca; si pose a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. Egli disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in un luogo sassoso, dove non c'era molta terra: subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Spuntato il sole, restò bruciata, e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine, e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchie intenda".

Ed è forse quello che ripeterebbe Gesù a tanti cristiani oggi, ieri, sempre. Davanti alla perplessità dei suoi Gesù disse: "Perché a voi è stato data di conoscere i misteri del regno dei cieli ecco la spiegazione... "Voi intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola di Dio e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione, a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.

Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola, la comprende: questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta"(Mt.13, 12-23).

Davvero qui tutti ci sentiamo interpellati. Anzitutto c'è ancora posto nella nostra vita per il desiderio della Parola di Dio? O il nostro terreno è totalmente occupato da altro e non c'è né posto, né desiderio della Parola di Dio?

Ed al suo posto "quali parole" daranno frutti? quelle delle telenovela? quelle dei mass media? quelle delle cose inutili? quelle del parlare per parlare? quelle della cattiveria? E che campo sarà la nostra vita? Un campo impraticabile? o un meraviglioso campo fiorito come quello dei santi? Voi sapete che la missione che pare Dio mi chieda oggi,è proprio quella di offrire ai miei fratelli nella fede il 'pane del cielo, che è Gesù "fatto Parola". E, mentre colgo un grande desiderio, ovunque vada, di almeno ascoltare una Parola che non contenga i veleni del mondo, ma sappia di cielo, nello stesso tempo leggo in tanti come la convinzione di non sapersi liberare dai sassi o dalle spine, come soffocati.

Chiamato in una città a parlare alla gente durante festeggiamenti profani, se all'inizio Sembrava quella grande sala "un deserto", dopo poco si riempì fino a costringere molti o a stare nei corridoi attraverso le finestre o accontentarsi di ciò che riferiva chi ascoltava. Mi era stato detto, da chi mi aveva invitato, che la gente non amava questi convegni. Era atea. Parlai di Gesù, Parola di Vita, nostra irrinunciabile speranza. Contro ogni previsione ci fu un ascolto come stessero di fronte ad una rivelazione. Alla fine, dopo un'ora e mezza, volendo licenziarli, nessuno si alzava per andarsene. Uno ebbe il coraggio di alzarsi e dire con le lacrime agli occhi: "Resti ancora padre, qui si respira la gioia di vivere, fuori è notte, notte nera, come l'inferno".

Ed è una esperienza che noto dovunque. La gente ha veramente bisogno di Dio, della Sua Parola. Non ne può più di vivere nel chiasso di parole che, troppe volte, fanno male al cuore o svuotano l'intelligenza fino a rubare il senso meraviglioso della vita. Bisognerebbe che tutti riprendessimo nelle mani il Vangelo ogni giorno e con calma, ci facessimo catturare dalla Parola di Vita.

S. Antonio abate era uomo ricco: sentì il Vangelo che diceva: "Se vuoi venire dietro me, va vendi quello che hai, dallo ai poveri, vieni e seguimi" E divenne Santo. Così fu di S. Francesco. Così è di tanti oggi che non si staccano mai dal Vangelo, perché lì, da Dio, cercano la verità e la serenità. E se la Parola trova terreno buono, Dio non manca di fare crescere frutti.
Purtroppo tanti hanno perso anche il "gusto della Parola".

Quanta gente chiama "noia", la proclamazione della Parola di Dio nella S. Messa! Tanto che è come non la sentissero neppure. Incredibile! Sembra si avverino le parole di Isaia che Gesù riporta nella parabola. "Ascolterete e non capirete, dice il Signore, guarderete e non vedrete. Poiché il cuore di questo popolo è diventato insensibile: sono diventati duri di orecchi, hanno chiuso gli occhi: per non sentire con gli orecchi, per non comprendere con il cuore, per non tornare a me, per non lasciarsi guarire".

Proprio non riesco a capire come si faccia a vivere serenamente, a scegliere con giudizio, a valutare il bene ed il male, a capire il Senso della vita, senza accogliere la Parola del Padre, Luce di verità. Non si può essere ciechi e guide di ciechi. Permettetemi, cari amici, che vi confessi la mia profonda amarezza, nel sentire tante volte fedeli che vanno a Messa cercando "chi predica

poco", contando i minuti della predica. Dov'è lo stupore della Parola? Forse dipenderà anche da noi, Sacerdoti e vescovi, che non sappiamo comunicarla con la meraviglia e la gioia che dovrebbe splendere sul nostro volto, come era sul volto di Mosè dopo l'incontro con Dio o sul volto di tanti sacerdoti, vescovi, laici, che sanno "rapire" il cuore. La Parola di Dio non ha bisogno di saggezza umana. Ha bisogno di essere detta con la stessa gioia di Gesù.

S. Antonio da Padova, grande predicatore, a volte anche lui costretto a parlare ai pesci, perché rifiutato dai fedeli, così dice in un discorso: "Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze di Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza, di obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere e così siamo maledetti dal Signore, perché egli maledì il fico, in cui non trovò frutto, ma foglie. "Una legge - dice Gregorio - si imponga al predicatore. Metta in atto ciò che predica". "Inutilmente vanta la conoscenza della legge colui che con le opere distrugge la sua dottrina" (Dai discorsi di S. Antonio).

Ed è vero. Ospite di una comunità, dove ero stato chiamato a parlare ai giovani, giunsi una sera totalmente afono, al punto che si pensava, da parte del Parroco, di sospendere l'incontro. Ma erano davvero tantissimi i giovani che erano venuti ad ascoltare. Mi presentai sul palco confessando a gesti la mia afonia. Fu grande silenzio, rotto alla fine da un giovane che si alzò e disse: "Resti con noi così, a noi basta che lei ci sia". E iniziammo un dialogo stupendo in cui più che risposte a voce vi erano mezzi suoni incomprensibili. Ma a loro bastava così. L'importante era che ci fossi. Che responsabilità! Incontrai anni dopo uno di questi giovani che mi disse: "Che bella serata fu quella e quanto fece bene a tutti!" Incredibile,...ma, per chi ha fede, la Parola parla... anche senza la nostra parola!

 

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