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TESTO Di corsa verso la vita

don Luca Garbinetto  

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (21/04/2019)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Il riposo di Dio, nel giorno di sabato, là, nel giardino della creazione, per l'uomo è divenuto il riposo della morte. Dio ha voluto la più bella delle sue creature per poter conversare con lei, e riposare così, nell'intimità della condivisione. Ma tragica è stata la ribellione di Adamo! Tragica, però, non tanto da spegnere la passione del Creatore.
Dio, infatti, dopo aver fatto di tutto per riportare a splendere di bellezza la sua creatura, ha voluto entrare pure in quel riposo tragico, e riposare nel sonno della morte. Per vincerla. Ha sconfitto così anche la paura della morte, che immobilizza l'uomo. Questi si agita frenetico, oggi più di ieri, per scappare da quella stessa morte che, ubriaco di sé, ha scelto rifiutando Dio. Terrorizzato, l'uomo non si accorge di spegnere la vita ancora, di rimanere bloccato in un mulinello di angoscia e di violenza, quando fugge a illudersi di salvarsi da solo. Si diventa anche nemici, gli uni degli altri, perché gli altri divengono una minaccia per la propria vita: ‘ce la potrebbero rubare!', pensiamo, rifugiati nei nostri sepolcri di lusso.
E forse pensiamo che anche Dio voglia rubarci la vita. Lo pensiamo, novelli Adamo, novelle Eve. Ma Dio, invece, si è fermato, un giorno, un sabato...
L'uomo ha provato a fare da solo, e così il riposo dell'incontro, del dialogo, della comunione è divenuto l'inferno della solitudine e dell'isolamento. Ma Dio, pazzo d'amore fin dall'eternità, è sceso anche nel giardino spoglio del nostro riposo, della nostra morte... per riportarlo a germinare, per alzarci e metterci le ali ai piedi!

Di questo ci parla il Vangelo della resurrezione secondo Giovanni. Di ali ai piedi! È tutto una corsa, tutto un movimento!
Prima fra tutti, corre Maria di Magdala, anche lei - la Madre ci perdonerà - novella Eva. Lei, mattiniera come ogni donna amante, lei inquieta nella ferita aperta. La prima corsa sgorga da questo sussulto del cuore ferito. Non capisce granché di ciò che vede, come tra l'altro noi. Ma non si comincia a muoversi quando si ha tutto chiaro. Bisogna fidarsi. C'è una intuizione, una piccola luce che si accende, uno scarto sul previsto: c'è, appunto, l'imprevisto. Forse, quindi, quella pietra davanti al sepolcro non è l'ultima parola, forse la mia disperazione non è tutto... o forse c'è proprio una scossa: Dio, che si è addormentato nel riposo della morte, non permette a Maria e a noi di assopirci nel giaciglio del dolore, della chiusura, del peccato.
Maria di Magdala sente vibrare le note della sveglia, incerte, ma penetranti: e corre!
Corre dalla Chiesa, dalla comunità. Una comunità altrettanto insicura, persino paurosa. Ma è la comunità del Crocifisso! Diventerà la comunità del Risorto grazie all'irruenza di questa donna innamorata. Proprio lei ci mostra che non è opportuno restare asserragliati nella nostra vergogna e nel timore di non essere degni, nella memoria di un peccato che paralizza, nella disperazione di dover essere all'altezza per meritarci la vita e l'amore. Maria va e scuote la Chiesa dalla sua stessa storia ferita, dalla sua fede traballante. La fede cresce correndo per fede.
Così Pietro e Giovanni divengono compagni di corsa. Nessuno nella Chiesa è esentato dai tremori della fede. Corrono i ministri come ogni battezzato, insieme, perché la fede è incontro, e non garanzia assicurativa. Corrono e arrivano, e trovano...
Cosa trovano? Chi trovano? Nessuno! Ecco il paradosso: incontrano un Assente. È la presenza più certa di Dio: la sua indicibile mancanza che abita in noi. Le nostre ansie, le nostre paure, le nostre frenesie sono sete di Vita, e di Vita eterna. Quindi sete di Dio e di resurrezione. È certo: Dio abita la nostra indicibile nostalgia di immortalità! È certo: come Gesù è entrato per amore in questo dolore che dimora in noi, il nostro personalissimo sepolcro, così il Padre non poteva che farlo rialzare e uscire dal riposo per sempre.

Corre, anche Gesù, al nostro incontro, per vivere il vero riposo. Quello della comunione con noi, umanità redenta, comunità nuova, famiglia dei figli di Dio. Giardino tornato a sbocciare.
Giovanni e Pietro siamo noi, nella diversità delle generazioni. Siamo giovani sognatori - siate sognatori, giovani! - che corrono più veloci, ma che poi tremano alle soglie dell'assenza, hanno paura della solitudine. E allora aspettano gli adulti e gli anziani, più miti forse, magari un po' più capaci di entrare dentro il silenzio dell'assenza, perché hanno conosciuto lo sguardo del Crocifisso che perdona. Proprio come Pietro, al canto del gallo.
Ed entriamo allora insieme, come quando i bimbi, presi per mano dai loro genitori, si lasciano indicare il compimento dei loro desideri: lì c'è la gioia, in una tomba vuota per sempre e in una Vita ritornata a splendere di luce, vincendo anche la paura della morte!

 

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