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TESTO Liberate le campane, abbracciate gli alberi, bagnatevi gli occhi

don Angelo Casati  

Domenica di Pasqua (21/04/2019)

Vangelo: Gv 20,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Rimaniamo sempre con il cuore preso da stupore ascoltando i racconti della risurrezione: luci, ombre, silenzi, fessure. E che bello che sia così! O, almeno, è bello che sia così per me, ma penso anche per voi; è bellissimo che sia così. E che non si veda il risorto uscire dalla tomba, che non ci siano suoni di fanfare o convocazioni oceaniche. Ma incontri, attese e stupori. Poi Paolo dirà che "apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta" e noi non vogliamo mettere in dubbio le sue parole, ma a noi sembra bello che i vangeli raccontino questo "a tu per tu".

E i nomi sono tutti qui: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni, le donne che lo seguivano, gli undici e poi Cleopa e il suo compagno di viaggio sulla strada verso Emmaus, e poi quelli della barca dopo una nottata di non pesca sul lago. Tutti qui, tutto qui. Fosse toccato a certi maniaci del miracoloso, avrebbero scelto, per una evento così decisivo, una scenografia ben diversa: e invece no, nessuno che l'abbia visto uscire dalla morte, si trova una tomba aperta, aperta e vuota. La tomba è vuota. E' il rovescio di quello che molti attenderebbero: non l'imponenza, ma la leggerezza. E' il rovescio che ama Dio. C'è molto silenzio.

Perché le cose vere accadono nel silenzio. Se sono vere accadono dentro, nel silenzio della fede, nell'orizzonte di una beatitudine che ascolteremo la prossima domenica, la beatitudine di quelli che "non hanno visto e hanno creduto". Il silenzio, le parole appena sussurrate, il rovescio di Dio. E ancora pensate - è un altro rovescio, rovescio di Dio, Dio fa cose nuove - se avessimo dovuto scegliere noi un ordine di precedenza, secondo il quale Gesù si sarebbe dovuto manifestare, chi avremmo messo al primo posto? Forse uno dei dodici, senz'altro un uomo. Non certo una donna. Nessuna di loro era ammessa a testimoniare.

In quelle prime luci dell'alba c'è una donna, la prima; gli altri poi a catena, ma dietro la sua voce. Veniamo al brano e lasciatemi dire anche quest'anno che la sento sempre come una violazione aver introdotto Maria di Magdala nella stesura liturgica con un versetto che la vede ferma alla tomba vuota, in un'ora imprecisata. E' scritto invece all'inizio del racconto: "Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando ancora era buio". Immagino quanti pensieri inneschi in ciascuno di voi il particolare "quando ancora era buio" e come ognuno di voi la veda uscire sola, e non c'erano luci, e andare di fretta con il cuore in gola là dove avevano deposto il suo Signore e maestro, lui che l'aveva compresa, l'aveva guarita e amata e lei poi a seguirlo.

Ora esce che è buio. Ma era come se per lei non si fosse fatto più giorno da quel tardo pomeriggio del venerdì quando, dopo che l'avevano deposto dalla croce, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo avevano portato il suo alla tomba. E sino alla tomba, lei e le altre donne li avevano seguiti, sino a controllare come veniva deposto. Quasi un controllo d'amore. Poi fecero ritorno a casa a preparare aromi. Da quella sera per lei non si era fatto più giorno. Esce quando ancora era buio. Ecco da dove germoglia la risurrezione. Da un buio. Il buio del grido del Crocifisso, il buio del cuore delle donne, dei discepoli, il buio della morte. Che va presa in tutta la sua drammaticità. Come di porta che si chiude.

Non so se anche a voi questo verbo sia diventato sempre più pesante, più soffocante, quasi insopportabile: "chiudere", chiuso, chiusi. La chiusura, verbo che sa di morte. E quanto buio ancora oggi, vicino e lontano, di giorno e di notte, buio del corpo e buio dell'anima, buio di una città e di un assemblea di popoli. Pensate a quante donne e a quanti uomini, a quanti giovani, a quanti bambini, a quanti vecchi che escono ogni giorno, escono a vivere, con il buio. E con il pianto. E tu? Tu hai sentito singhiozzare?" "Donna perché piangi?" Forse inizia da questa domanda lo stemperarsi, sia pur minimo, del buio. Se qualcuno ti chiede del tuo dolore. Il buio, il buio del cuore che sembra poi lacerarsi quando la voce sussurra il nome: "Maria!". Con quella intonazione della voce che non poteva essere che la sua. Quante intonazioni di voce - pensate - ha l'amore".

Ebbene non è più buio, ma giorno, oggi come quel mattino, se ci sentiamo chiamare per nome: sarà come un inizio di risurrezione. Vorrei dirvi che nella luce di quell'alba è risorta anche Maria Maddalena. E inizia il passa parola, che arriva questa mattina sino a noi. Il passaparola dice che Gesù è risorto. È il vivente. Il buio è stato sconfitto. La morte ferita mortalmente. Filtrano luci.

Ma permettete che oggi chiuda questi miei pensieri ricordando alcuni gesti del passato, destinati forse a scomparire dalla memoria mentre io vorrei come tramandarli, gesti che sino ad alcuni decenni fa avvenivano in alcuni paesi del nostro territorio nella veglia pasquale. Il primo, quello dei chierichetti, che, all'annuncio della risurrezione, correvano nel campanile, si aggrappavano alle corde delle campane, perché, finalmente liberate, cantassero sgolate la risurrezione. E mi viene quasi un invito: "Liberate, liberate le campane, liberate le campane che tacciono in noi. Liberate la vita. In voi!".

E, subito dopo, ecco i chierichetti uscire di corsa dal campanile e andare ad abbracciare gli alberi. Fin lì doveva arrivare con il suo stupore la risurrezione, Arrivare con un abbraccio. E mi nasce un invito: "Liberate gli abbracci. Dite che è pasqua abbracciando. Ditelo con la tenerezza che è risorto" E ancora un gesto nella notte. Il gesto di coloro che, quando ancora era buio, si incamminavano verso una fontana, che dava gorgogliando acqua dai monti e con quell'acqua si bagnavano gli occhi, quasi a dire che pasqua è liberarsi dai pregiudizi, dalle notizie false, da tutti i tentativi di accecarci. Il Signore è risorto, ci ha lavato gli occhi. E noi stiamo con gli occhi aperti, un brivido di luce nei nostri occhi. E' Pasqua. Liberate le campane, abbracciate gli alberi, lavatevi gli occhi, è la Pasqua del Signore.

 

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