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TESTO Commento su Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)   Home Page

Domenica delle Palme (Anno C) (14/04/2019)

Vangelo: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 22,14-23,56

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]

18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Quando partecipiamo all'Eucaristia della Domenica delle Palme, ci avviciniamo in genere alla lettura della Passione di Gesù con quella commozione che deriva dal percepire la distanza esistente tra la nostra accurata attenzione ad evitare fatiche, dolori, disconferme, e l'atteggiamento del Maestro che accetta di essere insultato, oltraggiato, messo in croce per quello che può apparire, ad occhi profani, il più colossale fallimento della storia, a causa di un amore senza confini per ognuno di noi. Viene quasi da considerare inconcepibile un amore di tali dimensioni.
Forse Paolo, scrivendo ai cristiani della comunità di Filippi, con le sue mani callose, ma con il cuore puro come quello di un bambino, aveva colto questa distanza, Rileggiamo insieme questa pagina:
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Si tratta di una pagina straordinaria in cui teologia e antropologia si saldano in un dialogo continuo tra la visione di Dio e la visione dell'essere umano. Provo ad estrarre alcuni stimoli.
Gesù non è solo un modello da imitare da parte di ogni cristiano (e di ogni essere umano). Lo sforzo che soprattutto dobbiamo fare - come singoli, come coppia, come famiglia - è quello di interiorizzare (avere, sentire in noi) gli stessi suoi sentimenti. E quali sono questi suoi sentimenti? Ecco: pur essendo di natura divina (cioè pur essendo Dio) egli considerò questo suo essere Dio come un dono e non come un tesoro geloso (ma sarebbe più corretto dire “una rapina”) e dunque, come dice il testo greco eautòn ekénosen, si annichilò, si annientò, si spogliò, spogliò e privò se stesso, si “svuotò” di questo essere uguale a Dio, potremmo anche dire, “depose il suo IO”. È un passaggio importante, che mette in crisi il fondamento stesso del nostro pensiero, ma soprattutto dei nostri modelli di vita. Infatti, il pensiero occidentale e la modernità si sono costituiti e sviluppati sulla concezione dell'IO come punto di riferimento essenziale: un percorso che porta alla rivalutazione della soggettività. Rivalutare il soggetto non è affatto negativo, a condizione però che egli entri in dialogo fecondo con l'altro. Se manca questa condizione, se ogni altra presenza viene considerata un ostacolo alla propria autorealizzazione, abbiamo come conseguenza un IO centrato su se stesso e capace solo di creare un pensiero autosufficiente. Purtroppo la cultura dell'Occidente avanza lungo sentieri che hanno all'orizzonte una visione dell'individuo come ombelico del mondo e che si poggia non sull'essere ma sull'avere. L'IO finisce col diventare imperialista,, padroneggiante, arrogante.
Gesù (continuiamo a seguire la stupenda lezione paolina) traccia un percorso diametralmente opposto: depone il suo “IO”, non si lascia dominare da esso, assume la condizione di servo. In questo senso, dunque, viene riconosciuto come uomo. Il vero uomo è il servo di tutti (non lo schiavo, servo di un padrone terreno che lo sfrutta), ma il servo, colui cioè che si mette a disposizione degli altri. La condizione vera di ogni uomo e di ogni donna è il servizio; l'essere umano è il “servo” di Dio e - in termini filosofici e laici - il “servo” dell'umanità: ma le due posizioni a ben vedere coincidono, perché nell'Evangelo l'amore di Dio e l'amore del prossimo non sono disgiungibili. L'amore di Dio è l'amore del prossimo, l'amore del prossimo è l'amore di Dio. E Gesù umiliò se stesso (si “incarnò”, cioè, divenne “uomo” e “servo”) fino alla morte e addirittura (“e”, nel testo che abbiamo letto, ma in latino “autem”) fino alla morte di croce, che non è certo la morte che si confà all'uomo, ma è la morte dello schiavo. È una rivoluzione antropologica, ma anche teologica.

Ma c'è un'altra conseguenza vitale importante: se la condizione “ideale” dell'uomo e della donna è quella di “servi”, e se la condizione di “servo” è contraddistinta da una condizione di “limite” (limite di potere, anche di “cultura”, impossibilità di accedere ai beni che si desiderano, fragilità...), si comprende come la tensione verso l'Assoluto sia inattingibile se non attraverso la consapevolezza e l'accettazione di questo limite. Come a dire: solo se saremo “servi” gli uni degli altri, solo in una condizione accettata e costantemente perseguita di servizio, solo accettando la nostra condizione di creaturalità, potremo cogliere l'Assoluto e tendere a lui.
Ci sono coppie e famiglie forse un po' “fuori” della norma, in cui tuttavia l'Assoluto si fa presente perché i loro componenti, magari con grande fatica, sono capaci o almeno tentano - ad imitazione (non sempre e necessariamente consapevole) di Gesù - di vivere questa condizione di servizio reciproco, come possono e come sanno, certo, ma pur sempre fidandosi ed affidandosi a vicenda e scoprendo così a poco a poco la sovrabbondanza del dono. Come continua a dirci papa Francesco, la comunità cristiana non può emarginare queste coppie e queste famiglie, ma deve stare in mezzo a loro, coinvolgerle, scoprire la ricchezza che esse possiedono. Molte volte ci accorgiamo di non avere parole per il dialogo con esse, ed è allora che possiamo - come era solito dire il cardinal Martini - intercedere, cioè proprio “inter - cedere”, camminare in mezzo, che significa incominciare con il vivere insieme con loro, imparando ad apprezzarci a vicenda ancora prima di intraprendere un dialogo esplicito. Se portiamo assieme la croce la fatica si fa meno pesante.

È, a ben vedere, la prospettiva annunciata da Isaia: Il Signore Dio, mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro...(Is 50,5). A qualunque condizione, come Gesù: Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi...(6).E come Simone di Cirene (cf Lc 23,26), il discepolo porta la croce (ogni discepolo porta la sua croce). Pensiamo a quante coppie di fidanzati e di sposi portano sulle spalle la loro croce pesante e spesso, come Gesù, inciampano per strada e cadono, per la stanchezza, il dolore, l'angoscia, la fragilità, l'incapacità di comunicare... Gesù è vicino a queste coppie, Lui che ha provato la fatica del cammino. È vicino ai “malfattori” per i quali si apre una strada di salvezza, e vicina deve essere dunque la comunità cristiana, disposta sempre a fare scelte, anche contro corrente o non comprese, a favore di chi fa più fatica, di chi soffre per situazioni difficili, senza porsi mai su un piano di giudizio, ma neppure di ammirazione o di autocompiacimento per la propria “perfezione”.
La croce non è solo al centro delle letture di questa Domenica delle Palme, è al centro di tutta la nostra vita e della storia. Anzi, è solo partendo da essa che possiamo, a ritroso, ri-leggere e ri-narrare la vicenda di Gesù. Spesso la banalizziamo, la croce di Cristo. Essa non è una croce qualunque, e non sono croci qualunque quelle che ci ingombrano il cammino ai crocicchi delle nostre strade, nei lebbrosari dell'Africa, nelle favelas del Brasile, sotto le bombe sganciate dagli imperialismi d'ogni colore; nei luoghi dove vengono appesi e dimenticati uomini e donne d'ogni fede, di ogni razza, di ogni età; sulle fragili imbarcazioni che si rovesciano nel mare Mediterraneo, in cui annegano bambini, donne uomini in fuga dalle guerre e dalla fame; nelle case dove vivono coppie in crisi, “irregolari”, angosciate...
Per questo la croce non va mai esibita, non va mai trasformata in oggetto di scandalo, come quelle sugli scudi dei soldati di Costantino, o quelle d'oro e tempestate di pietre preziose portate da molti uomini di Chiesa, o da ricche signore esibizioniste. La croce è una cosa seria. È il caso più serio della vita. Perché è su di essa che il Cristo ha avuto il coraggio di gridare:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Perché rimani lontano e non m'aiuti? Perché non ascolti il mio pianto?” (Sal 22,2).

Traccia per la revisione di vita
1) Che cosa suggerisce oggi alla nostra coppia e alla nostra famiglia la “Passione” di Gesù?
2) Siamo disposti in famiglia a portare reciprocamente le nostre croci, con la “pazienza” di Gesù, cioè con la sua disponibilità a “patire-con” noi?
3) Siamo capaci di cogliere il mare di sofferenza, di fatica e di angoscia che è attorno a noi e a rinunciare ai nostri atteggiamenti superficiali e giudicanti?
4) Sappiamo ricostruire e rileggere a partire dalle croci disseminate lungo il nostro cammino, tutta la nostra storia e la storia di chi ci sta accanto?

Luigi Ghia- Direttore di Famiglia Domani

 

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