PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Es 3,1-8.13-15; Sal 102; 1Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

III Domenica di Quaresima (Anno C) (24/03/2019)

Vangelo: Es 3,1-8.13-15; Sal 102; 1Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

La liturgia di domenica scorsa ci ha presentato oltre la chiamata di Abramo da parte di Dio ad essere il capostipite del popolo eletto e di tutti i credenti, l'emozionante pagina di vangelo della trasfigurazione di Gesù.
In compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, Gesù sale sul monte e qui avviene la visione della sua trasfigurazione, lo vedono in bianche vesti che conversa con Mosè e con Elia, simboli rispettivamente della legge e dei profeti, parlano dell'esodo che attende il Cristo a Gerusalemme.
Per Pietro sarebbe bello stare per sempre sul monte con il Signore, ma dalla nube la voce di Dio dice: “Questi è il Figlio mio, l'amato, in lui ho posto il mio compiacimento, ascoltatelo”. Questa manifestazione di Gesù ci annuncia che il nuovo tempo, quello della salvezza, è venuto per tutta l'umanità attraverso la gloriosa risurrezione del Cristo, che avverrà solo per mezzo della sua passione e della sua morte di croce.

Nella liturgia di questa terza domenica di quaresima ci viene ricordata la vocazione di Mosè, che chiede al Signore il suo nome. Dio si manifesta a Mosè e lo invia a liberare il suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto. Dio si rivela essere un Dio che si prende cura del suo popolo, ha pietà delle sofferenze degli Israeliti, è un Dio presente, vivo che vuole il bene dell'uomo.
Gesù, di fronte a tutte le disgrazie che gli vengono raccontate, invita alla conversione del cuore, perché il regno di Dio è vicino.
Dio è paziente e perdona ed aspetta l'uomo, ma è l'uomo che ha un tempo limitato per convertirsi.

Nella prima lettura tratta dal libro dell'Esodo, ci viene raccontato l'episodio della vocazione di Mosè.
Mosè, pascolando il gregge del suocero Letro, sacerdote di Madian, conduceva il bestiame sino al monte Oreb, dove gli apparve un angelo, che attraversò il roveto ardente che, però, non bruciava.
Mosè si avvicinò per guardare, ma il Signore lo fermò chiamandolo: ”Mosè, Mosè” e Mosè rispose: ”Eccomi”, il Signore riprese: “Non avvicinarti oltre, togliti i sandali dai piedi perché il luogo dove tu stai è luogo santo, Io sono il Dio di tuo padre, di Abramo, di Isacco, di Giacobbe”. Il Signore continuò: “Ho visto le sofferenze del mio popolo in Egitto e sono sceso per condurlo verso una terra bella, spaziosa, dove scorre latte e miele”. Mosè preoccupato per cosa doveva dire al popolo chiese al Signore quale fosse il suo nome e il Signore rispose: “Io sono colui che sono, e dirai agli Israeliti che: Io sono mi ha mandato a voi e questo sarà il nome con cui dovrò essere ricordato per sempre di generazione in generazione”.
Il Signore è vicino al suo popolo, vede la sua situazione e vuole intervenire per salvarlo, e sceglie allora Mosè per condurlo fuori dalla terra di Egitto.
Manda Mosè dal faraone e gli comanda di condurre il suo popolo verso la terra promessa.
Dio comprende le debolezze degli uomini, viene in loro aiuto, ci pensa lui, ma perché si compia la sua volontà ha bisogno dell'uomo, lo chiama a collaborare con lui, sceglie qualcuno e lo invia a fare ciò che ha predisposto per la salvezza di tutti.
Mosè si avvicina al roveto per guardare, ma Dio ha predisposto per lui una grande missione e la sua vocazione diventa quella di inviato di Dio.
Mosè ha risposto alla chiamata del Signore con un “Eccomi”; nei momenti di preghiera o di meditazione della nostra vita il Signore ci parla, ma noi siamo pronti ad ascoltare la sua voce o ne abbiamo paura? Dio ci parla nel silenzio della nostra anima.

Con il ritornello del salmo responsoriale: ”Il Signore ha pietà del suo popolo” gli israeliti si sentono veramente sostenuti ed abbracciati dal Signore che ha pietà di loro. Anche noi oggi dovremmo essere felici, perché il Signore ci sostiene e ci abbraccia, i cristiani sono, infatti, il suo popolo.
Nei versetti tratti dal salmo102/103 il popolo ricorda di benedire il Signore per tutto ciò che gli ha dato, egli perdona, guarisce, salva la vita, circonda tutti di bontà e misericordia.
Il Signore agisce con giustizia, ha fatto conoscere a Mosè le sue vie, e le sue opere ai figli di Israele, il Signore è grande nell'amore, lento all'ira, e la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

Nella seconda lettura tratta dalla prima lettera ai Corinzi, l'apostolo Paolo chiede ai cristiani come rispondono al Signore per i tanti doni che hanno ricevuto nella propria vita.
La storia di Israele, scritta quale esempio per noi, ci insegna che tutti passarono il mare, ma quelli non graditi a Dio furono sterminati nel deserto, anche se avevano bevuto la stessa bevanda spirituale, l'acqua che scaturiva dalla roccia cioè dal Cristo. Tutti questi fatti sono arrivati a noi perché comprendessimo di non desiderare cose cattive, ma solo cose buone per noi e per la nostra vita.
Lo ricorda agli abitanti di Corinto che credevano di essere salvi perché erano assidui nel frequentare i sacramenti; infatti i sacramenti sono importanti perché aiutano l'uomo a non cadere in tentazione, ad essere saldi nella fede, a non essere ipocriti, ma, per arrivare alla salvezza, è necessario essere disponibili, ogni giorno, a fare la volontà del Signore, disponibili a fare quello che Dio vuole per noi per la nostra salvezza. Ci esorta a star attenti a non cadere, anche se a noi sembra di essere saldi.

L'Apostolo Luca ci propone la parabola del fico verdeggiante, pieno di foglie, ma che non dà frutti. Gesù ci esorta a “convertirci”, ma la conversione deve essere vera, profonda e duratura, solo così può essere un aiuto per la nostra vita spirituale.
Gesù, a quelli che gli riferirono il fatto di quei galilei sacrificati da Pilato insieme ai sacrifici che essi facevano, disse: “Credete che quei galilei fossero più peccatori degli altri? No, ed io vi dico ancora che se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo e così pure le persone che morirono sotto la torre non erano più peccatori degli abitanti di Gerusalemme”.
Raccontò ancora la parabola dell'albero di fico che non dava frutti; dopo tre anni il padrone disse al vignaiuolo di tagliarlo. Il vignaiuolo propose di accudirlo ancora per un anno e, se poi non farà ancora frutti, lo taglierà.
Dobbiamo qui ricordare che gli alberi di fico e, particolarmente le vigne, avevano per gli ebrei un significato particolare ed importantissimo; infatti, erano il segno del loro insediamento nella terra promessa e loro stessi erano la vigna di Dio.
Naturale per il padrone del fico la delusione perché l'albero non produce frutti; il Signore attende dall'uomo una risposta che non perviene ed è allora giunto il tempo di parlare chiaro: ciò che non dà frutti si taglia.
Il vignaiuolo intercede per quell'albero, per l'uomo intercede il Cristo, venuto e mandato proprio dal Padre per salvarlo.
Cristo intercede sempre e costantemente per ciascuno di noi nei confronti del Padre, non si stanca mai, ci sta vicino, ci accompagna nel cammino terreno per giungere salvi alla meta finale.
L'uomo nei confronti di Dio manifesta spesso sentimenti negativi, come aridità, infedeltà, mancanza di fede, incoerenza, poca preghiera, ma Dio ha fiducia nell'uomo, lo attende sempre, sa come è fatto; per questo motivo non si stanca di aspettare che senta la sua voce e che, attraverso il Cristo, scelga la strada verso di lui. Dio aspetta per sempre, l'uomo deve ricordare che ha per convertirsi un tempo limitato alla sua vita terrena: deve sbrigarsi!

Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Mosè alla chiamata del Signore risponde: “Eccomi”, noi cosa rispondiamo al Signore quando ci chiama?
- Il canto liturgico recita: “Eccomi Signore, io vengo si compia in me la tua volontà”. Siamo pronti a fare ogni giorno quello che il Signore vuole da noi?
- Ringraziamo il Signore per tutti i molteplici doni che ci ha dati?
- I sacramenti sono importanti per la nostra vita di cristiani, ma Paolo ci ricorda che non bastano per una vera vita alla sequela di Cristo: ne siamo consapevoli?
- La parabola del fico che non dà frutti deve farci comprendere che il tempo della nostra vita è limitato, dobbiamo pertanto essere vigili per ascoltare la voce del Signore che ci parla. Ci mettiamo in ascolto?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

Ricerca avanzata  (53996 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: