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TESTO Commento su Luca 22,14-23,56

don Walter Magni  

Domenica delle Palme (14/04/2019)

Vangelo: Lc 22,14-23,56 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 11,55-12,11

55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 57Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.

1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». 6Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

9Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Sei giorni prima della Pasqua ebraica Gesù si reca a Betania, in casa di amici; il mattino seguente raggiunge in fretta le porte di Gerusalemme. Viene riconosciuto dalla gente che subito improvvisa la scena di un ingresso trionfale. Gesù sale su un asinello e, acclamato come un re, entra silenzioso nella Città santa. Così, la liturgia della Domenica delle palme, facendo memoria di due episodi evangelici concomitanti, ci introduce a celebrare il mistero della Pasqua del Signore.

Il silenzio di Lazzaro
Tutto inizia con una cena tra amici. Come se, per inoltrarSi nei giorni della Sua passione, Gesù sentisse la necessità di un po' di pace, di intimità famigliare con chi Lo può capire, con chi desidera condividere con Lui il peso di ciò che sta per capitare. Come volesse consegnare anzitutto a loro quel presentimento di cattura e di morte che ormai si respira nell'aria. Forse Marta per prima se ne accorge, appena vede Gesù comparire sulla soglia di casa col volto un po' pensoso. Lo accoglie premurosa e per Lui subito improvvisa una cena. Ignara che proprio quel semplice gesto di affetto accogliente semplicemente prefigura quanto Gesù, di lì a pochi giorni, nell'imminenza della Pasqua, ripeterà ai Suoi. Come volendo consolarli prima di entrare nel silenzio della morte. Attorno a Lui in quella casa accorrono tanti amici, Suoi e di Lazzaro che aveva da poco risuscitato. Tanto Marta è affaccendata e tanto farà anche Maria, quanto Lazzaro semplicemente tace. Come fosse preso anzitutto lui da un mistero profondo, potendo osservare trasognato ciò che sta davvero capitando. Intuendo forse la bellezza di sentire d'essere accanto a Gesù che aveva desiderato rivederlo ancora in vita. Viene un momento nel quale Gesù ti è accanto senza dire una parola, ma la grazia della Sua presenza la senti nell'aria, nella vita che ti pulsa dentro. Viene il momento - ed è già questo - nel quale gli eventi che si susseguono racchiudono un mistero che non si lascia misurare. Solo accogli ciò che avviene in un silenzio. Come lo stesso gesto di Maria, che senza dir nulla avanza verso Gesù.

Il gesto eccedente di Maria
Non ci sono parole, solo fatti e gesti precisi: “Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo”. L'amore che conta non ammette teorie o spiegazioni articolate. Solo puoi amare se ti è dato e il vaniloquio di chi parla senza sapere semplicemente svanisce. Giuda per primo, infatti, rompe il silenzio carico di mistero che s'era creato, tentando di sostenere la tesi di un pauperismo alternativo all'amore: “Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?”. È sin troppo facile assistere anche oggi al triste spettacolo di tante parole evangeliche in libertà, disancorate dall'amore, in caduta libera. Si parla di perdono e subito sembra perdonismo a buon mercato. Si sbandiera la misericordia e subito qualcuno la oppone alla giustizia, quella vera, che tutti dovremmo applicare, ma invece scivola via, scomparendo dalla vista di tutti. Parole abusate che spesso coprono la nostra inettitudine, l'incapacità soprattutto a saper stare adoranti davanti al mistero di chi semplicemente ama consumandosi, senza calcoli, senza misura. Altro sono le parole che risuonando alte sembrano riscuotere attenzione; altro è il profumo di un gesto, come quello che Maria decide di imprimere sul corpo di Gesù. Come l'amore che è appagato semplicemente dal gesto solo si vede se lo si vuol vedere. Cosi Maria agisce e si comporta senza ostentare alcuna spiegazione. Semplicemente appagata dal sapere che Gesù la sta guardando.

Sentire il Suo profumo
E Maria compie ancora un gesto eloquente e senza misura, rompendo quel vasetto di profumo prezioso, versandolo tutto su Gesù. Come la vedova povera del Vangelo, che nel tesoro del Tempio getta tutto quello che aveva per vivere (Lc 21,1-4). Va rotto lo schema dell'accumulo e dell'accatastamento. Cominciando a versare, senza trattenere, ingabbiando l'amore dentro schemi che non salvano nessuno. Va rotto il moralismo che mortifica il gusto di un gesto sincero. Che frena l'entusiasmo, che mortifica il coraggio, togliendo slancio a chi ancora vorrebbe abbracciare. Porgendo la mano al nemico, regalando uno sguardo sincero, un sorriso. Offrendo anche solo una carezza, un gesto di accoglienza a chi ancora lo invoca. Rinasca la tenerezza nei giorni nei quali il Suo dono diventa smisurato, persino eccedente. Teniamo “fisso lo sguardo su Gesù”, come anche ci suggerisce la lettera agli Ebrei. Che lo stupore non tema il pianto davanti all'amore esagerato di Colui che “avendo amato i suoi li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Se staremo caparbiamente davanti al Suo gesto, sentiremo ancora il Suo profumo. Come quella sera nella casa di Betania. Anche Gesù, consolato dal gesto affettuoso di Maria e sentendoSi amato Si sarà abbandonato con più slancio alla volontà del Padre Suo. Così, senza indugio, il mattino seguente sarà accorso là dove ancora tanta gente Lo attendeva. Gesù, per dare compimento al Suo destino di passione e di morte, nella pienezza della Sua Pasqua di morte e di resurrezione.

 

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