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TESTO Domenica di Lazzaro

don Walter Magni  

V domenica di Quaresima (anno C) (07/04/2019)

Vangelo: Gv 11,1-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.

47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Cos'è la resurrezione? Cosa significa risorgere? Anche Paolo, mentre si trovava all'Aeropago di Atene a parlare di Gesù morto e risorto, s'era sentito dire con supponenza che su questo argomento l'avrebbero ascoltato un'altra volta (At 17,32) Gesù che fa risorgere l'amico Lazzaro è la risposta più chiara alle nostre domande, giungendo a esprimere più di quanto le nostre parole saprebbero dire, perché solo l'amore riesce ad andare oltre la morte.

L'orizzonte degli affetti
L'orizzonte nel quale avviene il segno della resurrezione di Lazzaro è quello dell'amicizia e degli affetti familiari. Come se proprio questo fosse il contesto più adatto nel quale la vita di un uomo può tornare a rifiorire, dopo aver sperimentato la dura legge della morte. Gesù ci porta a Betania, appena fuori Gerusalemme, un villaggio dove SI rifugiava volentieri. In casa di amici con i quali stava bene, ascoltando qualche confidenza o una battuta sorridendo. Non si capisce cos'è la resurrezione se non ci si lascia avvolgere da questa atmosfera familiare, dove l'amicizia si rinsalda e rivive. Cominciano così le due sorelle che mandano a dire a Gesù: “colui che tu ami è malato”. E Giovanni commentando annota appunto che “Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro”. Poi è la volta di Gesù che dichiara ai Suoi: “il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. All'ingresso del villaggio tornano in scena le due sorelle che con tono accorato, una dopo l'altra, ripetono al Maestro: certo se tu fossi stato qui Lazzaro non sarebbe morto. A questo punto Gesù, vedendo piangere Maria e i Giudei con lei, Si commuove pure Lui, profondamente. Al punto che i presenti dicono: “come l'amava!”. Se si vuole anche solo intuire il senso evangelico della resurrezione di Lazzaro non si può prescindere dall'orizzonte del cuore, col susseguirsi talvolta tumultuoso dei sui sentimenti. Gesù, che anche così ama confonderSi con questa nostra umanità, non ha proprio nulla da spartire con certe espressioni anaffettive e asettiche della fede che spesso è divulgata e predicata.

L'esperienza del pianto
E non bastando il contesto affettivo, il senso evangelico della resurrezione ci viene spiegato anche dalla forte esperienza di pianto che percorre l'intero racconto. Gesù ci accompagna lungo i nostri giorni, senza temere di raccogliere anche i tratti più drammatici e prostrati della nostra umanità. Soprattutto quel pianto che scaturisce d'istinto e senza freni davanti alla morte di una persona cara. Piangono anzitutto le due sorelle, pur dichiarando di confidare ancora nel Maestro. Poi piangono i Giudei, che s'erano stretti attorno a loro. Infine, piange anche Gesù. E la descrizione che ne fa l'Evangelista va riascoltata. Quasi volesse rinvenire qualcosa in quel pianto, una notizia buona, un evangelo. Capace di confonde ancora i nostri ragionamenti, creando un ordine nuovo ai nostri pensieri: “Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: ‘Dove lo avete posto?'. Gli dissero: ‘Signore, vieni a vedere! Gesù scoppiò in pianto”. Gesù piange con noi perché non teme il pianto; sa di poterlo vincere condividendolo. Trasformandolo in un segno, in un trampolino di speranza. Come con Maria di Magdala il mattino di Pasqua, quando le chiede: “perché piangi? Chi cerchi? (Gv 20,15). L'evangelo della resurrezione, non potrà più prescindere dal pianto di Gesù. Pianto di condivisione, pianto che trasforma, pianto che apre a una speranza di vita piena dopo la morte. Così, presi per mano da Gesù, la vita fiaccata dalla morte, ritrova una fessura che subito ti inonda di luce.

“Io sono la resurrezione...”
Una domanda resta ancora: perché Gesù riporta l'amico Lazzaro in vita? Qual è la ragione ultima del segno grande della resurrezione? Altra risposta non c'è che l'amore! Gesù risuscita Lazzaro semplicemente per amore, per amore soltanto. Per quanto ci si sforzi di dare una spiegazione capace di acquietare l'intelligenza con tutti i suoi pensieri davanti all'esperienza della morte, la conclusione potrebbe essere che spesso, “parlare di risurrezione agli uomini è come parlare di farfalle ai bruchi” (Ferrero). Il dialogo sulla resurrezione che Marta avvia con Gesù al cuore di questo episodio rimane particolarmente significativo: “Gesù le disse: ‘Tuo fratello risorgerà'. Gli rispose Marta: ‘So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno'. Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà...Credi questo?”. Il senso della resurrezione, la certezza che dopo la morte ancora qualcosa vive e che la morte non è l'ultima parola detta sulla nostra vita, sta tutto nel credere che la resurrezione non è semplicemente un fatto straordinario e miracoloso che va oltre le categorie dell'intelligenza. La resurrezione secondo il Vangelo è semplicemente il risultato, la conclusione di un incontro, di una relazione che cominciata con Lui non finisce più. Come se Gesù dicesse a Lazzaro e a ciascuno di noi: sono io la resurrezione “io sono la resurrezione e la vita”. Ai cristiani un'idea o un ragionamento non è mai bastato e non basta più. Si compromettono, come ci ha insegnato Gesù solo su una relazione carica d'amore, fidandosi perdutamente anzitutto di Lui.

 

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