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TESTO Commento su Matteo 10,1-7

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Mercoledì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (09/07/2003)

Vangelo: Mt 10,1-7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Gesù, chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e infermità. Questi dodici Gesù li inviò dopo averli istruiti: "...strada facendo, - disse - predicate che il regno dei cieli è vicino".

Come vivere questa Parola?

Inviando i Dodici "alle pecore perdute della casa d'Israele", Gesù affida loro un messaggio: "Il regno dei cieli è vicino".

Il regno è Gesù stesso, "semplicemente la sua persona" (Schniewind), che rende presente nel tempo e già in fase di realizzazione la sovranità di Dio. Decidersi per il regno non è volontarismo rigoroso ma gioia traboccante di fronte all'infinita bellezza del dono ricevuto. Dio ci viene incontro come un bambino, e noi lo accogliamo con cuore puro, sottraendoci alla tentazione del calcolo e agli arzigogoli dell'ego. E' Lui che prende l'iniziativa e spazza via malattie e infermità che impediscono di seguirlo. Cosicché ogni schiavitù redenta diventa pure il santuario della Sua misericordia e nostra guarigione interiore piena e totale: segno chiaro della Sua potenza in atto nella nostra vita. Dove arriva il regno di Dio c'è una semina di consolazione e di speranza che richiede dall'humus che l'accoglie, cioè il cuore, pazienza e fiducia: "che tu dorma o vegli, di notte o di giorno, - ci assicura Gesù - il seme germoglia e cresce". Potessimo esserne vitalmente convinti fino a sfidare con audacia la fragilità della nostra piccola storia dando credito a Dio senza riserve! Certo, Dio è gratuità tenerissima e grazia dirompente, ma è impegno nostro essere terra accogliente, terra buona affinché la libera condiscendenza di Dio intercetti la nostra umile docilità. E' insomma quel "sì" a quel "chiamati a sé" di cui parla il vangelo odierno.

Oggi più che mai, nel mio rientro al cuore, mi lascerò attirare da Gesù che mi ha chiamato a sé lasciando segni profondi di alleanza nuziale nella mia vita. Fiducioso e paziente, percependomi anch'io in qualche modo "una pecora perduta" o per lo meno 'distratta' da mille altre attrazioni, attenderò che la Sua Parola mi provochi ancora rendendo viva in me la speranza del suo regno. Questa la mia preghiera:

Scendi nella terra del mio cuore, Signore, bagnala con la pioggia della tua Parola e spiana le zolle della mia riluttanza affinché sappia accogliere il tuo regno esultando di gioia riconoscente dinanzi alla tua traboccante gratuità.

La voce di un Profeta dei nostri tempi

Viviamo solo per imparare a vivere nell'amore senza limiti. Aiutiamoci gli uni gli altri fino al termine di questo cammino. Da soli, come potremmo farlo?
Abbé Pierre

 

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