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TESTO Commento su Luca 13,1-9

fr. Massimo Rossi  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno C) (31/03/2019)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-3.11-32

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

La parabola del “Padre misericordioso”, già nota come “del figliol prodigo” mette l'accento su una questione che agita molte famiglie; oggi il Vangelo infila il coltello nella piaga delle successioni, dei diritti e delle pretese dei figli in questioni di eredità...

Se volessimo stilare una statistica, nel 90% dei casi, la radice del risentimento, il motivo del rancore è proprio un contenzioso ereditario; e anche quando non si arriva in tribunale - e la maggior parte dei casi non finisce sul tavolo del giudice - le liti per la successione spaccano le famiglie, compromettendo per sempre i rapporti tra fratelli...

La scelta di questo padre di liquidare il figlio minore, assecondando le sue pretese, rappresenta una soluzione interessante; un genitore che voglia evitare litigi tra i figli, dopo la propria morte, può decidere di affrontare la questione della successione in vita, contribuendo così di persona alla salvaguardia dell'unità e della pace familiare...

Senonché, il figlio minore si rivela egoista, scriteriato e incosciente... il classico figlio-di-papà; e come spesso capita ai figli-di-papà, quando ereditano una fortuna, il denaro dà alla testa, fa perdere il ben dell'intelletto e in pochi mesi l'intero patrimonio evapora.

È giocoforza, che, finiti gli sghei, finiti i soldi, il frescone si vide obbligato a tornare a Canossa, col cappello in mano... E sia! Non voglio dubitare della buonafede del ragazzo - almeno non del tutto!... -. È tuttavia un fatto evidente che, a piegare il figlio prodigo a più miti consigli, fu un destino crudele, il quale, sappiamo, non guarda in faccia nessuno.

L'indigenza è umiliante: non avere niente da mangiare, dipendere da un padrone prepotente e violento... Lo sanno bene quelle migliaia di profughi ridotti in schiavitù, condannati ai lavori forzati nelle piantagioni di pomodori, con un salario da fame, senza contratto, né contributi, vittime del caporalato, privi di qualsiasi tutela giuridica e sociale...

Non vi sembri una divagazione strumentale, o gratuita: il Vangelo ci dice che quel ragazzo era migrato in un paese lontano. Dunque, la causa del lavoro nero c'entra, eccome se c'entra!

Ma il protagonista della parabola non è il figlio prodigo - ecco il perché del nuovo titolo -; il vero protagonista è il padre. Non a caso il racconto segue altre due pericopi brevi, rispettivamente della pecora smarrita e della moneta perduta; le tre parabole sottolineano la misericordia e la magnanimità di un pastore, di una casalinga e di un papà.

San Luca ama stabilire curiose relazione tra verbi: in questo caso, perdere/ritrovare e morire/tornare in vita. Inevitabile il riferimento alla morte e risurrezione del Signore, un riferimento già insinuato nell'episodio della perdita e ritrovamento nel Tempio di Gesù dodicenne (cfr. 2,31ss.).

Il tema del perdono è trattato in modo del tutto nuovo, talmente nuovo che lascia spiazzati...
Il perdono è una festa!

Nella mente e nel cuore dello scrittore ispirato non c'è più traccia di dolore, vergogna, orgoglio ferito,... che si respiravano invece in alcune pagine dell'Antico Testamento.

E invece, fatica, dolore, vergogna ancora scoraggiano molti fedeli dall'accostarsi al confessionale, per celebrare in forma sacramentale, cioè efficace, il perdono di Dio; sottolineo, “efficace”, non per volontà della Chiesa, ma per esplicita volontà di Cristo.

Nel Vangelo, il Signore istituì direttamente 3 sacramenti: battesimo, eucaristia e riconciliazione.

L'ordinazione sacerdotale discende dal potere di consacrare il pane e il vino, (dal potere) di rimettere i peccati, e dal mandato a battezzare, riservati agli apostoli e ai loro successori.

La confermazione/cresima si deduce dal racconto del battesimo ricevuto da Gesù presso il Giordano. Per la confermazione è fondamentale il racconto della Pentecoste che troviamo negli Atti degli Apostoli (cap.2). Sul matrimonio in quanto indissolubile, Gesù parla in occasione della questione-divorzio (cfr. Mc10,1-12). Quanto all'unzione dei malati - l'antica estrema unzione - il testo fondamentale è la Lettera di Giacomo (cfr.: Gc 5,13ss).

Ho pensato di utilizzare gli ultimi istanti a disposizione per sottolineare ancora la novità della prospettiva sulla riconciliazione, inaugurata dal Vangelo. Pensate al comportamento del padre, così diverso da come se l'aspettava il ragazzo: costui aveva in testa il suo errore, soltanto il suo errore, un errore gravissimo, un errore irreparabile... Non si attendeva alcuna misericordia... disposto addirittura a rinunciare al rango di figlio. Si sarebbe accontentato del salario dello schiavo: una razione di cibo e un giaciglio, le cose che in quel momento gli mancavano.

Le cose che mancano, “il bicchiere mezzo vuoto”... non era sufficiente il disprezzo di sé, la certezza straziante di avere fallito tutta una vita... Come se un errore, ancorché grave, avesse la forza di compromettere non solo la vita futura, ma anche quella passata, rappresentata appunto dalla discendenza filiale.

Sia chiaro che nessun peccato è tanto grave da compromettere irrimediabilmente la vita presente e soprattutto quella futura.

Laddove c'è pentimento sincero, il perdono di Dio guarisce! Sempre!

Tempo scaduto: non ho parlato del figlio maggiore... anche lui aveva molto da farsi perdonare!

Non ci è dato sapere se, alla fine, si arrese anche lui all'amore del padre ed entrò a celebrare la festa del perdono...

Beh, se questa, come sembra, è una storia a lieto fine, la mia speranza è che lieto fine sia per tutti!

 

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