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TESTO Commento su Luca 13,1-9

fr. Massimo Rossi  

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III Domenica di Quaresima (Anno C) (24/03/2019)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

La conclusione del Vangelo di oggi può essere interpretata in chiave positiva: abbiamo ancora tempo, un'altra, nuova occasione per lavorare su noi stessi e convertirci.

Ma (la sentenza) si può interpretare anche in senso non proprio positivo: il tempo sta per scadere, questa è l'ultima possibilità a nostra disposizione...
...Tanto nessuno ci crede, che sia l'ultima!

La quaresima ritornerà il prossimo anno, e quello dopo, e quello dopo ancora... Ci abbiamo fatto l'abitudine... le ceneri sul capo, la lettura della Passione, la via crucis per le strade del quartiere, e poi i proponimenti, i fioretti,... niente di nuovo. Un po' come quando la mamma provava a terrorizzarci con minacce del tipo: “...Stasera lo dico a papà!”, o: “è l'ultima volta che te la lascio passare!...”. Conosciamo bene come andava a finire... che la mamma, a papà, non lo diceva... o, se glielo diceva, papà era talmente stanco, che lasciava correre... Nella peggiore delle ipotesi, ce la cavavamo con una romanzina, la solita, la sapevamo a memoria,... senza altre conseguenze.

È mai cambiato qualcosa? Cambierà qualcosa, quest'anno?... Parlo per me, prima che per voi!

Mi piacerebbe essere smentito... è vero che la storia può cambiare... tutto è possibile.
Tuttavia dubito che (la storia) cambierà.

E poi... è dal Medioevo che la Chiesa usa la strategia del terrore! Il “Dies iræ”... le fiamme dell'inferno, la legge del contrappasso, i terrori della Divina Commedia,... 1000 anni fa, funzionava alla grande: generazioni e generazioni di uomini e donne d'ogni classe sociale, paralizzati dalla paura della morte eterna, facevano celebrare centinaia, migliaia di Messe di suffragio, per acquistarsi il paradiso, per ottenere sconti sui secoli da trascorrere in purgatorio... secoli? e come si faceva, come si fa a computare il tempo nell'aldilà, dove il tempo non c'è? mah! Non svegliamo il can che dorme. Anche l'arte si era occupata della questione: la Messa da Requiem, le riproduzioni su affresco o su tela della danza macabra, ove gli scheletri si alternavano a giovani fanciulle e aitanti giovinotti, danzando in cerchio... Per non parlare dei mausolei e gruppi statuari funebri, pieni di teschi, falci e altre simili amenità.

Al Concilio di Trento si discusse a lungo se per meritare la salvezza fosse necessario il pentimento perfetto - contrizione - o bastasse quello imperfetto - attrizione - pentimento per paura della dannazione eterna. I Padri riuniti a Trento decisero - bontà loro! - che fosse sufficiente l'attrizione... l'essenziale era pentirsi; se per paura o per amore, importava poco.

Oggi la Chiesa ha abbandonato le strategie intimidatorie - almeno dovrebbe... il condizionale è d'obbligo! - per concentrarsi sul valore divino della misericordia.

In verità mettiamo ancora facilmente - troppo facilmente, a mio avviso! - dei bemolle alla misericordia di Dio... mantenendo una lista - lunga o corta importa poco; il grave è che la lista c'è! - di casi in cui il perdono non si può dare. Del resto, quando il Signore, consegnò a Simon Pietro il cosiddetto “potere delle chiavi”, dichiarò: “A te darò le chiavi del Regno: tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche in Cielo; e tutto ciò che legherai sulla terra, resterà legato anche in Cielo” (cfr. Mt 16,13-20).

Veniamo al Vangelo: il racconto riporta due fatti di cronaca nera, accaduti ai tempi di Gesù: un tumulto di popolo sedato nel sangue dalla polizia, e un gravissimo infortunio sul lavoro accaduto a degli operai di un cantiere edile. Conosciamo bene episodi come questi; i quotidiani purtroppo ne riportano spesso, con tanto di foto.

Il senso del discorso di Gesù non attiene tanto alla punizione divina, ma al fatto che sotto il sole siamo tutti uguali!

Nessuno può vantare meriti e privilegi rispetto agli altri, e nessuno può essere giudicato peggiore degli altri. Ciascuno può cadere vittima, che so, di un incidente stradale, o sul lavoro, di una malattia grave, o addirittura mortale,... insomma, di una tragedia che può costargli la vita; e in tutto questo la volontà di Dio non c'entra. C'entra invece il fatto che una creatura che vive sulla terra non è infallibile, non è immortale, non è infinita, e neppure onnipotente. Queste sono prerogative di Dio, non delle creature. E noi siamo tutti creature.

Al tempo stesso, il dovere di dare il meglio di noi sempre, comunque e con chiunque, resta il denominatore comune di ogni vocazione cristiana. Parlo del meglio possibile, non della perfezione assoluta, che, anche questa, fa parte delle prerogative di Dio.

La chiusa del Vangelo è un modo per ricordarci che il tempo a nostra disposizione ha un termine, una scadenza. A prescindere da ciò che ci accadrà dopo la morte, se in questa vita avremo vissuto al di sotto delle nostre effettive potenzialità, avremo perso l'unica occasione per dare il meglio di noi. Vi sembra poco?

Mi sembra importante sottolinearlo, perché l'unica occasione per esercitare la volontà, operando delle scelte importanti e definitive, è questa vita terrena.

Nella vita eterna, la libertà e la volontà non saranno più necessarie, così come la fede e la speranza.

Resterà solo l'amore: Amore di Dio per noi, e amore nostro per Dio.

La vita è una cosa bella, la più bella! e vale la pena viverla fino in fondo a pieno regime, e non a marcia ridotta.

Questa è la straordinaria lezione che ci portiamo a casa dalla lettura del Vangelo di oggi.

Dunque, al lavoro! Bando alla pigrizia, ma anche all'ansia da prestazione!

Il mestiere di vivere è un'arte che tutti possiamo imparare...
E se possiamo, allora dobbiamo!

 

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