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TESTO Commento su Matteo 6,1-6.16-18

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Mercoledì delle Ceneri (06/03/2019)

Vangelo: Mt 6,1-6.16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. 2Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

5E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

16E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Il Padre. La parola di Gesù, in quaresima, svela l'entrata nel rapporto col Padre; un rapporto intenso e vero che coinvolge “la nostra giustizia”, il luogo “segreto” della preghiera e del digiuno, insieme ai modi della carità credibile. Anche le parole nel capitolo precedente di Matteo (la povertà di spirito, la piccolezza, la purezza di cuore, la mitezza, l'amore per i nemici, la fedeltà alle nozze, ecc.) portano all'unione piena con il Padre. Il Padre vede, come vede Gesù, persino il gesto nascosto della povera vedova che getta nel tesoro del tempio la sola monetina che possiede.

È forte la tentazione di somigliare a quelli che non credono in Dio. Si vince custodendo la diversità dello specifico cristiano, il dono di essere simili a Gesù di Nazareth. L'appello a praticare la giustizia ha poco a che fare con le aule di tribunale perché è molto più che la sola obbedienza ad un precetto; è la bellezza della vita secondo Dio, mite davanti alla sua volontà e in ricerca continua della comunione con Dio e con il prossimo. Nulla a che vedere con le tecniche dell'ipocrita che riduce tutto a spettacolo e rappresentazione. Vale per le persone come per l'uso distorto e ideologico dei mezzi della comunicazione quando a prevalere è l'assoluto dello share, la percentuale sul totale.

L'elemosina non è uno spettacolo che termina con l'applauso, ma con il rapporto fraterno e nella relazione con il Padre: l'elemosina è una via di fraternità.

Così la preghiera di natura sua è distante dai luoghi in vista e rifiuta le pubbliche esposizioni, perché è colloquio intimo, segreto perché prezioso; anch'essa relazione d'amore.

Anche il digiuno chiesto da Gesù è molto diverso da quello delle spiritualità orientali, dove viene valutato come segno di capacità a vincere il bisogno di nutrirsi. Per il Signore il digiuno è segno di conversione perché il morso della fame volontaria ci fa capire che non di solo pane vive l'uomo. Questo digiuno è consapevolezza di operare con giustizia e porta a spartire i propri beni con i poveri.

La segretezza della preghiera, dell'elemosina e del digiuno non è assoluta. Se gli uomini non devono neppure sospettarlo (da qui il suggerimento a lavarsi e profumarsi), ciò che conta è proprio essere visti dal Padre. È la supplica fatta in umiltà e distacco per chiedere tutto al Signore.

Così Papa Francesco nel suo Messaggio per questa Quaresima: “Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore. Pregare per saper rinunciare all'idolatria e all'autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia. Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell'illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità”.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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