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TESTO Cercatori di Dio

Paolo Curtaz  

Epifania del Signore (06/01/2003)

Vangelo: Mt 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:

da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Dio è nato nel nostro cuore? L'ultima puntata di questa inquietante domanda, dopo avere visto i vari atteggiamenti, le varie reazioni dell'umanità di fronte al Mistero di Dio, si conclude con la figura di questi misteriosi personaggi, segno inequivocabile dell'umanità che - inquieta - cerca il volto di Dio.

Epifania: manifestazione. La festa di Dio che si manifesta a tutti i popoli, che spezza il vincolo con il popolo di Israele per allargarlo a tutte le nazioni. Una festa straordinaria, seconda solo alla Pasqua e alla Pentecoste, festa che ricorda che oggi nelle chiese sorelle ortodosse si festeggia il Natale, festa brutalmente paganizzata con l'intrusa vecchietta, la befana, che poco ha a che vedere con la splendida pagina che abbiamo letto. Anzitutto alcune precisazioni storiche.

Tra tutte le pagine del Vangelo, sicuramente quella che di più assomiglia ad una pia favoletta è proprio questa: la stella, i magi, i doni... eppure la scienza ci viene incontro e ci suggerisce molti punti di storicità in questo racconto. I Magi, anzitutto, che non erano né tre né re come recita il proverbio popolare; potremmo definire i magi un incrocio tra maghi, astrologi e studiosi, molto ferrati in quella scienza orientale che è l'astronomia nelle concrete applicazioni sulla storia.

Così, nel Medio Oriente, si credeva che un fenomeno astronomico particolare (una cometa, una nuova stella), coincidesse con un avvenimento straordinario sulla terra: ad esempio la nascita di un re. Non stupisce, allora, che questi curiosi e insaziabili personaggi si muovano a cercare il re nella reggia di Erode e che, sviati, finiscano col trovare un bambino e sua madre. Quanti significati emergono da questa pagina! Anzitutto quello più immediato, teologico: Gesù viene riconosciuto da pagani che con tenacia cercano la verità e viene ignorato dal popolo della Promessa, immagine della realtà della comunità cristiana a cui Matteo scrive.

Ma questi Magi, non vi ricordano qualcun altro? Ricordate i pastori di Natale? Di tutti quelli che sanno della notizia, solo i pastori e i Magi riconoscono nel bambino la presenza del Figlio di Dio. I Magi, quindi, sono l'immagine dell'uomo che cerca, che indaga, che si muove e segue la stella. Non come Erode e i sacerdoti del tempio che, pur "sapendo", restano ai loro posti. No. Per riconoscere Gesù occorre smuoversi, indagare, seguire, lasciarsi provocare, cercare. Dio si lascia trovare, certo. Ma a chi lo desidera, non da chi lo ignora.

I Magi sono l'immagine di tutti quegli uomini che, spinti dentro dal desiderio e dalla sete della Verità, hanno finito con l'incontrare un "segno", la stella, della presenza di Dio: una testimonianza, un avvenimento, una parola di un cristiano. No, seduti alla poltrona delle proprie incrollabili supposizioni finiremo col lasciare la fede dietro di noi, col "conoscere", come i sacerdoti del tempio, il luogo dove Gesù è nato ma non piegheremo mai le ginocchia, esterrefatti, davanti al prodigio di un bambino che è Dio.

E i Magi questo salto lo fanno, questo capitombolo della fede lo compiono. Offrono oro incenso e mirra. Oro, dono destinato ai re, incenso, resina destinata a Dio e mirra, unguento usato per imbalsamare i cadaveri. Nel bambino riconoscono il Signore, il Dio, il Crocifisso. E noi, alla fine di questo tempo di Natale, con cosa arriviamo alla grotta? Quali doni, se pur poveri, siamo disposti a offrirgli? Che il Signore ci conceda, almeno un poco, di contemplare il suo volto di tenerezza per poter piegare anche noi le ginocchia davanti a un tale prodigio.

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