PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Bisogno di chi ci ami davvero

mons. Antonio Riboldi

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/07/2005)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Leggendo il Vangelo, si resta stupiti dalla grande disponibilità che aveva Gesù verso tutti.

Non si capisce se a volte è Lui che va cercando noi per le strade della vita, o se siamo noi ad averne bisogno.

Un fatto è certo: Gesù si lascia come 'mangiare' dalle folle che non gli concedono sosta...anche perché quando si è oppressi dal male, o dalla solitudine o dalla amarezza della vita, si sente un gran desiderio di trovare qualcuno che ci ascolti, ci accolga, ci comprenda...in altre parole che ci voglia bene, prendendoci come siamo, e quindi capace di togliere il ghiaccio che si è come formato sugli occhi del cuore per le troppe lacrime che la vita dispensa.

Non lo vogliamo confessare, ma, 'dentro', ci sentiamo tutti poveri di conforto. Tante volte, forse troppe volte, nascondiamo questa nostra povertà con un atteggiamento esteriore che mostra sicurezza, se non superbia.

E fa davvero impressione come ci fa quasi paura mostrare quello che davvero siamo: "piccoli", che hanno bisogno di trovare mani che li sorreggano e diano sicurezza.

Non so se voi che mi leggete, avete osservato come sia difficile trovare chi vi ascolti e abbia coscienza della propria pochezza.

Ho vissuto alcune stagioni della mia giovinezza con un sacerdote che era mio confratello: Padre Clemente Rebora. Prima della conversione, avvenuta a 40 anni, era un grande poeta e pedagogo, molto stimato nella sua città.

Si sentiva così 'grande' e sicuro che rifiutava persino l'amore e la fede in Dio.

Ma quando Dio, come con S.Paolo, lo 'fermò' e Lui si convertì, divenne di una umiltà incredibile al punto da dimenticare tutto il suo passato, aperto solo al Bello della Parola di Dio.

Gli facevo compagnia nelle vacanze estive, in quella meravigliosa abbazia che è in Val di Susa ed è l'Abbazia detta 'Sacra di S .Michele' che ora è il "luogo" della Regione Piemonte.

IL suo atteggiamento era il silenzio e l'ascolto. Ti stava vicino, ma avevo l'impressione che il suo pensiero fosse solo per Gesù, che non lasciava un istante. Avendo io letto molti libri, a volte gli parlavo di Tolstoi o altri russi e lui ascoltava le osservazioni senza mai contraddirmi.
Gli parlavo di musica, di pianoforte.
E taceva.

So solo che l'unica sua passione era incontrare una Chiesa aperta dove stare con Gesù nel tabernacolo.

E non si sarebbe mai staccato da quel tabernacolo se non lo avessi richiamato per continuare la nostra passeggiata. Seppi, poi, che era un grande conoscitore della letteratura russa ed era un grande pianista...ma non mi contraddì, mai...Non ho mai capito se il suo silenzio era atto di amore o compassione.

Lo compresi leggendo il Vangelo di oggi: "Ti benedico, Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto.

Tutto mi è stato dato dal Padre mio: nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" ( Mt. 11,25-30)

C'era un tempo, quello della mia infanzia, in cui le nostre mamme, i nostri papà, che avevano poca familiarità con la scuola, (c'erano solo le prime 4 elementari) non conoscevano quindi la superbia del conoscere, anche se la conoscenza vera non è mai frutto di superbia, ma è docilità alla verità.

L'unica loro sapienza era il Vangelo, il catechismo che accettavano con la semplicità del bambino e ce lo trasmettevano. Ma avevano tanta saggezza e sapienza di cuore, che oggi forse non possediamo, lasciando il posto al vuoto delle chiacchiere o del pettegolezzo delle riviste, che sono il vuoto del sapere.

Ricordo che il beato Contardo Ferrini, che amava ascoltare le persone anziane nelle sue solitarie passeggiate in montagna, davanti alla saggezza dei nostri vecchi affermava: 'Hanno più sapienza dei teologi!'

Carissimi, se posso darvi un consiglio evangelico, abbiate l'umiltà di bambini davanti al sapere, per non correre il rischio di essere catturati dal vuoto di una cosiddetta cultura, che è solo vanità della superbia che, presto o tardi, mostrerà la sua tristezza. Coltivate il silenzio dell'ascolto della Parola di Dio, che ama affidarsi ai 'piccoli', Ma fa grandi cuore e di verità. Gesù conobbe dove porta la follia di chi si crede sapiente e non lo è.

Una follia che poi divenne impietosa ed inspiegabile condanna alla croce.

Così la commenta il Santo Padre nella Via Crucis dell'ultimo venerdì santo nella seconda stazione quando: Gesù viene caricato della croce: "Gesù, caricato dalla croce; come sedicente re, viene deriso, ma proprio nella derisione emerge brutalmente la verità. Quante volte le insegne del potere portate dai potenti di questo mondo sono un insulto alla verità, alla giustizia e alla dignità dell'uomo! Quante volte i loro rituali e le loro grandi parole, in verità, non sono altro che pompose menzogne, una caricatura del compito cui sono tenuti per il loro ufficio, quello di mettersi al servizio del bene. Gesù che viene deriso e che porta la corona della sofferenza, è proprio per questo il vero re. Il suo scettro è la giustizia. Il prezzo della giustizia è sofferenza in questo mondo. Lui, il vero re, non regna tramite la violenza, ma tramite l'amore...Signore, aiutaci a non unirci a coloro che deridono chi soffre e chi è debole.

Aiutaci a riconoscere in coloro che sono umiliati ed emarginati il tuo volto. Aiutaci a non scoraggiarci di fronte alle beffe di questo mondo quando l'obbedienza alla tua volontà viene messa in ridicolo. Aiutaci ad accettare la croce e a non sfuggirla, a non lamentarci e a non lasciar che i nostri cuori si abbattano di fronte alle fatiche della vita. Aiutaci a percorrere le vie dell'amore e, obbedendo alle sue esigenze, raggiungere la vera gioia" (Via Crucis, seconda stazione).

E Gesù, come a continuare questo dono del suo cuore, che è il pensiero del Padre, la sua meravigliosa natura che dovrebbe farci sussultare di vera gioia, dice a noi tutti, credo, sopratutto oggi: "Venite a me voi che siete affaticati ed oppressi e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero" (Mt. 11, 25-30).

Fa davvero una grande impressione, a chi si sente affaticato e oppresso, quell'invito: "venite a me...io vi ristorerò". E' come una carezza che ti sfiora il volto quando tu hai tanta tristezza per i fatti della vita, "per il comune giogo che portiamo", per cui ci sentiamo come morti "dentro"...al punto che tanti, come fece Giobbe, "maledicono il giorno in cui nacquero".

Il mondo in cui siamo immersi non vuole sentire parlare di sofferenza, tanto meno di peso...quando invece l'amore che si fa dono, subito si fa carico del peso di chi si ama. Non è mai egoismo. Come Gesù, ha grande amore per noi, amandoci, si è fatto carico di tutte le nostre croci. Poteva, dal Cielo, lasciarci dannati come eravamo, senza conforto, senza speranza. Ed invece non teme di caricarsi delle nostre debolezze e sofferenze, non solo, ma ci invita ad andare da Lui quando non ce la facciamo più. Lui è mite e umile di cuore, pronto ad accoglierci.

Quante volte, come vescovo e pastore, incontro il dolore di tante, ma tante persone, che hanno bisogno di trovare uno che dica con amore: "Vieni tu che sei affaticato". E Dio solo conosce come il peso si fa davvero leggero quando hai la fortuna di incontrare qualcuno che, senza chiederti nulla, senza fare processi, lascia che tu gli metta le braccia al collo condividendo dolore, lacrime, vita. Abbiamo bisogno di questo, noi, tutti. Lo vedo anche dalle lettere che tanti mi inviate. Nessuno chiede miracoli: ma il miracolo dell'amore è che tu possa scaricare in un amico il peso che ti porti addosso e sai che quel peso non sei solo a portarlo.

E' facile incontrare nelle chiese, tante volte, durante il giorno, vuote, persone sole che stanno tanto tempo vicino al tabernacolo come a voler scaricare su Gesù il peso che hanno dentro, lieti di "andare a Lui affaticati e oppressi per trovare la dolcezza del giogo". Non lo facciamo, a volte, con chi ci è vicino, magari in famiglia, perché si ha come l'impressione di non essere accolti o capiti. Condannati ciascuno a portare il proprio peso, senza Cirenei necessari.

Non lo facciamo con le persone vicine, perché abbiamo paura che il loro ascolto sia solo curiosità che si fa pettegolezzo. Il nostro cuore non è disposto ad aprirsi a chiunque. Vuole incontrare chi sappia accoglierlo...chi sappia entrare per condividere. Questo è amore. Ma possiamo vivete in questa maledetta solitudine simile al Calvario di Gesù, ma senza le ragioni di Gesù e senza la compagnia di Maria o della Veronica?

Vi confesso che per me, accogliere, ascoltare, farmi carico del giogo dei miei fratelli, che mi cercano, è la più grande gioia...anche se a volte devo soffrire tanto. Ma è bello sapere che hai tolto dalla croce un fratello o una sorella che la vita aveva crocifisso, magari facendo tua la sua croce.

"Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, vi ristorerò...Sono mite e umile di cuore". Poteva Gesù farci un dono più grande di questo? Accogliamolo. Stare nel proprio dolore, senza trovare chi condivida, è morire inutilmente.

 

Ricerca avanzata  (54028 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: