TESTO Commento su Mc 10,1-12
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Venerdì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (01/03/2019)
Vangelo: Mc 10,1-12
“Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».”
Mc 10,1-12
Come vivere questa Parola?
Gesù raccoglie la sfida che indirettamente gli era stata rivolta dai farisei, senza paura di rispondere con un “voi” personale e diretto. Li smaschera, mostrando che volevano confermare i malvagi orientamenti del loro cuore schermandosi dietro la neutralità inappellabile della legge mosaica. È la “durezza dei vostri cuori” che fa dell'originaria armonia del piano di Dio una vacillante architettura edificata sulle storture del nostro peccato. Ci sentiamo colpiti e messi a nudo anche noi, quando ci facciamo garanti di una legge che ha adulterato il vino buono della parola di Dio. Manchiamo di una visione d'insieme, perché vogliamo cogliere della legge solo ciò che fa comodo a noi; non ne sappiamo interpretare la “mens” (mente), perché abbiamo smarrito il contatto con il Creatore, e travisando le sue parole vaneggiamo nei nostri ragionamenti. Il Signore usa un linguaggio diretto, da del “tu” anche a noi, che ci rifugiamo dietro la regola della legge quando non riusciamo più ad amare. Ben venga questo stile, che mi richiama alle mie responsabilità, che mi riporta a me stesso e alla mia interiorità, che mi aiuta a valutare tutto secondo quell'antico adagio: “agisci come pensi, altrimenti penserai come agisci”!
Quando vedo che la mia capacità di amare e di fare del bene comincia ad essere compromessa, quando nonostante la mia buona volontà mi accorgo del mio limite nel vivere la logica del dono, non darò la colpa agli altri o alle strutture, ma con fermezza anche rinunciando a qualche impegno mi troverò del tempo per andare alla radice del problema, per guardare al mio cuore ed esporlo con rinnovata fiducia all'amore di Dio, perché sia scaldato e illuminato da Lui.
La voce del Magistero
“In verità gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo. E' proprio all'interno dell'uomo che molti elementi si contrastano a vicenda”
Gaudium et spes.
don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it