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TESTO I verbi del vocabolario cristiano

padre Antonio Rungi

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (24/02/2019)

Vangelo: Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 27A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

La parola di Dio della settima domenica del tempo ordinario ci invita a fare un po' di esercizio della lingua italiana, coniugando vari verbi, che si trovano nella religione cristiana e soprattutto nel vangelo. Prendiamo in mano il testo del Vangelo di Luca e troviamo messe in bocca a Gesù espressioni di rilevanza religiosa di grande portata: amare i nemici, fare del bene a quelli che ci odiano; benedire coloro che ci maledicono; pregare per coloro che vi trattano male.
Un bell'impegno spirituale, una vera ascesi nella carità verso Dio e verso i fratelli. A ciò si aggiunga anche il resto che ci chiede il Signore: a chi ci percuote sulla guancia, dobbiamo presentare per l'offesa anche l'altra; a chi ci strappa il mantello, non dobbiamo rifiutare di cedere anche la tunica.
Bisogna dare a tutti e non richiedere nulla di quanto dato o prestato. Alcuni altri comportamenti sono indispensabili per una vita autenticamente cristiana, quali l'essere misericordiosi, il non giudicare, il non condannare, il perdonare, il dare abbondantemente.
Una proposta di vita in positivo, che spazia dall'amore alla misericordia, dal dono al prestito senza restituzioni. In poche parole a fare sempre il bene e a tenersi le offese ricevute, perdonando di cuore a quanti ci hanno crocifisso.
Progetto ambizioso, quello che il Signore ha buttato giù nel parlare ai suoi discepoli e soprattutto a quanti erano disponibili interiormente ad ascoltarlo. Si tratta di discorsi forti, in contrasto con lo stile umano del vivere di ieri e di oggi, che è improntato all'odio, alla violenza, al prestare chiedendo grossi interessi e quanto di peggio si trova nel cuore delle persone e nelle stesse istituzioni legalizzate.
Regola fondamentale e fare agli altri ciò che vorremmo che gli altri facessero a noi ed evitare di fare agli altri ciò che ci dispiace e che gli altri ci possono fare come espressione di male. Bisogna assumere comportamenti dirompenti, rompere schemi e modi di pensare che attingono ad una visione conflittuale, di lotta e concorrenziale, che è patrimonio di tutte le culture e di tutte le realtà geografiche, politiche, sociali ed umane.
Rompere schemi significa andare controcorrente e fare ciò che gli altri non fanno.

E cosa in particolare ci viene raccomandato da Gesù? Esattamente quello che troviamo scritto nel brano del Vangelo di oggi, con termini molto chiari e non opinabili: se amiamo quelli che ci amano, quale gratitudine ci è dovuta? Nessuna, in quanto è un dare e ricevere. C'è quindi una compensazione nei sentimenti e nell'amore che non dovrebbe esserci. Ti amo per ricevere amore. Invece bisogna amare e basta. E se facciamo del bene a coloro che ci fanno del bene, quale gratitudine ci è dovuta? Nessuna, in quanto anche in questo caso i peccatori agiscono allo stesso modo.
Sono i santi, invece, che rompono gli schemi comportamentali e agiscono nella logica del vangelo della carità e della misericordia.
La stessa cosa deve essere attuata nel caso del prestito: se prestiamo a coloro da cui speriamo ricevere molto di più di quello prestato, quale gratitudine ci è dovuta? Nessuna, in quanto anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Conclusione di tutto questo discorso fatto da Gesù è che bisogna amare i propri nemici, fare del bene e prestate senza sperarne nulla, in quanto la vera ricompensa soprassa il tempo e il contingente e diventa ricompensa eterna, perché Dio premia i buoni e castiga in malvagi. Se comprendessimo tutti queste lezioni di vita che ci vengono dal vangelo, certamente il mondo andrebbe meglio su tanti versi, in particolare nella lotta, molto spesso fratricida, che vige all'interno delle famiglie, dei poteri più o meno legali, delle nazioni, dell'economia. In questi ambiti non si ama, né si perdona, ma si odia e si uccide e spesso lo si fa anche in nome di Dio e di false religioni che predicano l'odio e non l'amore o certe ideologie che escludono e non includo gli altri, soprattutto se diversi.
Il discorso di Gesù è chiaro e non ammette eccezioni: amare tutti e in particolare proprio coloro che non ci amano e non ci rispettano.

Un esempio di perdono e di pacificazione ci viene dal Re Davide, nel brano della prima lettura di oggi, tratto dal Libro di Samuele, nel quale è raccontato ciò che avvenne nel deserto di Zif. Saul condusse qui tremila uomini scelti d'Israele, per ricercare Davide per ucciderlo. Da parte sua Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco mentre Saul dormiva profondamente poteva ucciderlo con facilità. In poche parole, era l'occasione buona per eliminarlo; ma Davide disse ad Abisài: «Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?». Un gesto di perdono e di misericordia compiuto e rimasto segreto, in quanto nessuno si accorse di quello che era successo in quella notte. Tuttavia nessuno seppe poi ciò che poteva succedere quella notte, qualora Davide ed Abisai avessero ucciso Saul. Come dire che il Signore a tutti dà la possibilità di perdonare e non massacrare i nemici. A noi spetta il compito di non procedere nello sterminio o nella distruzione dei nostri avversari di qualsiasi genere. Per cui, accogliamo l'invito a superare tutte le tentazioni che ci portano a farci del male reciprocamente, specie all'interno di certe istituzioni naturali, politiche, economiche e religiose, in cui dovrebbe regnare sovrana la pace, il rispetto, la tolleranza e l'accoglienza degli altri.

Un messaggio di riconciliazione e di pace universale che trova le sue ragioni profonde da un punto di vista cristiano e religioso nell'attuare un cambiamento sostanziale del nostro modo di pensare ed agire, come ci ricorda l'Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratta dalla sua prima lettera ai Corinzi, in cui c'è questo confronto tra il primo e l'ultimo Adamo: il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo, divenne spirito datore di vita...Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l'uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l'uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all'uomo terreno, così saremo simili all'uomo celeste. E' evidente che bisogna attuare un radicale cambiamento della propria vita in ragione della morte e risurrezione di Cristo, il Salvatore dell'umanità. Lui ci ha riconciliati con Dio, per farci vivere in pace con il cielo e vivere in pace tra di noi sulla terra, senza odi e risentimenti, ma perdonandoci dal profondo del nostro cuore, anche nei nostri errori e sbagli. Sia questa la nostra orazione che eleviamo al Signore con fede e devozione sincera: “Padre clementissimo, che nel tuo unico Figlio ci riveli l'amore gratuito e universale, donaci un cuore nuovo, perché diventiamo capaci di amare anche i nostri nemici e di benedire chi ci ha fatto del male”. Questa è religione gradita a Dio e questa è fede vera, non fatta di odi e risentimenti, ma solo di misericordia e perdono verso tutti e verso ogni situazione nella quale è richiesto amore. Il nostro modello rimane sempre ed unicamente Lui, il Signore, Gesù Cristo Crocifisso, che ha perdonato il ladrone pentito e dalla croce ha perdonato i suoi crocifissori, scusandoli, in quanto non sapevano quello che stavano facendo. Solo un vero ed autentico amore sa capire, comprendere, soffrire e perdonare, mettendo una pietra sopra a tutte le sofferenze subite, ingiustamente a causa degli altri.

 

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