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TESTO Fermati sul monte e cammina sulle acque

padre Gian Franco Scarpitta   Chiesa Madonna della Salute Massa Lubrense

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/08/2005)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Il monte Sinai è il luogo in cui Mosè riceve da Dio le famose Tavole della Legge; l'Oreb era stato per lo stesso Mosè il monte della divina vocazione ad essere intercessore per il popolo di Israele; il Tabor è la dimensione geografica nella quale Pietro, Giacomo e Giovanni fanno esperienza della divinità di Cristo nel fenomeno della trasfigurazione, mentre l'annuncio delle Beatitudini secondo la versione matteana (differente da quella di Luca, che lo fa' proferire in pianura) scaturisce dalla cima di una montagna. Il monte assume insomma nella Scrittura una chiara connotazione teologica come luogo in cui Dio rivela all'uomo se stesso, comunicandogli la sua presenza rassicurante e non di rado la sua Parola formativa.

Anche nella liturgia di oggi si fa esperienza del divino nella particolare dimensione geografica di altura: Elia, dopo aver trascorso una notte all'interno di una caverna ubicata nel monte da lui scalato (guarda caso ancora l'Oreb), è protagonista dell'incontro speciale con il Signore, mentre Gesù predilige lo spazio della montagna per vivere il suo allentamento dal mondo in quella dimensione di familiarità con Dio che è la preghiera. In ambedue le circostanze vi è il riferimento ad una località montana, nella quale si intravede la possibilità dell'intimità con Dio, ma possiamo soffermarci su una ulteriore caratteristica particolare che è l'episodio della chiamata diretta al monte, di cui è destinatario Elia: "Fermati sul monte, alla presenza del Signore".

Il profeta viene appositamente invitato a soffermarsi sul monte; qui non si verifica alcun evento eclatante di teofania (= manifestazione del divino) dal punto di vista cosmico e sovrannaturale quale potrebbe essere il fuoco (vedi Mosè) o la luce, o il tuono, ecc, bensì semplici eventi attraverso i quali la natura fa il suo legittimo corso: il vento, il terremoto e il fuoco. A dire il vero, chiunque avesse ricevuto un invito da parte del Signore a "fermarsi alla sua presenza" sarebbe stato immediatamente proclive ad individuare Dio proprio in questi elementi sconvolgenti: in simili circostanze chi non sarebbe tentato di pensare ad una manifestazione divina? Di fronte alla straordinaria potenza di un vento impetuoso capace di distruggere perfino le rocce, o di un terremoto improvviso, o ancora di un fuoco dirompente, chi non penserebbe immediatamente ad una manifestazione insolita da parte di Dio? Da aggiungersi peraltro che nella Scrittura fuoco, vento e terremoto sono elementi costitutivi della manifestazione straordinaria del divino (Cfr per esempio At 2, 1 -6) e pertanto per il nostro profeta sarebbe stato del tutto legittimo e comprensivo riscontrare il Signore in uno di questi fenomeni. Eppure Egli non si manifesta nel vento, nel fuoco o nel terremoto, bensì in una folata di vento leggero, vale a dire nella consuetudinarietà degli eventi naturali e per ciò stesso nell'ordinarietà delle cose. Commentare questo episodio del Primo Libro dei Re è molto facile e chissà quante conclusioni interessanti vengono tratte da parte nostra tutte le volte che ci si sofferma su questo passo biblico, vuoi attraverso la meditazione personale, vuoi nell'organico dei lavori di gruppo dei campi estivi; e certamente una delle considerazioni che più volte sono state apportate è la seguente: anche se potrebbe farlo attraverso eventi straordinari, Dio si manifesta sempre nell'ordinarietà del nostro quotidiano.

E tale intuizione è esatta: come nel caso del profeta Elia, ancora oggi avviene che, mentre da parte nostra si procaccia la Sua presenza "nel fuoco e nel terremoto", ossia nelle dimensioni di grandezza e di straordinarietà miracolistica, a volte pretendendo esternazioni di tangibile ineluttabilità da parte sua, questo Dio pur potendo assecondarci tranquillamente in siffatte pretestuosità ci rivolge continuamente l'invito a "fermarci sul monte", cioè a distanziarci dalle nostre abitudini e dai criteri puramente egocentrici della nostra fede presunta, e tuttavia a volerci allontanare dal clamore per poter riscontrare la sua presenza nelle dimensioni ordinarie della vita e in tutte le consuetudini che caratterizzano la nostra giornata quali il lavoro professionale o casalingo, la scuola, il divertimento, la malattia, la salute, il dolore... perfino nel lutto. Il nostro è insomma un Dio che ci si propone nella vita di tutti i giorni e che vuole entrare nella nostra storia di uomini singoli e collettivi rendendosi partecipe perfino della più piccola delle nostre ansie e del più insignificante dei nostri problemi e NON E' AFFATTO VERO CHE LUI "NON ABBIA TEMPO DA PERDERE CON LE NOSTRE STUPIDAGGINI" quando lo preghiamo o conversiamo con lui intorno ad argomenti insignificanti o a questioni di "secondaria importanza": è proprio in queste occasioni minori che Lui vuole renderci partecipi della sua presenza stimolante ponendosi sempre dalla nostra parte. Un'esperienza particolarmente difficile che abbiamo attraversato e dalla quale siamo usciti, un particolare evento di gioia o di tristezza come anche le apprensioni di un semplice esame universitario o di un comunissimo imprevisto sono comunanze di esperienza di Dio nella vita di tutti i giorni.

Chi non tenta di rinvenire la presenza divina nella propria vita e attorno a sé, difficilmente la potrà esperire nelle grandi cose e perfino i miracoli saranno insufficienti a persuaderlo; si da' il caso infatti che, contrariamente a quanto siamo soliti pensare comunemente, non siano rare le circostanze in cui ci si ostini a non credere in Dio NONOSTANTE IL MIRACOLO e questo avviene appunto perché non si è stati capaci di assumere retta convinzione di Lui nel contesto dell'immediatezza degli eventi. Tale sembra essere il caso di Pietro e degli altri apostoli che pensano subito ad un fantasma non appena vedono camminare il loro Signore sulle acque e nonostante la sua risposta rassicurante (Sono io non temete) Pietro, non convinto, pretende addirittura un segno aggiuntivo della sua presenza: "Se sei proprio tu, comanda che io venga da te". Ma come potrà mai Pietro"camminare sulle acque" se non avrà prima acquisito fondata convinzione della presenza effettiva del suo Signore, se cioè la sua familiarità con Gesù Figlio di Dio non è stata precedentemente coltivata e assimilata al punto da rendersi consapevole che... è proprio lui?

Chi invece sa "fermarsi sul monte" non soltanto sarà in grado di camminare sulle acque ma avrà anche disinvoltura e naturalezza nello sfidare le intemperie delle onde e gli imprevisti dei flutti, uscendo sempre vittorioso dalle lotte giacché l'intimità con Dio è matrice di tranquillità e di rilassatezza spirituale che conduce a gestire la vita anche nelle nefaste occasioni e nelle situazioni più insostenibili.E per gestire il nostro quotidiano la prima soluzione sono appunto la calma e la serenità...

 

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