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TESTO Commento su Giovanni 20,24-29

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

S. Tommaso apostolo (03/07/2003)

Vangelo: Gv 20,24-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Dalla Parola del giorno

Venne, Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani... e non essere più incredulo ma credente!».

Come vivere questa Parola?

Il Signore risorto è apparso ai discepoli. "Tommaso, però non era con loro quando venne Gesù". I suoi occhi non lo hanno visto e il suo cuore non ha gioito "al vedere il Signore". Ecco perché l'affermazione esultante dei discepoli: "Abbiamo visto di persona il Signore" non lo convince. Per otto giorni si macera nell'incredulità, ma ha imparato una lezione importantissima: nella prova, nel dubbio non bisogna fuggire. Lui lo aveva fatto staccandosi dal gruppo. Si era isolato per un momento, ma ora non s'allontana più, pur patendo nella morsa di una sfiducia scettica e diffidente. Sì, continua a non capire, a non credere, ma umilmente ora sta con gli altri, "in casa", cioè nella familiarità dell'essere "un cuor solo e un'anima sola", nonostante tutto. E nel chiuso di questo dissidio interiore pregno di testardaggine e sgomento, ancora una volta Gesù si apre un varco ed entra a porte chiuse, facendo breccia sulla caparbietà dell'uomo di ogni tempo. A Tommaso dice: "stendi la tua mano, e mettila nel mio costato". Un invito che placa il respiro affannoso della ricerca e che offre il perdono alla diffidenza. Per cui anche noi con Tommaso possiamo sussurrare a fior di labbra: "Mio Signore e mio Dio!", percependo in cuore la pace vera che scaturisce dall'incontro con Cristo, dalle cui ferite gloriose ognuno può rinascere a vita nuova.

Scrive il card. Martini commentando la vicenda dell'apostolo Tommaso: «Non è facile vedere i segni della presenza di Dio nel mondo: alcuni li vedono prima..., ma ci sono anche gli scettici, che arrivano ultimi, ma che pure possono anch'essi arrivare. Nessuno è escluso, purché si abbia una serietà e una buona volontà di fondo». Ecco il punto: desiderare ardentemente e con tenacia volere incontrare il Signore esercitandosi a riconoscere i segni e i luoghi della Sua presenza.

Nel mio rientro al cuore, oggi, cercherò di focalizzare i segni della presenza di Dio nella mia vita e i luoghi privilegiati in cui Egli si manifesta. Questa la mia preghiera:

Signore Gesù, Primizia dei Risorti, mostrami le tue ferite gloriose perché il cuore non fugga smarrito nei meandri della desolazione; accogli l'incredulità della mia mente tormentata dalla diffidenza; sposa, o Misericordioso, l'impulsività passionale del mio amore ancora troppo impastato di terra ed elevami a Te perché possa entrare con Te nella quiete di un amore purissimo.

La voce di un monaco del Medio Evo

L'abisso inferiore e oscuro chiama l'Abisso superiore, chiama Te che sorpassi ogni intelligenza...Creatore Santo, l'anima mia è informe e deserta e le tenebre ricoprono l'abisso. Dì che la luce sia, e la luce sarà... Illumina, Signore, le mie tenebre, dì all'anima mia: "Sia la luce!", e la luce sarà.
Guigo II Certosino

 

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