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TESTO Commento su Is 6,1-2.3-8; Sal 137; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (10/02/2019)

Vangelo: Is 6,1-2.3-8; Sal 137; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,1-11

In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

La SEQUELA è il filo conduttore delle letture della 5° domenica t.o. che indica le azioni da compiere per realizzare il progetto di Dio: distacco, rinuncia, sequela.
La chiamata di Dio è una chiamata che si muove nella vita quotidiana, che si nutre dell'esistenza faticosa umana, che interagisce in una relazione triangolare tra Dio, l'Uomo e l'Esistenza che porrà ogni umano paletto per non subire il fascino della proposta divina.
Isaia davanti al mirabile, a colui che non può nominare, si nasconde dietro l'impuro suo e del popolo per evitare di impegnarsi di fronte al Signore che chiama. Un atteggiamento umanamente comprensibile, pur ammirando con stupore la grandezza e potenza divina dalla quale non vuole farsi coinvolgere.
Quante volte ci siamo nascosti dietro la nostra umanità fallace per evitare di impegnarci in prima persona, cercando di delegare qualcun altro, e delle scuse, anzi forse le scuse per eccellenza sono quelle che non ho tempo, o che non lo so fare...
“Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”, ma non prima che il Signore (termine utilizzato nella Bibbia greca del LXX per tradurre il tetragamma YHWH, cioè il nome del Dio d Israele) abbia verificato la disponibilità pietrina di fidarsi, pur a fronte di una umana sfiducia dettata proprio dalla conoscenza del mestiere di pescatore: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte, ma sulla tua parola getterò le reti.”
E a fronte dell'evento straordinario della pesca abbondante si lascia andare al riconoscimento che quella persona davanti a lui è il “Signore”, il quale gli cambierà anche la sua “professione”, da pescatore di pesci a “pescatore di uomini”, sollecitando in lui la disponibilità a seguirlo senza indugi.
Quel “Signore”, e più tardi quel “Tu sei il Figlio di Dio” di stampa pietrino, nonché quel “Signore mio e Dio mio” di tipo tommaseo, è il riconoscere che la nostra vita cristiana deve basarsi sul credere, sulla fede (come anche fiducia), sul conformarsi al modello Cristologico.
D'altronde la sequela a Cristo non vuol dire disprezzare il mondo (come dice San Paolo, siate di questo mondo ma non conformatevi a questo mondo) ma di dare un ordine, a trovare un contesto di significato, di senso e di valore intorno cui costruire la propria vita, nella sequela a Cristo.
Riflettiamoci.

DOMANDA
- Cosa io intendo con il mio essere cristiano, con il mio impegno dentro la famiglia, la parrocchia, le associazioni e movimenti di cui faccio parte?

Claudio Righi CPM Pisa

 

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