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TESTO Commento su Lc 4, 23-28

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/02/2019)

Vangelo: Lc 4,21-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,21-30

In quel tempo, Gesù 21cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

«Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!»». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno.»
Lc 4, 23-28

Come vivere questa Parola?
“Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”, nella sua terra. Gesù pronuncia questa sentenza a Nazareth in un momento di rifiuto per quello che ha appena detto. Le parole di Gesù hanno come sottofondo la tensione tra Nazareth, la sua patria, e Cafarnao, la città straniera, dove egli incontra stranieri, non ebrei, i quali dimostrano una fede da Lui mai vista in Israele. Per Gesù è quasi più facile operare miracoli in terre straniere che non nella sua Patria. Egli sa bene che le Scritture attestano questo anche per i profeti Elia ed Eliseo, e lo dice. Fu una vedova straniera, di Sarepta di Sidone, ad accogliere il primo profeta e a dargli cibo nel tempo della carestia e della fame (cf. 1Re 17,7-16). Quanto a Eliseo, egli guarì uno straniero, Naaman il Siro (cf. 2Re 5), mentre non riuscì a purificare nessuno dei lebbrosi appartenenti al popolo eletto. Gesù fa cadere ogni frontiera, ogni muro di separazione: non c'è più una terra santa e una profana; non c'è più un popolo dell'alleanza e un altro escluso dall'alleanza. C'è un'offerta di salvezza per tutti. Le condizioni per essere salvi sono l'apertura del cuore e della mente, l'accoglienza che fa guerra al proprio autoreferenzialismo, l'umiltà che sa vedere e apprezzare i doni altrui.

La voce della CEI
Aiutaci Gesù ad incontrare fratelli e sorelle che mettano in crisi la nostra autoreferenzialità! AMEN!

“(...) La vita fragile si genera in un abbraccio: “La difesa dell'innocente che non è nato deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l'amore per ogni persona al di là del suo sviluppo”. Alla “piaga dell'aborto” - che “non è un male minore, è un crimine” - si aggiunge il dolore per le donne, gli uomini e i bambini la cui vita, bisognosa di trovare rifugio in una terra sicura, incontra tentativi crescenti di “respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze”.
Incoraggiamo quindi la comunità cristiana e la società civile ad accogliere, custodire e promuovere la vita umana dal concepimento al suo naturale termine. Il futuro inizia oggi: è un investimento nel presente, con la certezza che “la vita è sempre un bene”, per noi e per i nostri figli. Per tutti. È un bene desiderabile e conseguibile.”
(Dal messaggio CEI - Giornata per la vita 2019)

suor Monica Gianoli FMA - gianoli.monica@gmail.com.

 

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