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TESTO In marcia!

diac. Vito Calella

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/02/2019)

Vangelo: Lc 6,17.20-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,17.20-26

In quel tempo, Gesù, 17disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

21Beati voi, che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete,

perché riderete.

22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

25Guai a voi, che ora siete sazi,

perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete,

perché sarete nel dolore e piangerete.

26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

È felice chi è in cammino

Quando Gesù pronunciò le beatitudini parlò in aramaico. Probabilmente disse: «“In marcia” voi poveri, “in marcia” voi che ora avete fame, “in marcia” voi che ora piangete, continuate a camminare, quando vi perseguiteranno». Secondo il biblista André Chouraqui, la persona felice, conforme la cultura ebraica, è colei che si mantiene in cammino, cioè in un atteggiamento costante di ricerca della verità su ciò che veramente è essenziale nella vita. Essere felice vuol dire “stare in marcia”, continuare a camminare. È triste vedere persone accomodate, come ferme sul ciglio della strada. Sono coloro che si aggrappano alle sicurezze del denaro da loro accumulato; confidano solo nei beni da loro conquistati, oppure si adattano alla cultura dominante senza mai rischiare di andare controcorrente, adeguandosi alle mode e alle tendenze del momento presente.

Un insegnamento rivolto alla nostra comunità cristiana inserita nel mondo.

Il discorso della pianura, fatto da Gesù e introdotto dalle beatitudini ascoltate oggi, è rivolto soprattutto ai suoi discepoli: «Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva...» (Lc 6,20a). Il Cristo risorto parla oggi alla nostra comunità cristiana inserita nel mondo. L'evangelista Luca aveva appena scritto che Gesù era salito sul monte per pregare tutta la notte (Lc 6,12) e quando fu giorno chiamò a sé i suoi discepoli e, tra i molti presenti, ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli, chiamati ciascuno per nome (Cf. Lc 6,13-16). Lassù, sulla montagna, contempliamo il gruppo principale dei Dodici, chiamato a dirigere la futura comunità ecclesiale, rappresentata dal folto gruppo dei discepoli, preludio della prima comunità cristiana. Quel primo gruppo di discepoli discese il monte assieme a Gesù e in pianura incontrò «una grande folla di discepoli e una grande moltitudine di popolo» (Lc 6,17). Tra una folla composta di Ebrei («venuti da tutta la Giudea e da Gerusalemme») e pagani («perfino dal litorale di Tiro e Sidone»), c'era mescolata «la grande folla dei discepoli», già immagine simbolica delle nostre comunità cristiane inserite nel tessuto storico e culturale dell'intera umanità.

Non è ammissibile la contrapposizione tra ricchi e poveri nella comunità cristiana!

Gesù inizia il suo insegnamento con l'annuncio delle beatitudini, che nella versione di san Luca sono ridotte a quattro, rispetto alle otto della versione di san Matteo. È esclusivo di san Luca il confronto tra i poveri, «dei quali è il regno di Dio» (Lc 6, 20c) e i ricchi, che già hanno ricevuto la loro consolazione e per i quali sono rivolte solo lamentazioni.

Nella comunità dei discepoli di Gesù non è ammissibile la contrapposizione tra ricchi e poveri. Non possono stare insieme fratelli e sorelle socialmente indigenti, affamati e piangenti a motivo della loro dura condizione umana di esclusione e oppressione, accanto a fratelli e sorelle socialmente benestanti, gaudenti e sicuri per le ricchezze che possiedono. San Luca conosceva bene la comunità di Corinto e sapeva quanto duro era stato l'apostolo Paolo nel rimproverare la cattiva attitudine di discriminazione di quei cristiani benestanti verso i poveri della loro stessa comunità, soprattutto quando si ritrovavano per la celebrazione dell'Eucarestia (Cf. 1Cor 11, 17-24). Anche nella lettera di Giacomo incontriamo parole dure verso i cristiani ricchi non rispettosi dei poveri (Cf. Gc 2,1-5).

Solo l'evangelista Luca scrive nel suo Vangelo la parabola del ricco epulone contrapposto al povero Lazzaro (Cf. Lc 16,19-31): la discriminazione mantenuta in vita diventa abisso incolmabile dopo la morte. Il povero Lazzaro gioisce per sempre mentre il ricco patisce il radicale isolamento e separazione tra i tormenti. Solo l'evangelista Luca ci dona la bella testimonianza della conversione del ricchissimo e corrotto Zaccheo, pubblicano di cattiva fama, che decide di devolvere quattro volte tanto a coloro che aveva frodato (Cf. Lc 19, 1-10).
«In marcia», voi ricchi!

Il Cristo risorto si rivolge ai cristiani troppo legati al denaro, a loro stessi e ai beni materiali, dicendo loro: «Infelici voi benestanti se continuate a perseverare con il vostro cuore legato e schiavo del denaro e dei vostri beni materiali e culturali! Disponetevi in un serio cammino di conversione! Non confidate troppo in voi stessi, allontanando il vostro cuore da me, che sono il Signore, il risorto. Restituite il troppo che avete e mettetevi alla scuola dei poveri. Fate spazio a loro nel vostro cuore e nelle vostre relazioni, perché si sentano accolti senza essere giudicati nella comunità cristiana riunita nel mio nome».
«In marcia» voi poveri!

Il Cristo risorto si rivolge agli ultimi, a coloro che sono ritenuti oggi lo scarto della società, e magari ancora faticano a sentirsi in casa nella nostra comunità cristiana, dicendo loro: «In marcia, voi poveri! Venite nella comunità, perché in essa avete un posto privilegiato. Tra le membra del mio corpo ecclesiale voi non siete soltanto passivi destinatari di aiuti ed elemosine. Voi avete la missione di essere "luce" con tutto il carico della radicale povertà della vostra condizione umana. A voi infatti appartiene il Regno di Dio! Nella vostra povertà vi siete arresi alla potenza della mia Parola e del mio Spirito consolatore e liberatore. In me avete posto la fiducia e siete diventati nella comunità cristiana come alberi piantati lungo il corso d'acqua della mia tenerezza e misericordia. Voi avete un posto privilegiato nella comunità perché la vostra situazione esistenziale di perdita radicale di ogni tipo di sicurezza e la vostra estrema vulnerabilità vi mette in condizione di consegna radicale e fiduciosa nell'Abbà, mio Padre. Solo così diventate testimoni credibili di condivisione con gli altri del pochissimo che avete e che siete e credete fermamente che il mio Spirito di vita compie prodigi di liberazione e di comunione, mediante la vostra incondizionata consegna. Voi irradiate quella libertà di cuore e una gioia diversa, in grado di mettere profondamente in crisi l'atteggiamento fortemente chiuso di tutti coloro che sono ancora troppo attaccati al denaro, a loro stessi, ai loro piaceri e al potere delle loro sicurezze umane».
«In marcia» tutti insieme, controcorrente!

A tutti noi il Risorto dice oggi: «In marcia nel mio nome significa andare controcorrente. La vostra gioia di incontrarvi e condividere tra voi quel che avete e il dono che siete l'uno per l'altro non sarà esente da persecuzioni, da derisioni, da ostacoli di ogni genere, a causa della mentalità di questo mondo, costruito su un'eccessiva fiducia accordata all'autonomia incondizionata di tanta gente che pretende di camminare senza Dio, senza accorgersi di essere bloccata solo da divisioni, contrapposizioni e conflitti. Siate profeti di comunione tra voi, con la forza del mio Spirito, annullando le distanze tra voi ricchi e poveri, uomini e donne, residenti e stranieri, amici e nemici, e la vostra ricompensa sarà grande dei cieli».

 

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