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TESTO Le sfide dell'evangelizzazione

diac. Vito Calella

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/02/2019)

Vangelo: Lc 4,21-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,21-30

In quel tempo, Gesù 21cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

L'evangelizzazione richiede tanta carità, ha bisogno di quelle caratteristiche dell'amore gratuito di Dio che abbiamo ascoltato nella prima lettera di San Paolo ai Corinzi e custodiamo nel cuore. San Paolo fu un grande evangelizzatore, fedele discepolo del Cristo. Nemmeno per lui fu facile annunciare Cristo risorto. Se Gesù incontrò resistenze e incomprensioni da parte degli abitanti di Nazareth, i quali non capirono il significato di quell'«Oggi si è compiuta la Parola che avete ascoltato», san Paolo trovò l'opposizione dei giudei fedeli al giudaismo, molti dei quali facevano fatica a riconoscere Gesù come messia. Il dramma del rifiuto dell'annuncio del Vangelo di liberazione appare chiaro nel racconto dell'evangelista Luca. Ci stupisce la reazione negativa degli abitanti di Nazareth. L'esordio dell'attività missionaria di Gesù non fu costellato solamente da successo e fama. La fatica di essere autentici testimoni della Parola di Dio in mezzo alla gente del mondo la contempliamo anche nelle parole di chiamata rivolte al profeta Geremia: custodiamo in noi la sfida di una missione per niente facile. Non mancheranno tensioni e nemici. Come al tempo di Geremia, come nell'esperienza di Gesù, come nei viaggi missionari di San Paolo, così anche per noi risulta difficile testimoniare e annunciare il Regno di Dio nel nostro contesto culturale. Quali sono alcuni ostacoli che non permettono alla Parola di Dio di essere accolta, ostacolando la sua forza trasformatrice dell'esistenza umana? Dal Vangelo ascoltato uno degli ostacoli è l'etichetta che si dà all'evangelizzatore. Oggi sta diventando di moda dare ascolto a chi dimostra di avere titoli di studio, oppure a chi riceve il maggior numero di visualizzazioni nella rete dei social: più like più audience. Gli abitanti di Nazareth si stupivano delle parole di grazia che uscivano alla bocca di Gesù e dicevano tra loro: «non è il figlio di Giuseppe?» Si fa fatica a cogliere parole di grazia che escono dalla bocca di gente semplice, di gente che, come Gesù, vive la sua vita quotidiana nelle periferie della società, nella semplicità di una vita quotidiana uguale a quella di tutti gli altri. Gesù aveva vissuto quasi trent'anni in quel villaggio sperduto di Galilea. Tutti lo conoscevano, lo avevano visto crescere con i loro figli. In quell' «Oggi si è compiuta la parola che avete ascoltato» contempliamo l'oggi del Regno di Dio che si compie tra i poveri, tra le persone che soffrono, tra coloro considerati gli scarti della società, che apparentemente non hanno più nulla da dire agli occhi del mondo. Ci vuole uno sguardo profondo, contemplativo e una esperienza perseverante di condivisione, di camminare insieme, per coglierne il dono. Non dimentichiamo che il Regno di Dio è dei poveri in Spirito, di tutti quei servi sofferenti che hanno scoperto Gesù come amico nelle contraddizioni drammatiche della loro radicale povertà.

Il secondo ostacolo all' accoglienza della Parola di Dio è la chiusura degli orizzonti a causa della preoccupazione esclusiva per i propri interessi. Il proverbio citato da Gesù («medico, cura te stesso») smascherò l'interesse degli abitanti di Nazareth verso la fama di Gesù, sparsa in tutta la regione a causa dei suoi miracoli. Gesù nel suo paese non ne aveva compiuti. Tutti si aspettavano qualcosa di fantastico dal loro compaesano, volevano che Gesù facesse qualche prodigio anche in mezzo a loro. Ecco l'ostacolo di una accoglienza della Parola di Dio finalizzata alla soluzione dei nostri problemi conforme le nostre aspettative. Si cerca Dio quando si sta male, si va in chiesa per ottenere miracoli. Ma chi coltiva una spiritualità dalle facili e immediate soluzioni o una fede basata su effetti magici ne esce sempre frustrato. Ci sono altri che difendono la propria religione come se fosse un patrimonio esclusivo di un popolo di privilegiati, separati dal resto del mondo. Altra illusione. Gli orizzonti sono ristretti in forme di fondamentalismo che getta l'acqua della benevolenza divina solo sul proprio mulino. Invece Gesù ricorda ai suoi compaesani i due episodi del l'antico testamento, al tempo dei profeti Elia ed Eliseo. Dio manifestò la sua benevolenza e la sua forza di salvezza ad una povera vedova, pagana, non appartenente al popolo di Israele e ad un funzionario del re di Siria, Naaman, affetto da lebbra. Due stranieri furono abbracciati dalla misericordia di Dio, segno di una apertura universale del Vangelo di Gesù a tutte le genti, a tutti i popoli, a tutte le culture, fuori del recinto del popolo eletto. Lo Spirito Santo del Cristo risorto agisce oggi nel cuore di ogni persona di buona volontà, appartenente a più confessioni cristiane, appartenenti ad altre religioni. Agisce anche in quelle persone oneste, in ricerca della verità, che in questo momento esistenziale della loro vita sono anche distanti dalla chiesa e hanno messo tra parentesi la loro esplicita professione di fede in Cristo morto e risuscitato. L'amore gratuito di Dio è quella «carità magnanima, benevola, non invidiosa, non orgogliosa», profondamente rispettosa» della libertà individuale di ogni essere umano. È lo stesso cuore sofferente della Trinità di fronte ad ogni abuso della dignità umana. È l'amore divino profondamente radicato nella verità di un disegno di comunione offerto dal Padre a tutta l'umanità che possiamo contemplare nella ricapitolazione in Cristo di tutta la creazione, di persone, cose, esseri del cielo e della terra (Ef 1,10). L'amore gratuito di Dio è soprattutto «paziente, tutto sopporta», attende il faticoso riconoscimento della sua fedele ed eterna disponibilità nella porta del cuore di ogni essere umano. L'amore gratuito di Dio è questa forza di carità che abita la povertà radicale di ogni condizione umana ed è forza di liberazione e di salvezza da ogni forma di schiavitù provocata delle forze negative dell'egoismo umano. Gesù venne per mostrare questo dono di gratuità. Il suo passare deciso in mezzo alla gente di Nazareth dal cuore indurito è un segnale chiaro della sfida che ci attende perché, come Gesù, ogni evangelizzatore, nel suo contesto sociale e culturale è un perseguitato a causa della giustizia del Regno. Anche di essi è il Regno di Dio, In comunione con tutti i poveri del mondo, consegnati al Dio misericordioso che li ama, li abbraccia, e non li abbandona mai.

 

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