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TESTO Noi, figli della luce

padre Antonio Rungi

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/06/2005)

Vangelo: Mt 10,37-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

La preghiera iniziale della comunità ecclesiale, riunita oggi per la celebrazione della Pasqua settimanale, così si esprimerà rivolgendosi a Dio direttamente: "O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa' che non ricadiamo nelle tenebre dell'errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità". Sta in questo il nucleo essenziale della parola di Dio di questa XIII Domenica del Tempo Ordinario, che attraverso i tre brani che ascolteremo ci invita a fare un percorso di verità all'interno ed al di fuori di noi stessi.

La prima lettura, tratta dal II Libro dei Re, ci presenta la figura del profeta Eliseo, accolto benevolmente e con grande generosità nella casa di una donna facoltosa di Sunem. Ed ogni volta che il profeta passava per tale zona aveva la stessa generosa accoglienza, tanto che la donna aveva destinato tutta una parte della sua abitazione per il profeta. Il profeta in segno di riconoscenza si sentì in obbligo di ricambiare questa generosità e quale promessa per la gioia di questa donna, senza figli, fu l'annuncio per l'anno successivo avrebbe avuto un figlio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani, seconda lettura della parola di Dio di questa domenica, facciamo nostro l'invito di vivere una vita nuova in Cristo, Salvatore del mondo. "Fratelli – ci rammenta l'Apostolo delle Genti – quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù".

Il mistero della sofferenza e della morte ci interpella continuamente nella nostra vita. Si tratta a volte di parenti, amici, conoscenti, bambini, giovani, anziani, sacerdoti, religiosi, vescovi ed altre autorità, ma tutti quando soffrono ci rimandano al mistero del Cristo crocifisso, morto e risorto per noi. Certo, nel brano che ascoltiamo oggi c'è un evidente riferimento alla morte e alla risurrezione spirituale che abbiamo celebrato nel nostro Battesimo e che celebriamo ogni volta che ci accostiamo con umiltà al sacerdote, ministro della riconciliazione, per chiedere perdono al Signore per le nostre piccole o grandi fragilità umane. Sicuramente ci deve preoccupare maggiormente la morte spirituale, quello che subentra in noi con il peccato, con la frattura, a volte insanabile, che si crea nel nostro cuore, perché mossi dall'odio ed incapaci di autentici gesti di amore e perdono. La vita nuova a cui fa riferimento la seconda lettura è quella che si alimenta con una vita di grazia e di amicizia con Dio e che noi ben sappiamo che è quella che deriva dalla frequenza dei sacramenti, soprattutto la penitenza e l'eucaristia.

Questa vita nuova significa anche fare delle scelte coraggiose per mettersi completamente al servizio della causa del Vangelo, di Dio, della Chiesa, degli altri, con comportamenti rispondenti alla vera fede che professiamo. Dal Vangelo secondo Matteo che ascoltiamo oggi, comprendiamo esattamente il peso ed il significato di questa affermazione di principio: "In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".

E' interessante cogliere nell'insieme del discorso di Gesù una sottolineatura di tutto il messaggio e diciamo anche dell'insegnamento morale che egli vuole dare ai suoi discepoli, in modo che poi, nella concreta vita di tutti i giorni, possano effettivamente operare in tal senso. Ed è "chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".

Ogni gesto di amore, accoglienza, fosse anche il più semplice, il meno impegnativo, quello che apparentemente non conta, non è valutato secondo i parametri dell'economia moderna, dell'utilità, del rendimento, come quello di un bicchiere d'acqua che si dà a chi lo chiede, se fatto con amore e per amore, non perderà davanti a Dio la ricompensa.

Molte volte, anche nelle piccole cose che facciamo, vogliamo essere gratificati, valorizzati, apprezzati, vogliamo che gli altri lo sappiano, in modo che possiamo essere apprezzati e stimati. Invece, il silenzio, la riservatezza, il non far sapere agli altri ciò che la mano destra fa', la carità che esercitiamo, è la strada del silenzio che conta molto di più di tutta la pubblicizzazione che facciamo delle nostre piccole cose. Ed è chiaro il discorso di Gesù che è presentato oggi nel Vangelo: lasciare la casa del padre per seguire la chiamata di Dio, prendere la croce ogni giorno e portarla con santa rassegnazione alla volontà di Dio, essere accoglienti verso tutti, specialmente verso coloro che con la parola, i profeti, ed i testimoni, con la loro vita, parlano nel nome di Dio e sono luce per chi cammina nelle tenebre dell'errore e della menzogna. Ed oggi sappiamo che il mondo necessita di meno maestri e di più testimoni della verità e dell'amore di Dio nel mondo.

 

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