PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Matteo 10,37-42

Totustuus   Totus Tuus

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/06/2005)

Vangelo: Mt 10,37-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,37-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Nesso tra le letture

Il testo della lettera di Paolo ai romani costituisce una delle esposizioni più belle e profonde del sacramento del battesimo. In essa viene sottolineato il binomio "morte-nuova vita", e ci offre una chiave di lettura per la comprensione e l'approfondimento delle letture. San Paolo spiega che il battesimo ci unisce alla morte di Cristo affinché, come Cristo è resuscitato dai morti, così pure il cristiano possa intraprendere il cammino di una nuova vita. In Cristo siamo morti al peccato e alle opere delle tenebre, e in Lui siamo nati ad una nuova vita (seconda lettura). Nel vangelo il tema della vita nuova in Cristo si presenta di modo drammatico ed esclusivo: "chi avrà trovato la sua vita, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà". Solo chi nella vita dà priorità totale a Cristo, chi muore ogni giorno a se stesso e prende la sua croce, trova la vita. Cristo ci chiede di non anteporre nulla al suo amore, soprattutto, di non anteporre il nostro egoismo e amore proprio (Vangelo). La prima lettura ci ricorda che ogni fecondità nella vita proviene da Dio. La nuova vita concepita nel grembo della donna sunamita, sterile e con un marito anziano, è dono di Dio in risposta alla sua apertura ai piani divini. La persona che accoglie e riceve l'inviato di Dio, proprio perché in lui riconosce l'inviato di Dio, non rimarrà senza ricompensa. Dio si fa presente e rende produttiva la sua vita in modo inatteso e assai superiore alle potenzialità umane.


Messaggio dottrinale

1. Non anteporre niente a Cristo

"Non anteporre nessuna persona, né alcuna cosa all'amore di Cristo" si legge nel quarto capitolo della Regola di san Benedetto. È un'espressione sintetica e molto concreta del vangelo di questa domenica. Cristo ci chiede di amarlo al di sopra dell'amore paterno, materno o filiale. Ci chiede di prendere la nostra croce e seguirlo su una via che non è agevole né ampia, ma conduce alla salvezza. Per comprendere pienamente questa richiesta del Signore è necessario volgere lo sguardo all'Incarnazione del Verbo:

"In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione" (Gaudium et spes, 22).

Solo nella comprensione del Verbo, consunstanziale al Padre, che si incarna per il nostro amore, possiamo comprendere il mistero della nostra stessa esistenza, e solo alla luce di Cristo tutte le realtà umane, perfino le realtà umane più amate, come le relazioni familiari, trovano il loro senso più profondo. Senza Cristo, o relegando Cristo al margine della nostra esistenza, la vita umana resta un enigma indecifrabile.

In Cristo e per mezzo del battesimo siamo nati ad una nuova vita. Prima vivevamo nel peccato, ma ora siamo stati introdotti in un nuovo regno, ad una nuova vita. Teodoro di Mopsuestia ha scritto un testo straordinario su ciò che Cristo, mediante il battesimo, ha operato nelle nostre anime:

"Il fondamento della nostra condizione attuale è Adamo. Ma il fondamento della nostra vita futura è Cristo, perché così come Adamo fu il primo uomo mortale e, come conseguenza, tutti furono mortali per causa sua, così Cristo è il primo risuscitato di tra i morti, e ha donato il germe della resurrezione a coloro che sarebbero venuti dopo di lui. Noi entriamo in questa vita visibile con la nascita corporale, e per ciò siamo tutti corruttibili. Invece, nella vita futura tutti saremo trasformati dal potere dello Spirito e, per ciò, resusciteremo incorruttibili. E dato che questo avrà solo luogo negli ultimi tempi, Cristo Nostro Signore ha voluto trasportarci a quella vita in maniera incipiente e simbolica, donandoci, col battesimo, una nuova vita in Lui. Questa nascita spirituale è figura attuale della resurrezione e della rigenerazione che devono realizzarsi pienamente in noi, quando arriviamo a quella vita. Per questo motivo il battesimo è chiamato anche rigenerazione" (Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di San Giovanni 1.II, CSEO 116, p.55; nostra traduzione).

2. La fecondità spirituale

Il testo della sunamita ci offre l'opportunità di riflettere sul mistero della fecondità spirituale. Si tratta di un tema di grande importanza per ogni cristiano, chiamato a dare frutti di vita eterna, ma specialmente importante per le persone devote che, avendo rinunciato ad una fecondità fisica, vivono ed anelano una crescente fecondità spirituale. Qui trova ragion d'essere il tema della paternità e della maternità spirituale.

Questo passaggio della Scrittura, come altri nei quali diventa presente l'intervento di Dio sulla sterilità umana (cfr la storia di Abramo e di Sara, Gen 18,10, e quella di Anna 1Samuele 1, 20 etc.), ci dimostra che ogni fecondità, sia fisica sia spirituale, proviene da Dio che ama e dona la vita. L'atteggiamento di ospitalità, venerazione e rispetto della sunamita è premiato da Dio col dono del concepimento di una nuova vita. Ella accoglie l'inviato di Dio, Eliseo, e questo, all'essere accolto, comunica una luce ed una grazia che viene dall'Alto.

Se riflettiamo, noteremo che la trasmissione della fede – missione propria e specifica, benché non esclusiva, delle persone devote –, tende per sua propria natura alla fecondità spirituale. Essi desiderano trasmettere, oltre il contenuto della fede, l'esperienza stessa di credere e abbandonarsi completamente nelle mani di Dio. Cioè, la sua azione evangelizzatrice mira proprio a una fecondità spirituale, una fecondità ecclesiale. Le persone devote desiderano dare vita, proteggere la vita, incoraggiare la vita spirituale in ognuna delle persone oggetto della loro missione e del loro impegno. Qui non ci riferiamo semplicemente all'efficacia nell'apostolato, bensì alla fecondità che nasce nelle anime sante che testimoniano con verità e sincerità la loro fede. Trasmettere la fede significa, in qualche modo, essere padre nell'ordine spirituale. San Paolo parla di questo in varie occasioni: "Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo" (1 Cor 4, 15). Parlando di Onésimo, Paolo lo definisce come "il figlio che ho generato in catene". Ai Galati dice con affetto: "figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore" (Gal 4, 19). È l'amore che genera e dà vita. È l'amore che dà fecondità.

Dunque, condizione indispensabile per essere fecondi spiritualmente è mantenersi uniti al Cristo Nostro Signore: "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5). L'unione dell'apostolo con Dio è condizione indispensabile di ogni trasmissione della fede e, di conseguenza, di ogni trasmissione della vita divina nell'ordine della grazia. Unito in questo modo a Dio, l'apostolo è educatore privilegiato della relazione con Dio, fintanto che egli stesso è familiare con Dio e resta unito a Lui.


Suggerimenti pastorali

1. Una nuova catechesi sul battesimo

Per Paolo e per i santi padri, il battesimo conteneva un ricco simbolismo che è possibile che l'uomo moderno oggi non percepisca più. Il battesimo per immersione esprimeva con un gesto molto evidente il "morire" dell'uomo vecchio ed il "rinascere" dell'uomo nuovo. Chi riceveva il battesimo si immergeva nell'acqua simbolizzando l'incorporazione alla morte di Cristo, e ne usciva "rigenerato", "uomo nuovo", "chiamato ad una nuova vita". Colui che era di Cristo era una creatura nuova: moriva l'uomo vecchio e nasceva quello nuovo. È molto opportuno ravvivare il senso del proprio battesimo, con tutto il suo ricco simbolismo, che alberga nei nostri fedeli attraverso la catechesi degli adulti. Qui è racchiuso, senza dubbio, un enorme tesoro cui bisogna metter mano per vivificare la fede delle persone. Molto aiuterà preparare adeguatamente i battesimi che avranno luogo nelle nostre parrocchie, come l'organizzare cerimonie di rinnovamento delle promesse del battesimo, all'atto di concludere un ritiro o i giorni trascorsi in esercizi spirituali. In alcuni paesi c'è la tradizione di conservare un cero come simbolo del proprio battesimo, e di vivere un tempo speciale di preghiera nell'anniversario del proprio battesimo. In ogni caso, l'intento è quello di giungere a riscoprire i tesori della nostra fede e del nostro battesimo.

2. Le relazioni familiari sono illuminate e portate alla loro più alta espressione, se vissute nell'amore per Cristo

Il vangelo di questa domenica illumina le relazioni familiari con il loro profondo significato. Non si tratta, infatti, di dividere le famiglie in nome della fede, piuttosto di unire la famiglia mostrando la stupenda missione che le è affidata, alla luce del mistero di Cristo. Si tenta di insegnare ai padri e alle madri di famiglia che la cosa più importante della loro casa è Dio, e che essi riusciranno a compiere la loro funzione genitoriale, se riusciranno a infondere l'amore e il timor di Dio nel cuore dei loro figli. Essi hanno il compito di insegnare ai loro figli a "non anteporre nulla all'amore di Cristo nella loro vita". Così, in questa riflessione vediamo come la fecondità fisica – l'avere generato i propri figli, persone nuove – accompagna, e molto da vicino, la fecondità spirituale. I genitori che hanno generato nella vita fisica i propri figli, li generano anche nella vita spirituale con la propria testimonianza, con le proprie parole, con l'amore e il sacrificio, con la catechesi. Non c'è dubbio che la prima catechesi e, forse, la più importante, è quella che il bambino riceve in casa propria, il più delle volte dalle labbra e dall'esempio della madre. José Luis Martín Descalzo parla con trepidazione di una preghiera che sua madre gli insegnò quand'era ancora un bambino:

Ricordo che una mano mi guidava
e che, nella mano, un cuore batteva,
una linfa calda che saliva
dalle mie dita e che mi confortava.
Ricordo che mia madre la stringeva
come abbracciando la mia anima che diceva:
"Guarda qui sta Dio, Dio", e che c'era
un tremore nella sua voce quando lo diceva.
E io cercavo il Dio sconosciuto
negli altari, sulla vetrata
in cui giocava il sole ad essere fuoco e vetro.
Ed ella aggiungeva "Non lo cercare fuori,
chiudi gli occhi, senti il suo battito.
Tu sei, figlio, la miglior cattedrale".

 

Ricerca avanzata  (57587 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: