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TESTO Non sei palude, sei fiume

don Angelo Casati  

Ottava del Natale del Signore - Circoncisione del Signore (01/01/2019)

Vangelo: Lc 2,18-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,18-21

18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Abbiamo varcato una porta, quella dell'anno nuovo. Forse è un modo per dirci che la vita non è palude ferma, è fiume che scorre. Un modo per ricordarci gli anni, che scorrono, gli anni di tutti, i miei colmi, stracolmi. E in quell'attimo di sospensione, in quell'ora in cui varchiamo - forse anche trepidando - la soglia, che cosa avviene? Vi devo raccontare che cosa avviene, ce lo ricorda ogni anno la liturgia e io mi ci fermo sempre. Come non potessi sfuggire alla bellezza delle parole. Che cosa avviene? Avviene una benedizione.

L'hai sentita? E le parole sono queste, per ordine di Dio: "Ti benedica il Signore / e ti custodisca. / Il Signore faccia risplendere per te il suo volto / e ti faccia grazia. / Il Signore rivolga a te il suo volto / e ti conceda pace". Ed è come se portassimo su di noi il suo nome. Nella mente mi è ritornata una città nabatea, Petra, in Giordania e la sorpresa di un tempio all'ingresso della città e la tradizione a raccontare che un sacerdote sulla soglia della città e del tempio era presente a benedire chiunque ne varcasse la porta.

E' avvenuta anche per noi, varcando la porta dell'anno nuovo. Una benedizione. E se ce ne fossimo dimenticati, la parola oggi ce lo ricorda. Siamo qui per ringraziare. La benedizione - voi lo sapete - scorre nei giorni. E non è detto che saremo dei "preservati" - siamo negli eventi imprevedibili della vita - dei "preservati" no, ma degli "accompagnati" sì, accompagnato dal volto di Dio. Vi dicevo che la vita scorre. Anche il piccolo brano del vangelo che oggi abbiamo ascoltato dice che la vita scorre.

Succedono fatti, dopo quella mirabile nascita nella notte. Ed ecco è come se giungessero a noi ora dalle strade di Betlemme voci di pastori che raccontano ciò che nella notte hanno udito e visto, udito da angeli e visto in una delle loro mangiatoie. Ci è facile immaginare che poi le voci piano piano siano entrate nelle case, e le case colme di meraviglia. Maria meditava nel suo cuore: nessuna parola di Maria, nessuna di Giuseppe, il pianto del bambino. Dio nel pianto di un bambino che chiede il latte di sua madre. E' la vita che scorre.

Pensate alla censura che lungo i tempi hanno subito i dipinti delle madonne del latte, così care alla devozione del popolo e così vere. Il Card. Federico in un passaggio della sua opera "De pictura sacra", scrive: "Appare ancora la sconvenienza di quelli che effigiano il divino Infante poppante in modo da mostrare denudati il seno e la gola della Beata Vergine, mentre quelle membra non si devono dipingere che con molta cautela e modestia". E' come voler togliere un bambino dalla vita che scorre e lasciarlo immobile in una mangiatoia: la vita scorre. Anche la nostra, come quella del bambino, come quella di Giuseppe e di Maria.

Ed ecco che li vediamo al momento della circoncisione del bambino. Un'usanza, antica presso i popoli, assume per un bambino ebreo il significato di un'alleanza tra Dio e il suo popolo, starei per dire che è come l'immersione di un bambino nella storia viva di un popolo amato da Dio. Tu non sei palude isolata, tu sei nel fiume, tu sei parte di un popolo in cammino, non sei isola, tu partecipi, tu sei parte del mosaico, tu sei costruttore. La circoncisione ricorda questa immersione. Così come la ricorda il nome del bambino, un nome voluto dall'alto, "Gesù", che significa "Dio è salvezza".

Vorrei dire che il bambino porta un nome affacciato agli altri: è salvezza, salvezza della vita, salvezza da tutto ciò che soffoca la vita. Lui non viene meno al suo nome. Ci chiediamo quanto noi siamo fedeli al suo nome. Non offendiamo quel nome solo bestemmiandolo, ma ogni volta che ci dimentichiamo di essere immersi, come, lui nella storia di una umanità e di appassionarci alle sue vicende. Sentirci immersi e responsabili, che è il contrario della chiusura e dell'indifferenza, Appassionati perché ognuno, nessuno escluso, possa godere di un senso di pace.

Ecco il significato della giornata mondiale della pace che quest'anno ha per tema: "La buona politica è al servizio della pace". Quando è buona, la politica, secondo papa Francesco è "un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell'uomo". Ma quando non è buona, allora è a rischio la pace. E il papa, vigile sull'aria che respiriamo, ne mette a nudo i vizi elencandoli in modo puntuale: "la corruzione, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l'arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della 'ragion di Stato', la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all'esilio".

E in modo chiaro e netto aggiunge: "non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza". Vorrei dirvi che questo messaggio del papa mi sembra molto in sintonia con l'invito che veniva dalle Scritture ad immergerci nella nostra storia, a non rimanere passivi sulla riva, assistendo indifferenti il fiume che passa.

"Ognuno" - dice il Papa - "può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune". E termina il suo messaggio con tre dimensioni indissociabili della pace: "La prima di queste tre dimensioni è "la pace con sé stessi, rifiutando l'intransigenza, la collera e l'impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando 'un po' di dolcezza verso sé stessi', per offrire 'un po' di dolcezza agli altri'". La seconda è "la pace con l'altro: il familiare, l'amico, lo straniero, il povero, il sofferente...". La terza infine è "la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell'avvenire".

La tua benedizione, Signore, con cui oggi ci hai accolti, ci accompagni per tutto l'arco dell'anno e diriga i nostri passi sulla via della pace.

 

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