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TESTO Pane e Regno di Dio

padre Gian Franco Scarpitta   Chiesa Madonna della Salute Massa Lubrense

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (31/07/2005)

Vangelo: Mt 14,13-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,13-21

In quel tempo, 13avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Si diceva la volta scorsa che il Regno di Dio è una realtà gratuita che va accolta attraverso l'adesione e la rinuncia alle proprie aspettative e alla propria mentalità, una volta che lo si è scoperto e di esso ci si è convinti.

Quando si riscontra l'efficacia del Regno di Dio come potenzialità delle proprie reali affermazioni, ogni altra cosa risulta essere di secondaria importanza e ci si concentra su questo "tesoro" appena rinvenuto, al punto da essere disposti ad effettuare ogni tipo di rinuncia, anche in ordine ai beni materiali.

Ora, la pagina evangelica di oggi ci offre un esempio di realizzazione concreta di quelle che sono le esigenze delle Regno, secondo quanto appena delineato, con l'aggiunta del dato di fatto che chi opta per il Regno di Dio non può non ottenere le dovute ricompense; e questo si riscontra nella persona di questi uomini, donne e bambini che, pur di prestare attenzione alle parole di Gesù, omettono di considerare le loro esigenze fisiche e alimentari, trascurando perfino la possibilità di avere fame.

Che si possa rinunciare al cibo in vista di un interesse valutato di somma importanza non è un caso affatto raro: anche fra gli spettatori intenti a seguire la finale dei mondiali di calcio vi è chi sarebbe propenso addirittura al digiuno totale pur di non perdersi una sola scena del match, e ciò per il semplice fatto che si è avvinti dall'enfasi e dall'abrivio suscitate dall'importanza dell'evento.

Ben differente è invece il caso della moltiplicazione dei pani: in esso la moltitudine della folla pende dalle labbra di Gesù non per una sorta di alienazione sportiva, ma perché convinta che Egli sia apportatore dalla Parola di salvezza; cosciente che chi sta parlando è il Figlio di Dio instauratore del Regno, che nel suo messaggio vi è una ricca alternativa alle proposte di subdole affermazioni umane e terrene, ragion per cui in quel preciso istante quello che conta non è l'alimento materiale, quanto piuttosto il cibo della Parola di Dio in Gesù Cristo. In altre parole, nei confronti di Gesù si sta svolgendo un atto di fede, che Paolo compendierà successivamente nelle sue parole ai Corinzi: "Ho lasciato perdere tutte queste cose (materiali) e le considero come spazzatura, ai fini di guadagnare Cristo", non per una forma di fanatismo o di perversione mondana ma in conseguenza di una radicata convinzione dell'efficacia del Suo annuncio.

E tale atto di fede ottiene l'approvazione dello stesso Signore, che non soltanto soddisfa la suddetta fame spirituale ma in modo prodigioso ottiene anche alla folla perfino ciò che al momento essa non chiede, ossia l'alimento materiale: alla pari di Salomone, che all'inizio del suo governo non chiese altro da Dio se non la saggezza e il criterio per il retto agire e ottenne sia questo che altre ricompense materiali (ti concedo anche quanto non hai domandato: ricchezza e gloria) così anche Gesù appaga il desiderio spirituale di questa moltitudine non trascurando quello materiale.

Qualsiasi miracolo compiuto da Gesù non va mai interpretato tuttavia come fine a se stesso, ma rientra nell'ordine della Rivelazione e della grazia e pertanto anche i pani distribuiti con tutti gli avanzi racchiudono un contenuto salvifico: se Gesù sfama il popolo in conseguenza di un grande atto di fede, nel moltiplicare il pane materiale propone se stesso come "pane vivo disceso dal cielo" per la sazietà di tutti gli uomini, rappresentati in quel preciso istante dal numero delle ceste avanzate che non differisce da quello delle tribù d'Israele: dodici. Nel dividere i pani dopo averli benedetti e aver reso grazie (Gesti simili a quelli dell'ultima Cena), rende sè medesimo alimento (pane) capace di colmare le lacune effettive di tutti anche nel senso materiale che noi tutti oggi riscontriamo nell'Eucarestia: chi mangia la Sua carne e beve il suo Sangue avrà sempre la vita e la salvezza, facendosi così "mangiare da noi" ai fini di presenziare nel nostro intimo oltre che nelle vicende del collettivo

Del resto, come spiega Isaia nella Prima Lettura, la comunione con Dio e l'osservanza dei suoi comandamenti è paragonabile alla gioia e alla sontuosità di un banchetto di grasse e ricche vivande, che soddisfa tutti i commensali, nessuno escluso. Basta entrare nella dinamica del Regno che vuole giustizia, solidarietà amore e pace secondo quello che lo stesso Gesù indica e promette e che oggi come oggi risulta essere l'unica possibilità di risollevamento nelle nostre difficili e insostenibili situazioni di disagio morale e material

Accettare la realtà del Regno di Dio, coltivarla ed entrare in comunione con lo stesso Cristo vuol dire avere la garanzia del banchetto, ossia della gioia di questa vita mentre aspettiamo l'altra, attraverso la riscoperta della chiave di volta per la soluzione di tutti i problemi e se non la si considera sotto questo aspetto di letizia non la si potrà mai comprendere e accettare in quanto risuleterà solo elemento di sottomissione ad un giogo che noi stessi ci saremo procurati come pesante e gravoso.

 

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