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TESTO Si stupirono

don Luciano Cantini  

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Maria Santissima Madre di Dio (01/01/2019)

Vangelo: Lc 2,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Andarono, senza indugio, e trovarono
Il vescovo Lancelot Andrewes (1555-1626) nel suo sermone per il Natale 1618 osserva: «Nel messaggio dell'angelo ci sono due parti: “La nascita, e. il ritrovamento”. Perché questa è una festa doppia: non solo la festa della sua nascita, ma anche la festa del suo “ritrovamento”. Per questo l'angelo non conclude l'annuncio con è nato per voi, ma dice altro: “lo troverete”. Non basta dire Cristo è nato, ma, per ricavare un vantaggio da questa nascita, noi dobbiamo “trovarlo”. È nato è la parte che fa lui: lo “troverete” è la nostra. Se non lo troviamo è come se non fosse nato. Per noi, per tutti. Nasce per noi quando lo si conosce».
Una vecchia storiella ebraica racconta di un bambino che piangendo corre dal nonno perché il suo compagno di gioco lo ha piantato in asso: stavano giocando a nascondino e siccome si era nascosto molto bene, l'altro smette di cercarlo. Il nonno gli dà ragione: Non si fa così! Ma noi con Dio facciamo la stessa cosa. Lui si nasconde e noi smettiamo di cercarlo.
Quanti di noi, delusi o disgustati abbiamo abbandonato il gioco della vita: il senso vero della esistenza, ciò che la rende autentica è proprio la continua ricerca. Mentre Dio si nasconde perché lo cerchiamo, contemporaneamente è lui che ci cerca perché ricominciamo a cercarlo; ci corre dietro, perché diventiamo capaci di trovarlo.
Ho cercato l'amore dell'anima mia; l'ho cercato, ma non l'ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amore dell'anima mia. L'ho cercato, ma non l'ho trovato (Ct 3,1-2).
I pastori non erano persone con qualità particolari, anzi non godevano di molta considerazione. ma erano svegli - vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge (Lc 2,8) - quando l'angelo è passato e si sono messi alla ricerca del Bambino.
I pastori ci insegnano che solo se usciamo da noi stessi, se ci liberiamo dai nostri pregiudizi, se accettiamo la fatica di camminare nella notte della nostra vita avremo la sorpresa di trovare.
Troveremo un neonato in fasce che è Dio, una Donna che si è fidata di qualcuno più grande di lei, un Uomo che in mezzo a dubbi e domande, sa accettare la sfida a percorrere una strada umanamente difficile.

Riferirono ciò che del bambino era stato detto loro
Cosa davvero sia successo è difficile dirlo, l'immagine che il vangelo di Luca ci offre è fantasiosa e ricca di immagini simboliche, gli angeli, la luce, la gloria di Dio..., ma la differenza tra la realtà ipotizzata e l'enfasi del racconto ci dà la misura della fede di chi ha vissuto i fatti, di chi li ha raccontati, uditi e raccontati ancora fino a diventare scritti, raccolti e tramandati. Ecco, quella fede aiuta a non credere nelle favole ma aiuta la nostra fede a vivere l'oggi e scoprirne i segni dell'azione di Dio. I pastori “dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”, ciò che hanno udito e visto diventa testimonianza.
Noi ascoltiamo solo ciò che è urlato forte e vedimo quello che abbaglia, invece ci è chiesto di gustare l'amore di Dio per noi che non è urlato e non abbaglia. L'importante è non rimanere fermi e lontani, come il gregge che è rimasto a dormire ignaro di ogni cosa perché il freddo, il buio, la fatica del cercare nella notte è ripagata dalla scoperta del Dio fatto uomo, piccolo e debole come ciascuno di noi e ci sentiamo accompagnati.

Si stupirono
Il racconto dei pastori stupisce tutti e lo stupore coinvolge tutti: chi ascolta e chi racconta anche se il fatto fa parte della natura delle cose: un bimbo appena nato, capace solo di dormire e strillare. Eppure tutti escono arricchiti da questo incontro con il bambino, col silenzio di Maria e Giuseppe, le parole dei pastori che riecheggiano quelle degli angeli: ognuno ha qualche cosa da annunciare e qualcosa da udire e vedere. Lo stupore non è sufficiente, passa rapidamente scalzato da altre emozioni e da altri sentimenti, è necessario che le parole (che diventano la Parola) si radichino nel cuore dell'uomo, come Maria che da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

 

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