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TESTO Commento su Matteo 10,26-33

padre Paul Devreux

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/06/2005)

Vangelo: Mt 10,26-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

Gesù dice: "Non temere." Ma di cosa ho paura e quali sono le cose che debbono essere svelate? Penso che Gesù parla delle sofferenze che avvelenano la vita e i rapporti umani, perché le cose da temere sono proprio gli altri tant'è vero che il sogno di molti è quello di non avere bisogno di nessuno, di essere indispensabile per tutti, il che corrisponde ad avere il coltello dalla parte del manico. Qualcuno per sintetizzare questo problema diceva: "Maledetti altri, ho bisogno di voi!".

La soluzione che propone Gesù è quella di temere Dio anziché gli uomini, cioè dare importanza a lui, scegliere di dipendere da lui, di fidarci di lui. Questo lo posso fare concretamente consegnando i miei bisogni a lui, così non ho più bisogno di piacere agli altri. E già! perché il problema di fondo è proprio questo: riuscire a piacere. Cosa non sono disposto a fare pur di riuscire a piacere. Lo faccio perché se non piaccio vengo pian piano dimenticato da tutti e mi ritrovo solo.

Facendo un minimo di introspezione mi sono reso conto che se consegno il mio bisogno al Signore e di conseguenza rinuncio a fare le cose che faccio per piacere, cioè per paura di non piacere, non ho quasi più niente da fare e posso cominciare a pregare e a fare qualcosa per gli altri senza più essere stressato dall'urgenza di piacere. Il risultato è che faccio le stesse cose molto meglio e sono felice, perché scopro che è il Signore stesso che si prende cura del mio bisogno, e lo fa molto meglio di me.

Signore, ti ringrazio perché il dono di riuscire a temerti mi da la possibilità di non temere gli uomini e di camminare in piedi in questo mondo. Di fatto pregare in ginocchio davanti a te è bello e mi dà dignità, mentre pregare un uomo in ginocchio è umiliante. Meglio temere te, Signore.

 

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