PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Conversione + gioia = carità

padre Gian Franco Scarpitta  

III Domenica di Avvento (Anno C) - Gaudete (16/12/2018)

Vangelo: Lc 3,10-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,10-18

In quel tempo, 10le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Ancora una volta ci si rivolge l'invito alla speranza e al coraggio, mentre contemporaneamente ci viene rivolta una promessa: non occorre più temere, perché il Signore sarà con noi ed estinguerà ogni lacrima infondendoci gioia per sempre. A parlare questa volta è il profeta Sofonia (I Lettura) che si rivolge alla città di Gerusalemme che, prima punita per i suoi atteggiamenti pagani e idolatrici, adesso attende il giorno del giudizio nel quale i suoi nemici verranno sterminati e lei sarà risollevata. Dio vendicherà il popolo eletto dalle aberrazioni che ha subito dai popoli nemici, Come a proposito del profeta Baruc di cui alla Lettura della Domenica precedente, anche adesso il messaggio di coraggio e di speranza si protrae indefinitamente fino ai nostri tempi e anche noi veniamo rassicurati della certezza che Dio viene a trovarci per convivere con noi. Verrà a trovarci dal punto di vista liturgico ormai a breve distanza, la notte del 24 Dicembre, quando ci commuoveremo osservando la sua prescelta umiltà nelle vesti di un Bambino indifeso, ma “viene” anche ogni qual volta avvertiamo la sfiducia e lo sconforto, “viene” in quanto si manifesta nella nostra vita sotto gli aspetti lieti e tristi. E verrà anche al temine della storia presente, quando apporterà il suo giudizio definitivo di giustizia. In ciascuno di questi casi va coltivata la tenacia nella perseveranza nella fede e non va omessa la fiducia e la speranza: Dio è con noi. Soprattutto quando si tratti di eliminare il peccato, ragione dei nostri malesseri e origine di tutte i mali del mondo. Sulla scia di Sofonia (che citerà poi nel libro dell'Apocalisse) Giovanni Battista si associa anch'egli all'allegro proclama di gioia ventura, ma come già nel brano evangelico della scorsa settimana ci chiede anche l'adesione incondizionata alla nuova realtà, invitandoci alla conversione, perché possiamo prendere coscienza dei tempi nuovi che ci riguarderanno con la venuta del Messia, possiamo comprenderne la portata innovativa, la necessità, consapevoli anche del malessere esistenziale che il peccato provoca nella nostra vita. Quindi ci invita a cambiare aspettativa, a impostare pensieri e congetture secondo nuovi parametri e ad abbandonare le nostre personali convinzioni deleterie e dannose. Ci invita insomma alla conversione e questa dovrà dare effetti evidenti che siano speculari di una rinnovata condotta di vita. Giovanni si rivolge a pubblicani, categoria di persone ben nota per affari truffaldini e manovre di guadagno interessate e li invita a desistere dalle loro consuetudini disoneste. Esorta anche i soldati, evidentemente propensi a trarre benefici dalla loro posizione per derubare il prossimo, a non oltraggiare più nessuno e a vivere onestamente. In linea generale invita tutti alla condivisione, alla generosità e alla concordia. Se ci si è convertiti ciò significa che si è operata una radicale trasformazione di noi stessi, che si è optato per un serio itinerario di cambiamento e che si è seguito costantemente un serio percorso di rinnovamento interiore abbandonando i propri criteri e orientandosi in tutto verso il Signore. La conversione porta a preferire le vie di Dio alle nostre, a bandire le illusioni e le subdole promesse del peccato dalla nostra vita e ad impostare anche il nostro pensiero secondo Dio. Quale conseguenza logica potrebbe apportare tutto questo se non l'evidenza di fatti edificanti quali le opere di misericordia e di carità? Chi si è convertito non può che darsi costantemente al bene, producendo sempre il meglio. Giovanni ci esorta alla conversione non senza che questa apporti i dovuti frutti di bontà e di carità.

E difatti non può esserci per noi Avvento in assenza di carità e fin quando non assumiamo almeno una piccola iniziativa a favore di poveri e bisognosi non possiamo affermare di vivere adeguatamente questo tempo privilegiato. Non possiamo arrivare alla festa di Natale banchettando lautamente senza aver considerato che parecchia gente, anche poco lontano da noi non sopravviverà fino a sera per assenza di generi di prima necessità. Ecco perché è importante che ci adoperiamo almeno in un atto di carità concreta verso coloro che vivono nella necessità e nel bisogno, considerando che l'amore al prossimo è la risultante di un Avvento vissuto davvero intensamente. Anche una serie di piccole rinunce personali per destinare l'equivalente in opere di bene allieterà certamente coloro che ne beneficeranno e non mancherà di apportare soddisfazione anche in noi stessi. Ma aldilà delle singole iniziative di bene, la predisposizione alla venuta del Signore deve caratterizzare il nostro stesso spirito di persone trasformate e rinnovate secondo la logica dell'amore che scaturisce da una fede sincera e da una retta coscienza (1Tm 1, 5). Riflesso della conversione e della predisposizione non può che essere la serenità esteriore che rimanda a un'interiorità limpida, sincera e coerente.

Chi gioisce per un lietissimo evento non pensa mai a propositi di male ma almeno sul momento è capace di amore e di condivisione, nel partecipare a tutti la sua gioia. Così altrettanto quando veniamo raggiunti dalla lieta notizia del Signore che viene ad affrancarci da ogni male non possiamo che trasudare la gioia nella concretezza delle opere di edificazione reciproca.

L'arrivo del Signore a Natale ci rallegrerà, motiverà le nostre speranze, accrescerà il vigore della nostra attesa, accentuerà la nostra preparazione, questo perché è in se stessa un'attesa di gioia e non di trepidazione. La gioia comporta certamente serenità interiore e fiducia, benessere e stabilità d'animo, ma per ciò stesso comporta apertura al prossimo nella condivisione e nella carità. Chi gioisce dona e moltiplica il dono di se stesso: "Non angustiatevi per nulla... siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!" Come Giovanni Battista aveva promesso la novità di vita per ciascuno ("Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio") così anche Paolo si mostra esultante nel monito alla gioia e alla letizia in vista della prossima venuta del Signore.

 

Ricerca avanzata  (53968 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: