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TESTO A farci fiorire è l'amore

don Angelo Casati  

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Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (08/12/2018)

Vangelo: Lc 1,26b-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26b-28

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

Parliamo di un concepimento. Maria concepita per opera di una donna e di un uomo. La tradizione ha dato loro un nome, Anna e Gioacchino. E si è voluto anche inventare un giorno. Ma in realtà chi lo conosce? E' nel segreto. E non solo nei noli e nel giorno. C'è come un segreto che avvolge il concepimento, ogni concepimento. E come potremmo violarlo con le nostre parole? Anche oggi che sfioriamo nel pensiero e nelle parole il concepimento di Maria. E' un atto intimo: avvenne nel silenzio di un grembo, nel tepore di un grembo.

Mi è caro pensare che l'inizio sia in questo silenzio e in questo tepore. Nel silenzio di una donna e di un uomo, ma - vorrei aggiungere - anche nel silenzio e nel tepore di Dio. Mi viene da dire "nel grembo di Dio". Perché Dio, secondo la bibbia, non accetta di essere declinato, nel suo mistero, solo al maschile. E' scritto che ha viscere di madre. E' grembo, Dio! All'inizio un grembo e uno stupore. Certo lo stupore negli occhi di una donna che sente di essere abitata, ma gioia anche negli occhi del suo uomo che non finisce di fissarla teneramente.

Forse a qualcuno di voi ritorna al cuore un affresco di Giotto, nella cappella degli Scrovegni a Padova, dove Giotto - e sembra quasi commosso - racconta "l'incontro di Anna e Gioacchino alla porta Aurea". Li racconta in un bacio. E con quale tenerezza si baciano. Non lo dimentichi. Di quanti pensieri fosse abitato quel bacio a noi è dato quasi di presentire. Nella festa dell'Immacolata concezione stiamo parlando di questo Voi capite come a parlarne oggi - ma non siamo ancora arrivati a questo -- ci vorrebbero qui tra noi, non i preti ma una donna e un uomo.

A raccontare l'emozione di un concepimento, loro che hanno vissuto nel mistero un evento incredibile, l'inizio di una vita. Perdonate se ho indugiato sul concepimento. E' perché quest'anno mi ha sfiorato un pensiero, questo: che noi scivoliamo quasi sempre via dal termine "concezione", per parlare subito di immacolatezza. Cancellando qualcosa di grande. E che cosa è immacolatezza sembrano raccontarlo le prime parole dell'angelo che abbiamo ascoltato. La lettura del brano del vangelo di Luca, giustamente oggi si fermava alle prime parole dell'angelo: "Rallegrati, piena di grazia, Il Signore è con te".

L'angelo sembra dare alla ragazza di Nazaret quasi un nome nuovo: "piena di grazia", nome che in greco non allude a una virtù. Potremmo dire: "tu straordinariamente amata". Parola che giustamente possiamo riferire al concepimento, perché quando sei concepito tu non hai nessun merito, sei solo avvolto, da un amore. Tu sì, colma di amore, Maria, tu colma di amore gratuito, di grazia, di bellezza nel tuo inizio. Poi a quell'amore, inimmaginabile, da umile serva, hai risposto lungo tutta la tua vita. Anna e Gioacchino ti videro fiorire.

C'era in quel tuo inizio, in abbozzo, il sogno di Dio su di te. Era l'amore di Dio a farti fiorire. Alla memoria mi vengono le parole di un poeta greco, Nikos Kazantzakis."La quercia chiese al mandorlo: parlami di Dio. E il mandorlo fiorì". Maria fiorì. Dio la fece fiorire, l'amore la fece fiorire. Perché, vedete, è l'amore che ci fa fiorire, che ci rende immacolati. A questo proposito vorrei dirvi che non finisce di stupirmi il testo che oggi ci è stato letto della lettera agli Efesini. Prima di tutto perché parla di una benedizione dall'inizio, potremmo dire dal concepimento del mondo.

Una benedizione non ritrattata: la storia di Adamo ed Eva, cioè del terrestre e della sua donna, di noi umani, non finisce con la vittoria del male, del serpente. Adamo dà un nome di vita alla sua donna. La benedizione dell'in principio rimane. Attraversa la storia, giunge a noi, si protrarrà dopo di noi. Nella lettera agli Efesini infatti si parla di Dio che "ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nell'amore". Pensate, a farci santi e immacolati è l'amore. Nel concepimento è scritto questo sogno per Maria, e per ciascuno di noi: "nell'amore".

Questa festa ci dice che, come Maria, anche ciascuno di noi, fin dal grembo, è concepito, è pensato, con un sogno:, quello di amare. E' l'amore che ci fa vivere. Ma il sogno di Dio prende per ciascuno di noi forme e cammini diversi, diversi quanti siamo noi. Guai alla pretesa di omologare. E' tradimento, tradimento della fantasia di Dio, omologare i cammini. Il sogno che abita ciascuno va onorato, va rispettato, va fatto fiorire. Il nostro sogno e il sogno di tutti, di ciascuno. Quando ti nasce un figlio o una figlia pensa che è abitato da un sogno. Quando incontri una persona, chiunque sia, pensa che è abitata da un sogno sin dal suo concepimento, dal suo "in principio" .

Fa' tacere le urla del disprezzo. Ripeti a tutti, senza stancarti, che va onorato. Guardati dal violarne la sacralità. Lo scriveva anni fa, parlando del Battesimo dei bambini, Eugen Drewermann e vorrei concludere con queste sue bellissime parole. Che mi sembrano molto in sintonia con i pensieri che oggi ci siamo scambiati. Scrive: "Quando portiamo un bambino in chiesa a ricevere il battesimo vogliamo rendere evidente con questo gesto che un essere umano, che è nato come figlio dei suoi genitori, non deve mai sentirsi soltanto un prodotto di altre persone, il frutto del suo ambiente o il risultato delle aspettative altrui.

Egli possiede un proprio io che è scaturito dalle mani invisibili del suo Creatore. In quanto essere umano è un essere che con la fronte tocca il cielo e che ha un cuore grande quanto il mondo. Ed è così che deve poter vivere: libero, grande, pieno di dignità. E il suo nome deve poterlo ricevere nello spazio del sacro poiché anche per lui sono valide tutte le profezie, tutte le promesse dei visionari e dei profeti di tutti i tempi; anche in lui vive e prende forma una tessera della salvezza del mondo.

Nessuno intorno a lui avrà il diritto di offuscare questa pura luce di Dio nel suo cuore e nessuno avrà il diritto di oscurare o di sbarrare la strada che lo riporta alle stelle".
Questa festa ce lo ha ricordato.

 

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