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TESTO Deponiamo le nostre vesti di lutto e di buio e rivestiamoci di gioia e di luce

padre Antonio Rungi

II Domenica di Avvento (Anno C) (09/12/2018)

Vangelo: Lc 3,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,1-6

1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

La seconda domenica di Avvento è dedicata alla figura di Giovanni Battista, il precursore di Gesù Cristo. Egli con parole semplici e incisive, riportate dal testo del Vangelo di Luca, ci invita a preparare la strada al Signore che viene. Di lui il testo del Vangelo ci dice esattamente chi era e lo colloca in un contesto storico e geografico preciso.
A conferma che non si tratta di un personaggio inventato e creato per fare da controparte alla figura di Cristo, ma di un personaggio reale e ben conosciuto, al punto tale che ha i suoi discepoli e il suo seguito, essendo egli un maestro dello spirito, il vero ultimo profeta prima della venuta di Cristo. Le parole che ascoltiamo, oggi, nel brano dell'evangelista Luca ci aiutano a capire cosa significhi davvero preparare il nostro Natale, avendo come icona di riferimento il Precursore: “Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. L'attività missionaria ed evangelizzatrice di Giovanni Battista sta nella sua itineranza, nel suo coraggio dell'annuncio e nel contenuto di quello che dice alla gente. Gira per tutta la regione del Giordano, dove lui predicava. E cosa dice alle persone a cui si rivolge? Dice semplicemente di convertirsi e di ricevere il battesimo che egli amministrava, come espressione della propria condizione di peccatori e quindi bisognosi di salvezza, che lui non poteva dare, ma alla quale preparava, in vista della venuta del Signore. E riportando il testo del Isaìa, egli diventa la voce che grida nel deserto ed invita a preparare la strada al Signore. Il che vuol dire che bisogna camminare in una certa direzione ed agire in un determinato modo: raddrizzate i sentieri, riempire i burroni, abbassare i monti e i colli, raddrizzare le vie storte, tortuose e difficoltose. In altri termini con immagini simboliche, Giovanni Battista, come l'antico profeta Isaia, ci suggerisce di riesaminare la nostra condotta di vita e buttare via tutto ciò che non va nel nostro comportamento.

La prima cosa da dismettere è la veste di lutto, come ci ricorda il profeta Baruc nella prima lettura di questa domenica. Una veste che non si addice a chi attende la venuta di una persona che può cambiare le sorti personali e sociali.
L'attesa del Messia è vista come la soluzione ultima a tutti i problemi del popolo di Israele. Ecco perché i profeti che leggono in positivo questo arrivo, mettono il risalto ciò che sicuramente accadrà. Il testo biblico è un inno alla speranza e alla rinascita complessiva di Gerusalemme e di Israele. Dopo le tante sofferenze e i problemi di deportazione e di esilio, si guarda al ritorno non solo in patria, ma al ristabilimento del diritto e della giustizia, di una nuova vita più armoniosa e tranquilla che il Signore donerà al suo popolo, dopo l'esperienza della sofferenza. La seconda cosa da fare è recuperare i valori come la giustizia e una fiducia totale nel Dio che salva. La terza cosa da fare è quella di confidare pienamente in Dio che ristabilirà ogni cosa. D'altra parte, la venuta di Gesù sulla terra, il suo messaggio è un forte appello a tutti questi valori dimenticati ed abbandonati nel tempo, per andare dietro a falsi dei e a soluzioni di credibili e certe dei problemi di Israele. Cosa che viene espressa con estrema precisione e concetti dal Salmo 125 che è quello della speranza e del riscatto del popolo santo di Dio: “Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia”. Sorriso e gioia sono le cose più importanti che un vero riscatto può dare la venuta del Signore. La convinzione poi che: «Il Signore ha fatto grandi cose per noi» ci riempie di gioia.Infatti. come in tutte le situazioni personali e sociali, dalla condizione della sofferenza, si passa a quella del sollievo. E allora chi ha seminato nelle lacrime, incomincerà a sperimentare la gioia. Chi non ha avuto niente, avrà molto e possederà i beni veri della vita.

Di questo è fortemente convinto l'apostolo Paolo, quando scrive ai Filippesi, di cui un passo della sua lettera oggi ascoltiamo come seconda lettura: “Quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente”. L'apostolo è convinto che lo Spirito Santo che ha iniziato in noi l'opera della nostra santificazione, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù”. Preciso riferimento all'ultimo avvento di Cristo. Per questo motivo l'Apostolo prega che la carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, tra i cristiani di Filippi, perché possano distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio”. Possiamo dire che si tratta di un accompagnamento spirituale e formativo della comunità cristiana di Filippi, risultato particolarmente utile alla stessa.

E come sempre vogliamo chiudere questa nostra riflessione, riportandoci idealmente a spiritualmente alla celebrazione eucaristica di questa seconda domenica, il cui contenuti essenziali sono espressi dalla preghiera iniziale, la colletta, considerata la sintesi di quello che oggi chiediamo a Dio nella preghiera: “O Dio grande nell'amore, che chiami gli umili alla luce gloriosa del tuo regno, raddrizza nei nostri cuori i tuoi sentieri, spiana le alture della superbia, e preparaci a celebrare con fede ardente la venuta del nostro salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio”. Amen.

 

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