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TESTO Il Re di cuori

don Marco Pozza  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) - Cristo Re (25/11/2018)

Vangelo: Gv 18,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

L'armato e il disarmato. Pilato è armato di un'arma gagliarda: del potere. Cristo, oramai ridotto ad un brandello di stracci e schiaffi, il potere non lo ha mai avuto, mai l'ha voluto. Il potere di Pilato, s'intende: «Sei tu il re dei Giudei?» è la domanda che il governatore pone al Suddito. Che, fedele alla sua pedagogia, a domanda risponde con una domanda: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?» L'interrogatore, d'un tratto, si tramuta in interrogato. E' tutta una questione d'identità, entrambi stanno compilando la loro carta d'identità: «Non si può conoscere veramente la natura di un uomo - scriveva il pensatore Sofocle - finché non lo si vede gestire il potere». Il potere è l'afrodisiaco supremo: fare i conti con esso è raccontarsi, mostrarsi per quello che si è. Pilato è un fifone, ha paura, teme di fare cilecca: quell'Uomo gli è d'inciampo nella sua scalata, averlo contro è non dormire sonni tranquilli. “Chi sei, tu che m'interroghi?”: è questa la domanda che il Cristo gli ribatte nella loro partita a ping-pong. E' geniale Cristo: non odia il potere, giacché lui ricorda bene di non aver mai sentito un uomo che abbia attaccato il potere senza volerlo tutto per sé. In questo, scrive E. Canetti, «i moralisti religiosi sono i peggiori». Cristo non lo attacca, lo sfida: anche Lui è un potente. Ha dimostrato a Betlemme di che pasta era fatto, sin da bambino: in quel tempo occupava lo spazio di una culla, ma già mostrava i tratti di chi era convinto di occupare il mondo intero. “Se non lo capiscono, saranno affari loro!”

Pilato, il fifone, è pure grullo: «(I tuoi) ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?» Non capisce, il potere, che il Potere non ha né corte né cortigiani: chi ha se stesso in suo potere costui è il vero potente. E sarà capace di governare il mondo intero. Da tre anni - più i trent'anni di apprendistato a Nazareth - Colui che ora sta in fronte a Pilato racconta la solita storia, l'unica che Lui abbia a sua disposizione: «Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino; convertitevi, credete al Vangelo» (Mc 1,15). Pochi gli han dato retta: «La storia è sempre la stessa: la vecchia storia dell'indifferenza, suonata in diverso tono, da cuori nuovi e in tempi nuovi» (F. Sheen). Da subito mise le cose in chiaro. Parlò di Regno, ch'è sempre legato ad un potere, ad un governo, all'autorità. Ne parlò così a lungo, a fondo, che mise in subbuglio il mondo intero: “Questo ci espelle tutti. Mettiamoci tutti d'accordo, amici e nemici: facciamolo fuori il prima possibile”. Quello che tutti ebbero chiaro fu che quell'Uomo non lasciava indifferente nessuno. Parlava del potere, certo: ma quando il pitocco di Satana glielo offrì, lo rifiutò. Era strano come uomo. Però lo voleva il potere, voleva quello vero. Lo fraintesero: mentre parlavano, loro guardavano verso il basso, Lui verso l'alto. Il fraintendimento è tutt'ora in corso: “Cosa vuole fare da grande quest'uomo?” si dibattevano l'uno all'altro. Voleva diventare, questo voleva: «Tu lo dici: io sono re». E' chiaro una volta per tutte? «Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo». Era da quand'era piccolo che sognava di diventare Re. Per questo, adesso è chiaro, non c'era posto per Lui: c'era la fila per diventare re a quel tempo. Le iscrizioni sono a numero chiuso: «Non c'era posto per lui a Nazareth quando viveva, non c'era posto per lui a Gerusalemme quando moriva» (F. Sheen).

Lui, che di diventare re mai smise di sognare, Re lo diventò: il Re dei cuori. Era l'unica regalità che andava cercando, sfidando il mondo a carte scoperte: «Il mio regno non è di questo mondo». Gli dissero ch'era pazzo, l'accusarono di sobillare il popolo, andavano dicendo che bestemmiava. Eppoi meretrici, usurai, malavitosi e donne di malcostume. Tacque, s'inginocchiò, sciacquò e asciugò. Il catino, la brocca: pane, acqua. Al livello del pavimento non trovò rivali: lavare i piedi non fa curriculum. Lui, invece, fece carriera servendo, cioè governando. Ecce homo! rise Pilato. Non s'accorse d'averlo incoronato re: “Non è un uomo qualsiasi, è l'uomo-maiuscolo!” Scivolò su una buccia di banana: disse la verità.

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