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TESTO Piccoli, instancabili, mai arresi

don Angelo Casati  

1a domenica Tempo di Avvento (anno C) (18/11/2018)

Vangelo: Lc 21,5-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 21,5-28

5Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

20Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. 21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; 22quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. 23In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Voi mi perdonerete: mentre leggevo il brano di Luca e mi si affacciavano queste immagini a dir poco inquietanti, che mi turbavano - anche se mi dicevo che appartengono a un genere letterario quello apocalittico e non vanno prese alla lettera - mi affiorava in cuore una domanda, una domanda sugli occhi di Gesù. Come saranno stati i suoi occhi, per esempio, mentre diceva: "Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta"?

Parole come queste le puoi dire anche con gli occhi duri. E invece io penso che anche quando le sue parole erano inquietanti, non per questo gli si era mutato il colore degli occhi, abitati giorno e notte da tenerezza. Per esempio il tempio e la città distrutte gli facevano dolore. Pensate, qualche pagina prima Luca racconta degli occhi in pianto di Gesù e scrive: "Quando fu in vista della città pianse su di essa, al pensiero che non sarebbe rimasta pietra su pietra". Occhi umidi, di pianto. Al pensiero gli si intenerivano.

Vorrei aggiungere che proprio un attimo prima delle parole che abbiamo ascoltato oggi, lui si era intenerito per una donna, una donna povera che, a fronte dei ricchi che gettavano, oserei dire rumorosamente, le loro offerte nel tesoro del tempio, aveva fatto scivolare silenziosamente nel tesoro le sue due monetine. I suoi occhi avevano indugiato con tenerezza su di lei. Invitò a guardarla.

Ed ecco che gli mostrano la magnificenza del tempio, quando lui - pensate - ha appena finito di elogiare la piccolezza. Forse potremmo dire che le parole che oggi abbiamo letto vanno a mettere in guardia dal mito, abbagliante ma cieco, della potenza, della prepotenza e della grandezza. Ma - già lo ricordavamo - gli occhi di Gesù, anche quando evocavano eventi tragici, non perdevano di colore, non perdevano il loro colore inconfondibile, occhi teneri e umidi.

E il pianto all'angolo degli occhi, mentre anticipava eventi drammatici e tragici della sua terra e del mondo. Così - mi sono detto - io dovevo rileggere quest'anno le parole: a partire dagli occhi teneri e umidi, di Gesù che osservava con tristezza pagine e pagine della storia dell'umanità, non però con il piglio di chi stronca e sferza, ingigantendo - cuore duro - pessimismi e soffocando la fiducia degli umani, non per turbare, ma per rincuorare, per sostenere il coraggio dei piccoli.

A lui la piccolezza stava e sta a cuore. Davanti alla perversa strisciante opera di seduzione di coloro che abusano del potere per delirio del proprio "io", lui voleva preservare ingualcibile l'anima di coloro che lo stavano ascoltando, di noi che oggi lo abbiamo ascoltato. Preservarci, mettendoci in guardia dalla grande seduzione, dalla spavalderia, dalla menzogna che sembrano trionfanti, da una prepotenza accecata dì orgoglio, da una violenza che sconfina nella spietatezza. Sembrano vincenti, sembrano dominare quasi fossero le potenze del cielo, sembrano trascinare dietro di sé il cielo e la terra.

Verrà il Figlio dell'uomo, verrà la fine dei tempi, si svelerà il principio di morte, che si annidava dentro il loro potere. Gesù, occhi teneri e umidi, conosce la fatica della storia, la fatica di coloro che si rifiutano alla Bestia - così la chiama l'Apocalisse -. Alla Bestia che vorrebbe mettere il suo marchio su tutto. Non riuscirà: le si opporranno coloro che mettono cuore e fiducia in altro, coloro che credono nel nome di Gesù, coloro che mettono il loro impegno a costruire una casa per l'umanità, Una casa per tutti, casa e non barcone, casa non ostelli di tortura.

Sì, si opporranno alla Bestia, coloro che lottano per la ingualcibile dignità, pronti a farlo, anche se tutto il mondo dovesse dire altro o fare altro. Vorrei ancora una volta dirvi come il discorso apocalittico di Gesù non finisca di colpirmi perché, a descrizioni terrificanti, succedono puntualmente verbi che non sono di resa, ma di resistenza. Terrificante in tutto il suo arco era anche questa mattina il brano di Isaia, ma sul finire del brano, ecco, sgusciano queste parole: "Farò cessare la superbia dei protervi e umilierò l'orgoglio dei tiranni".

Ebbene vorrei ricordarvi i verbi di resistenza che oggi nel brano di Luca facevano quasi da risposta alle immagini del terrore. Verbi che devono, oggi, diventare i nostri verbi. Oggi più che mai, oggi più di ieri. Eccoli, li lascio alla vostra meditazione, uno per uno. Eccoli: "Badate di non lasciarvi ingannare... Non vi terrorizzate... Avrete occasione di dare testimonianza... Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita". E infine, bellissimo, da portare come cosa preziosa nel cuore, quasi un "no" alla resa: "Risollevatevi e alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina". "Risollevatevi e alzate il capo": l'invito risuona per noi.

Ma dobbiamo prenderci l'impegno di farlo risuonare nei nostri discorsi in casa e per strada, con donne e uomini con cui camminiamo. E' urgente. Di questo c'è bisogno. Scrive un biblista, José Antonio Pagola: "Ciò che può portare alla salvezza non è la violenza travolgente che pretende di risolvere tutto con la forza né la rassegnazione di quelli che sono stanchi di continuare a lottare per un futuro migliore. Solo l'opera costante e tenace degli instancabili ci apre a un futuro migliore".

Piccoli e instancabili, mai arresi, gli occhi in attesa del ritorno del Signore.

 

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