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TESTO Commento su Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (18/11/2018)

Vangelo: Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,24-32

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,

il sole si oscurerà,

la luna non darà più la sua luce,

25le stelle cadranno dal cielo

e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

32Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.

L'anno liturgico ormai volge al termine: la prossima domenica si celebrerà la solennità di Cristo Re mentre la domenica successiva darà inizio al nuovo anno liturgico, con la prima domenica di Avvento.
Attraverso l'ufficio delle letture, della solennità odierna, la Chiesa mi invita a prestare la massima attenzione, non alla fine di questo anno liturgico, ma alla fine del mondo, che può anche intendersi come la fine della mia, della nostra vita terrena. È su questo ultimo punto che la Chiesa invitanti tutti a prestare la massima attenzione, perché dopo saremo sottoposti a giudizio.
Anche se noi non ci facciamo caso, senza accorgerci, andiamo incontro alla Verità e alla Perseveranza. Di fronte alla Verità noi scioglieremo di vivere per l'eternità come ci siamo comportati durante la nostra vita terrena, se riconosceremo di essere la sua immagine.
La buona novella che il Vangelo proclama e che, Gesù si è volontariamente offerto, sulla croce, per la salvezza di tutti gli uomini, senza alcuna esclusione. Il suo sangue è stato versato per la salvezza di tutti, nessuno escluso, in quanto Dio Padre ha tutti creato perché tutti ci ama.
Chi non è più giovane non può non ricordare l'attesa che c'era, alla fine della guerra, per il ritorno i reduci dai lager o dai campi di prigionia, di qualcuno della comunità. E descrivere la gioia del suo arrivo improvviso, dopo tanto tempo che non si aveva più nessuna notizia di lui. nell'interminabile periodo dell'attesa del ritorno ci si è chiesto più volte “quando e come ritornerà?”. È la stessa domanda che la prima generazione dei cristiani si è posta con insistenza a proposito del ritorno di Cristo. Domanda che già i discepoli avevano posto a Gesù circa la distruzione del tempio: “Dì a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose stanno per compiersi?” ( Mc 14,4).
Allorché incominciarono le prime persecuzioni, i cristiani rifletterono sulle parole che Gesù aveva detto a proposito del tempio e si chiedevano: “Quando verrà il figlio dell'uomo?” ossia “ come si arriverà alla fine?”. Ma l'evangelista ci dice che non è possibile conoscerlo.

La prima lettura, tratta dal libro del profeta Daniele, il profeta più recente, l'unico che annuncia in maniera chiara la resurrezione prima che avvenga il giudizio, ci dice che i giusti saranno chiamati alla vita eterna e “ Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.”

Il Salmista ci invita a cercare, in ogni tempo, rifugio e protezione presso Dio. in un mondo invaso da materialismo egli si dichiara credente-praticante; per lui credere nel Signore è come avere dentro di se una sorgente zampillante di felicità che gli permette di stare saldo. Sin dichiara suo amico e chiede che Dio non permetta che vada in corruzione.

La seconda lettura che, questa liturgia domenicale offre alla nostra meditazione è un brano della lettera agli Ebrei di San Paolo. In questa l'apostolo delle genti invita i cristiani a non lasciarsi ossessionare dai complessi di colpa che, ci impegna senza tregua a negoziare il nostro perdono. Questo è l'atteggiamento che la comunità dei credenti aveva nei riguardi di Dio prima della venuta di Cristo, il quale ha ottenuto, per tutti noi il perdono, una volta per tutte, e per tutti i peccati, offrendosi al Padre sulla croce.
Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva: Perciò possiamo dire che nostro Signore ci introduce in una religione altamente spirituale, fondata sull'amore filiale e non sul timore.
L'Evangelo di questa penultima domenica del tempo ordinario è un brano tratto dal 13° capitolo di Marco. Il presente erano appartiene al genere letterario “escatologico”, benché venga confuso con il genere “apocalittico”. questa confusione deriva dal fatto che entrambi questi generi letterari, “escatologie” e “apocalittica”, indagano sul futuro, sulle ultime realtà: fine del mondo e fine della mia e della nostra vita terrena. Gesù ci dice che non è importante tanto lo sconvolgimento cosmico e quando esso avverrà, perché: “Quanto però a quel giorno e a quell'ora, nessuno la sa...eccetto il Padre”, invece è moto importante scoprire nell'oggi, con vigilante attenzione, la presenza di Gesù, in quanto “Ecco sto alla porta e busso” ed è pronto a giudicarmi: il Kairòs.
Il cristiano, in quanto discepolo di Cristo, è un uomo del presente e del futuro, perché ogni istante della sua esistenza terrena è tempo di conversione, di trasformazione a immagine di Gesù-Cristo: Il nostro futuro ha già avuto inizio col nostro concepimento; ecco perché l'aborto è da considerarsi un togliere futuro a una vita nascente.
Dobbiamo, inoltre tener presente che la parola “Apocalisse” non significa catastrofe ma rivelazione. Rivelazione di quanto abbiamo desiderato, amato, cercato, che, un giorno che, solo il Padre conosce, splenderà nonostante l'apparente trionfo del male.
Dobbiamo, in quanto cristiani, interrogarci se l'annuncio, contenuto in questo brano del Vangelo, riguarda la distruzione del mondo o l'inizio di una nuova creazione, considerato che la parola Evangelo significa buona notizia. Buona notizia nella misura in cui l'uomo collabori, senza interruzione, alla costruzione della Città Santa, fondata secondo i piani di Dio e non secondo i piani degli uomini, come lo era la torre di Babele.

Revisione di vita
- Il nostro modo di comportarci in famiglia, in coppia, con il nostro prossimo è sempre alla luce del sole?
- Crediamo che al momento opportuno, che solo Dio conosce, saremmo trasformati a immagine della vera sua Immagine?
- Ringraziamo mai il Signore per l'amore che i nostri cari hanno per noi?

Marinella e Efisio Murgia di Cagliari

 

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