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TESTO Misericordia io voglio e non sacrificio

don Romeo Maggioni  

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X Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/06/2005)

Vangelo: Mt 9,9-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,9-13

In quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Se sorprendenti sono le parole di Gesù nell'annunciare il Regno di Dio e le sue esigenze, addirittura rivoluzionari sono i suoi gesti e i suoi comportamenti davanti al perbenismo un po' formale della religiosità dei farisei, che se ne scandalizzano: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicati e ai peccatori?".

Gesù chiama a far parte dei suoi apostoli addirittura un pubblicato, Matteo, uno della categoria degli strozzini e collaborazionisti più odiati dalla gente. Un gesto che è provocazione, ma fatto apposta per aprire ad una rivelazione, quella del cuore di Dio, ben più largo e generoso d'ogni nostro schema mentale.

Di fronte a un Dio così, si richiede una risposta di fede piena di confidenza che allarga il cuore alla serenità e all'abbandono; e un susseguente modo di vivere che traduca la stessa carità di Dio nel rapporto tra di noi.

1) L'AMORE DI DIO

L'immagine che Gesù dà di sé, e quindi di Dio, è indicata nel buon pastore che va in cerca della pecora smarrita: "Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli" (Mt 18,14). Questi piccoli sono in realtà i peccatori, che provocati dall'amore premuroso di Dio, vi corrispondono con una sincera conversione: "Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione" (Lc 14,7). "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Dio dà credito a tutti, anche e soprattutto a quelli che più ne hanno bisogno per potersi rifare una vita.

Questa preferenza di Dio è la spia della radice del suo amore per noi: nasce da una pura gratuità, non da meriti o dalle buone disposizioni di uno. Il suo è un amore universale, senza preferenze di persone. Proprio perché gratuito, è più disponibile là dove la gratuità si esalta - "quando noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi" (Rm 5,8.10), e diviene perciò misericordia e perdono. E' la caratteristica tipica del cuore di Dio. Ce lo richiama Gesù con forza: "Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio".

Quest'ultima frase di Gesù, in polemica coi farisei, sembra dichiarare esplicitamente che non è il culto ben fatto a salvare l'uomo se poi questi manca di carità e di misericordia! Non credetevi giusti perché osservate la legge quando disprezzate i più deboli. Dio non si comporta così. Vuole che agiamo come lui: "Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono" (Mt 5,23-24). "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro" (Lc 6,36).

2) LA RISPOSTA DELL'UOMO

"Affrettiamoci allora a conoscere (o meglio forse: riconoscere) il Signore", ci dice la prima lettura. Se il cuore di Dio è così grande, se l'amore di Dio è gratuito e universale, se ciò che gli è proprio è il perdono e la misericordia, apriamoci a Lui con assoluta fiducia e sicurezza. "La sua venuta è sicura come l'aurora". Sempre benefica è ogni sua visita: "Verrà a noi come la pioggia d'autunno, come la pioggia di primavera, che feconda la terra". Anzi, il Signore questa fiducia, dopo tutte le prove che ha dato, quasi la pretende da noi: "Che dovrò fare ancora per te?". Si lamenta della poca corrispondenza: "Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce".

Vuole una fede più coraggiosa, come quella di Abramo. "Abramo ebbe fede sperando contro ogni speranza; egli non vacillò nella fede", anche di fronte alla promessa divina così strana di dargli un figlio in età così avanzata. "Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto Egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento" (II lett.). La promessa e la fedeltà di Dio sono il contenuto concreto della nostra speranza, non sono mai le pretese di nostri meriti o di nostre evidenze. "Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui, ma anche per noi, ai quali sarà ugualmente accreditato".

Per noi la fede ora è nel gesto di Gesù "messo a morte per i nostri peccati e risuscitato per la nostra giustificazione". La misericordia di Dio per noi si è espressa in Gesù. Al suo atto di salvezza dobbiamo indirizzare tutta la nostra fiducia. Questo è il vero culto gradito a Dio; questa è la giustizia che ci salva. Dice Osea: "Voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti". Gli fa eco il Salmo 50: "Poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi" (18-19). In sostanza: alla misericordia di Dio deve corrispondere il nostro credere alla sua misericordia e il tradurla poi nella nostra esistenza quotidiana nei confronti di tutti.

"Gesù, passando, vide un uomo seduto al banco delle imposte, e gli disse: Seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì".

Se Dio dà credito proprio a tutti, quel che conta è la nostra risposta pronta alla sua chiamata. E capita che questa nasca positiva proprio là dove meno la si aspetti! Tutto il vangelo è pieno di questi episodi, dove "i primi saranno ultimi e gli ultimi primi" (Mt 19,30). Aggiunse un giorno Gesù: "Molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei cieli, mentre i figli del Regno saranno cacciati fuori nelle tenebre" (Mt 9,11). E' un avvertimento che deve far riflettere noi che la fede l'abbiamo avuta fin dall'infanzia!

 

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