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TESTO Alzati, accostati, sali...

don Angelo Casati   Sulla soglia

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I domenica dopo la Dedicazione (Anno B) (28/10/2018)

Vangelo: Mc 16,14b-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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14Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. 15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

La casa, le strade e il carro. Questa domenica i pensieri si muovono tra casa e strade e carro. La casa è quella degli undici - uno aveva tradito - erano a tavola, immaginate i discorsi e soprattutto le emozioni che si portavano in cuore quegli undici dopo che il loto maestro era stato giustiziato. Era il terzo giorno e che giornata! Arriva da loro il mattino una donna, Maria di Magdala a dire che Gesù era vivo, che era apparso proprio a lei. E loro non le credono. E poi perché proprio a lei, a una donna? Erano poi arrivati due discepoli a dire che l'avevano visto lungo la strada mentre stavano andando in campagna. E non gli avevano creduto.

Ora sono a tavola. E in fine, "in fine", appare anche a loro, quasi li mettesse per ultimi: "in fine". E li rimprovera per la loro incredulità. Avrebbero dovuto, secondo lui, credere alla donna e ai due itineranti. Ma - diciamocelo - non era poi così facile credere che uno, il loro maestro, che avevano visto giustiziato su una croce, dissanguato, fosse vivente. Loro erano ancora in preda al fantasma del fallimento. E quante volte anche noi siamo in preda al fantasma del fallimento. E la casa come una bolla chiusa, e i discorsi della tavola come se non ci fosse più niente da sperare.

Io penso a volte di meritarmi il rimprovero di Gesù. Credere è affidarsi, è dare fiducia a coloro che hanno visto! Pensate quante volte liquidiamo come fossero fantasie le parole di chi, non dico "ha visto", ma ha "intravisto" qualcosa che parla di risurrezione, quella di Gesù in primis, ma poi anche quella della terra. Come se rimanessimo in una casa senza finestre, in un bozzolo senza vita, avvitati su noi stessi, in pensieri che non guardano più in là delle pareti, le nostre. E' allora che io mi sento come uno degli undici, uno di quelli che nella vita non sanno dare credito. E sento la voce di Gesù che mi rimprovera.

Ma contemporaneamente assisto all'inimmaginabile - pensate - a qualcosa che ha dell'incredibile, perché Gesù non è uno rinchiuso in un bozzolo, neanche nel bozzolo dei pensieri scontati! Lui ai rimproverati, a gente come me, dice: "Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura". E dice loro: "Rendete credibili le parole con gesti di attenzione, di tenerezza, di cura verso tutti coloro che incontrerete". Voi mi capite, come li spingesse fuori casa, lontano dalla tavola del lamento, della sfiducia, del fallimento, fuori, per le strade del mondo.

Ebbene in questo orizzonte, "per le strade", vorrei rileggere con voi il brano degli Atti degli apostoli per il quale - lo confesso - subisco una sorta di innamoramento. E mi commuovo ogni volta che lo rileggo, ogni volta che, come questa mattina, lo sento leggere. Sento leggere di Filippo, uno dei primi diaconi, e di un eunuco senza nome, un amministratore dei beni della regina di Etiopia. E poi il carro. Indimenticabile per me quel carro! Potremmo parlarne per ore, ma oggi mi costringo solo a qualche annotazione. Siamo fuori, fuori dalla casa senza finestre, il mandato di Gesù prende forma: "Andate in tutto il mondo". Siamo sulle strade. Come dovremmo essere oggi.

Annoto un verbo, il primo nelle parole dell'angelo a Filippo, quasi un punto di partenza; gli disse. "Alzati". Pensate, quante volte nel vangelo: "Alzati". Fu il comando di Gesù alla ragazzina dodicenne che giaceva morta, a Lazzaro che era chiuso in una tomba, allo storpio piegato dalla sua infermità. Ebbene in greco il verbo è il medesimo che ritroviamo per dire risurrezione - "anàsteti", "alzati!", "sorgi" - verbo che dice risurrezione, resistenza. Fuori dall'aria della morte. Giorni fa uno psicanalista, Massimo Recalcati, parlava di una risurrezione laica, proprio riandando alla parola aramaica "Kum". Voi ricordate che alla ragazzina Gesà disse: "Talita kum", "Fanciulla, alzati".

E Recalcati commenta: " La parola Kum!, Alzati!, è un appello che esige movimento, rilancio, responsabilità di un atto che sappia riaccendere la vita. In gioco è l'evento della sorpresa che sempre accompagna il "miracolo" dell'uscita della vita dalla zona sepolcrale della morte". Mi chiedevo se non è questa la parola da ridire in questo momento a una chiesa timorosa, a una società tentata da parole disumane, chiusa in una zona sepolcrale, tanto è funereo il pessimismo dilagante. "Alzati", la parola delle fede. "Alzati" riprendiamo in mano la vita.

L'angelo dice "Alzati" e aggiunge parole che sembrano un'assurdità: "Va' verso il mezzogiorno sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza, essa è deserta". Sembra di sentire tutte le nostre obiezioni: "Ma è deserta!". Le accuse anche in ambiti ecclesiali per un mondo accusato di essere irrimediabilmente perduto, deserto! Quasi fosse inutile uscire e parlare, "stiamo a curare i nostri!". L'angelo sorpassa le obiezioni. E' deserta? Ebbene là dove tu accusavi il deserto, passa un carro, sul carro un eunuco, un etiope. "Disse allora lo Spirito a Filippo...".

Pensate, dopo l'"alzati" dell'angelo, è questo ciò che dice lo Spirito e lo dice ripetutamente anche alla chiesa dei nostri giorni. Lo Spirito disse: "Va' avanti e accostati a quel carro". Possono essere un'infinità i carri d'oggi dove qualcuno legge e si fa domande". Sano farsi domande! "Va' avanti": dice. Quante cose, troppe, ci fermano! "Va' avanti!". Forse, davanti a difficoltà e delusioni, dovremmo far risuonare più spesso nel cuore questa parola che lo Spirito dice a Filippo, ma anche a noi oggi: "Va' avanti". Guarda avanti. E lo Spirito aggiunge: "Accostati a quel carro".

E l'eunuco - deve aver visto, immagino, gli occhi buoni di Filippo, era uno di cui ci si poteva fidare - lo fa salire sul carro e inizia il dialogo sul libro delle Scritture che stava leggendo. Tutto sul carro, voi mi capite, a distanza di viso: "Accostati, Sali". Leggo ed è come una invasione di pensieri, quasi una indicazione per i nostri giorni. Sai sul carro della gente, sali sulla metropolitana, entra in una casa. Stare fianco a fianco.

Forse circostanze di tempo diverse ci hanno portato a segnare distanze: pensate al parlare dall'alto delle declamazione, dall'alto dei pulpiti. Oggi - posso sbagliare - a me sembra sia ritornato il tempo degli inizi, il tempo del carro. Per le strade e sul carro. Non dall'alto in basso, ma a distanza di occhi, dentro le domande che non sono mai totalmente spente. Per raccontare, come fece Filippo, di Gesù e del suo vangelo, notizia buona. Sui carri. Mi fermo qui.

Sono certo che voi scoprirete infinite altre cose, preziose, nelle pieghe del racconto.

 

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