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TESTO Regnare è servire

don Maurizio Prandi

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (21/10/2018)

Vangelo: Mc 10,35-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,35-45

35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

È un brano importante quello che abbiamo appena ascoltato, una Parola alla quale sarebbe bene fare riferimento ogni giorno, da tener presente come guida per il cammino della nostra comunità parrocchiale.

C'è un antefatto. Gesù sta camminando con i suoi discepoli e questi, come sappiamo, non hanno ancora realizzato bene il momento che stanno vivendo., tanto che Gesù valuta che per la terza volta debba dire loro che pur essendo Dio, morirà! Per la terza volta in pochi giorni Gesù apre loro una porta, la porta del dono, la porta del servizio; per la terza volta dice ai discepoli: io, che sono Dio, sono così! E non si scandalizza se i suoi discepoli (tutti!) dicono a lui: noi invece, siamo cosà! Pochi giorni fa un'insegnante di religione mi diceva che a scuola le hanno fatto una domanda: considerando tutto, se Gesù non fosse morto e risorto, per la mia vita di oggi, cosa cambierebbe? Cosa rispondi a una domanda così? Certamente la risposta del catechismo è importante, c'è di mezzo la salvezza degli uomini, è morto per salvarci dai nostri peccati; ma prima c'è altro secondo me: a me un giorno non ha convinto questa cosa della salvezza, a me ha convinto il fatto che Dio sia così come Gesù ce lo ha raccontato! Cambierebbe molto se Gesù non fosse morto e risorto, perché non sapremmo chi è Dio, non conosceremmo il suo volto e le sue scelte! Continua Gesù, con pazienza, a raccontare Dio e il suo modo di essere, di agire, l'atteggiamento di Dio nei confronti degli uomini è quello: camminare con loro, dare la vita. Tutto questo, nei confronti dei discepoli suscita le reazioni più varie e loro, se Dio è questa totale disponibilità, se la sua è una vita della quale tutti possono disporre a piacimento, pensano che tanto vale osare, tanto vale chiedere perché il profitto sia il più alto possibile! E allora si sentono autorizzati a chiedere un po' di tutto!

È interessante che questo modo di fare, di agire di Gesù faccia emergere quello che gli uomini, in ultima analisi, sono. Gesù è umile, Gesù è un non violento. Cosa sono veramente gli uomini lo vedi davanti agli umili, davanti ai poveri, davanti ai deboli (la debolezza intesa dalla seconda lettura), non certamente davanti ai potenti! NOI VOGLIAMO! Dicono Giacomo e Giovanni, e Gesù, ancora una volta, con pazienza, di fronte all'incomprensione, alla piccineria fa emergere il desiderio di fare un pezzo di strada insieme: cosa volete che io faccia per voi? E' una bella domanda. Gesù non avvalla, Gesù non scende a loro livello, Gesù non asseconda, anzi! Rilancia sul piano del desiderio: cosa desiderate? Cosa vi sta a cuore? Cosa vi abita? E io? Cosa desidero? Cosa mi sta a cuore? Cosa voglio? In fondo Gesù è preoccupato di cosa Giacomo e Giovanni possano decidere per la loro vita e allora, molto semplicemente dice loro dove lui è, cosa ha deciso di fare della sua vita.

Cosa risponderebbe un povero? Cosa risponderebbe un malato? Ricordo che don Luciano, che è stato parroco in val Graveglia, negli ultimi giorni della sua malattia diceva ad un suo amico che gli domandava cosa potesse fare per lui: parlami di Dio, parlami di Gesù. Cosa mi preme? Cosa mi sta a cuore? Perché quando capisco che qualcuno può volere qualcosa da me non ho mai presente la prima risposta che Gesù dà ai suoi discepoli, la sua prima preoccupazione? Che Giacomo e Giovanni siano immersi nella sua Pasqua. Donarsi, servire: è la Pasqua di Gesù!

C'è un momento molto forte nel vangelo di oggi, quando Gesù dice ai suoi discepoli: tra voi non è così! Perché se è così, ovvero se desiderate il potere per qualcosa che non sia il servizio, voi non siete mia comunità! Papa Giovanni Paolo I° scriveva: Né persone singole né famiglie né comunità parrocchiali si possono dire veramente cristiane, se rimangono passive, fredde e chiuse di fronte alle sofferenze degli altri. La chiesa è una comunità di persone che reciprocamente si servono a partire dall'amore gratuito di Dio e questo è quello che celebriamo tutte le domeniche, anche se ce lo dimentichiamo, anche se facciamo il gesto del servizio una volta sola all'anno, è bene ricordare che prima di spezzare il pane Gesù ha lavato i piedi ai discepoli. Mi veniva in mente questo: anche se non è previsto dalla liturgia, potremmo, nella messa di Gesù Cristo Re dell'universo tra un mese, proporre questo gesto, per fare memoria, ancora una volta dell'insegnamento vissuto da Gesù, ovvero che regnare è servire, e che l'unico potere che abbiamo come chiesa è quello dell'amore che si manifesta nel servizio gratuito e disinteressato.

 

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