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TESTO Se lasci fare a Dio il suo mestiere

don Giacomo Falco Brini  

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (14/10/2018)

Vangelo: Mc 10,17-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Un uomo corre incontro a Gesù. Ha qualcosa di urgente da chiedergli, per questo corre. Cade in ginocchio davanti a Lui. In qualche modo riconosce la sua autorità: cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna? (Mc 10,17) E' sulla buona strada. Riconosce che c'è un'eredità più importante di cui preoccuparsi. E riconosce a chi bisogna rivolgere questa domanda. Quanti oggi, tra i cristiani, se ne preoccupano? Quanti credono che la vita eterna dipenda dalle scelte che faccio su questa terra? E chi davvero da autorità alle parole di Gesù? La Parola vivente di Dio in carne e ossa a cui nessuno si può nascondere (Eb 4,13), vede quell'uomo sul terreno in cui si muove: la Legge. Gli rammenta di essa e così scopriamo che trattasi di uomo inappuntabile su quel terreno: maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza (Mc 10,20). Mi ricordo che quando ascoltavo per la prima volta questo vangelo, più o meno all'inizio della mia conversione, coloro che poi lo commentavano lo identificavano come il “giovane ricco”. Avevo circa 22 anni e mi accorgevo che non avrei mai potuto dire la stessa cosa al Signore, anche se mi sarebbe piaciuto.

Quell'uomo dice la verità della sua giovinezza (Mc 10,20). Si è lasciato guidare dai comandamenti del Signore, ora lo stesso Signore lo guarda con amore perché può completare l'opera: “sei arrivato al momento culminante del tuo cammino. Adesso, dopo aver guardato la Legge nel tempo della tua giovinezza, stai guardando dritto negli occhi del Legislatore. Adesso puoi cominciare a capire che la Legge è stata data per l'essere umano e non viceversa, perché se essa non ti conduce ad un incontro è sterile. Il Legislatore ti dice: una sola cosa ti manca. Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri, così avrai un tesoro in Cielo; e vieni, seguimi! (Mc 10,21) Ecco, ti ho svelato il segreto della vita eterna! Innamorarti degli occhi del Legislatore, lasciar perdere ogni amore che ti voglia togliere da quegli occhi, seguirlo ovunque Egli vada: questa è la vita eterna! La vita eterna non te la da in eredità l'attaccamento scrupoloso alla Legge, la vita eterna la ricevi in eredità dall'amore per una persona in carne e ossa come te, l'amore per Gesù!”

Non so come si possa tra i cristiani fare ancora oggi confusione in tema e pensare che la Legge ci salvi. S. Paolo avverte i credenti in più di una circostanza, ma tanto per dare un riferimento direi di andare a leggere solamente la Lettera ai Galati, è più che sufficiente. Quell'uomo, pur avendo sentito gli occhi di Dio addosso, non si lascia afferrare, non si lascia conquistare. Le parole che sono seguite a quello sguardo hanno agito proprio come dice la Lettera agli Ebrei di oggi: una spada a doppio taglio (Eb 4,12). La spada ha fatto uscire quello che c'era nel profondo del suo cuore: ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni (Mc 10,22). E così vediamo come siano incompatibili l'eredità della vita eterna e le eredità di questo mondo. Per dirla con le parole di Gesù, come non si possa contemporaneamente amare Lui e le ricchezze di questo mondo, come non si possa contemporaneamente riporre la propria sicurezza su di Lui e sulle altre (cfr. Mt 6,24). Ecco perché le parole di Gesù saranno sempre causa di tristezza per chi è attaccato ai beni di questo mondo, mentre saranno fonte di gioia per chi ha deciso di amarlo e di amare ciò che Egli ama!

Il caso di quell'uomo permette al Signore di constatare le insormontabili difficoltà cui vanno incontro i ricchi per entrare nel regno di Dio (Mc 10,23-25). E i discepoli rimangono sgomenti, anzi, scoraggiati per la loro stessa salvezza: e chi si può salvare? (Mc 10,26) Ma Dio si chiama così perché si muove dentro le impossibilità umane. Gesù dunque invita tutti, prima di tutto, a permettere a Dio di fare il suo mestiere (Mc 10,27). Le parole di Pietro strappano dalla bocca del Signore la promessa solenne che, per chi si innamora di Lui e del vangelo, ci sarà l'esperienza concreta di un/una padre/madre che moltiplicherà ciò che si lascia a causa sua, insieme alle inevitabili sofferenze da condividere e la garanzia della vita eterna futura (Mc 10,28-30). E per quanto mi riguarda, giunto a 51 candeline di vita, posso solo aggiungere che Egli mantiene sempre le sue promesse e non delude mai chi scommette la propria vita su di Lui; solo che mi ci vorrebbero almeno un altro centinaio di pagine per raccontare le innumerevoli prove di questa fedeltà.

 

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