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TESTO Il servitore di tutti

don Luciano Cantini  

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (23/09/2018)

Vangelo: Mc 9,30-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,30-37

30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». 32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Per la strada
Leggendo il brano del Vangelo, capace di rivelare l'uomo di ogni tempo, scopriamo che gli apostoli non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Le parole del Signore scivolano via, non comprese; sembra che non ci sia neppure il desiderio di capire, ci basta quello che sappiamo, o crediamo di sapere. Ci sono altre questioni che ci preoccupano di più, che ci sembrano sostanziali per la vita.
Proviamo a fare una lista degli argomenti che occupano le nostre conversazioni, e poi ordinarlo in base al tempo che ci dedichiamo. Ascoltando le programmazioni radio scopriamo che l'argomento principe è lo sport, con in testa il calcio, poi viene la politica, poi il gossip, la finanza... il pensiero umano (la filosofia) e la religione occupano gli ultimi posti.
Cambiano i luoghi, le modalità, ma lo spirito umano rimane lo stesso, le prospettive, i desideri, le aspirazioni si ripetono nel tempo: Per la strada avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
La strada, la piazza... i luoghi della vita, oggi si direbbe su FB o Instagram o WhatsApp (l'elenco dei social più o meno frequentati è lungo) sono i luoghi della comunicazione, a volte sommessa, più spesso gridata.
Cerchiamo continuamente di essere confermati, gratificati, riconosciuti, spesso neanche ce ne accorgiamo, ma non di rado diventa una ossessione, una necessità, la chiave di comprensione della vita.
Ormai la politica, più che sulla ricerca di cose necessarie e giuste da realizzare, è impegnata esclusivamente sulla ricerca e mantenimento del consenso e del potere che ne deriva. Basta analizzare il tempo impegnato nelle funzioni istituzionali rispetto a quello utilizzato in attività di propaganda.

Ed essi tacevano
Davanti a Gesù che chiede, gli apostoli si ammutoliscono. Non è strano perché siamo capaci di praticare una religione, sentirsi “fedeli”, parte di una Chiesa ma nella concretezza dei fatti non condividerne le convinzioni e gli insegnamenti. Così preferiamo nascondere, anche a noi stessi, tacere le contraddizioni, incomprensioni, incoerenze, per andare dietro a noi stessi. La storia personale ci condiziona a tal punto che tutto sembra fermarsi ai nostri interessi. Anche Dio è lì nel mezzo, mescolato alle nostre prospettive, Lui è potente, ci aiuta, ci darà una mano, verrà incontro ai nostri desideri che ci sembrano giusti e inequivocabili.
Gesù, invece aveva insegnato che Dio non è né grande né potente, ma viene consegnato nelle mani degli uomini perché gli uomini avessero la possibilità di prendere atto del loro delirio di potere arrivando ad ucciderlo. Una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà, perché la grandezza di Dio si possa manifestare una volta raggiunta la piccolezza, quando portato a compimento ogni servizio a tutta l'umanità e sopraffatto da essa, gli uomini, esaurita ogni altra possibilità, non avessero nessuna opzione possibile se non quella del cambiamento.

Il servitore di tutti
Gesù spiazza ogni prospettiva dei suoi offrendo loro il suo orizzonte, intriso di amore, capace di rendere presente l'eternità. Dare un occhio in giro, osservare le fragilità, le piccolezze, i bisogni, mettendo da parte le proprie esigenze e aspettative. Gesù ci regala la prospettiva dell'ultimo posto perché è il suo, quello che lui ha scelto, dove lo possiamo incontrare nella pienezza. Non è una prospettiva di volontariato che occupa il tempo che non occupiamo diversamente, non è quella delle buone opere quasi ad esorcizzare e bilanciare le opere “meno buone” a cui non rinunciamo; non siamo nella prospettiva del fare quanto in quella dell'essere. Questo è il mio posto!
L'immagine del bambino non ha nulla di tenero [come nella nostra immaginazione, nei nostri sentimenti]; il bambino rappresenta l'ultimo posto della scala sociale, non ancora integrato neppure nella famiglia (il cui accesso era intorno ai dodici anni), l'elemento fragile dell'umanità. Accogliere Gesù nella fragilità dell'umanità di oggi: questa è la proposta. Non è difficile guardandoci intorno, capire dove porre la nostra attenzione.
La “grandezza” di un “popolo”, di una “nazione”, di un “popolo” si misurano sempre nel modo in cui esso “serve la fragilità dei suoi fratelli. In questo troviamo uno dei frutti di una vera umanità” (Papa Francesco a Cuba)

 

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