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TESTO Commento su Nm 11,25-29; Sal 18; Giac 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (30/09/2018)

Vangelo: Nm 11,25-29; Sal 18; Giac 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,38-43.45.47-48

38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.

41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna.

47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

Avevo (ho) un amico, un caro amico, un regista astigiano morto qualche mese fa di SLA, al quale mi viene spontaneo pensare quando leggo la pagina di Vangelo di Marco (e lo splendido racconto di Numeri) su cui la comunità cristiana è chiamata a riflettere in questa 26.a domenica del tempo ordinario. Scriveva Luciano, ormai quasi impossibilitato a parlare, introducendo un'iniziativa della mia Diocesi: «Non ho la fede in Dio che hanno in dono diversi miei amici cattolici. E tuttavia non mi considero un “non credente”. Non mi piace essere un “non”. Non mi piacciono neanche altre definizioni: ateo, agnostico o laico. Certe barriere, oggi, o certe “isole” sono obsolete, fuori tempo massimo. La laicità oltretutto ha un valore e un carattere generali, ed è praticabile da tutti. Per definirmi, se proprio debbo, preferisco le parole “cercante” o, meglio, “camminatore di domande”. Ma la mia non è una condizione comoda o serena. Spesso mi sento spaesato, senza navigatore. Quindi a volte invidio chi ha delle ancore di certezza, utili nel mare tempestoso degli interrogativi. E tuttavia, non so perché, pur temendo ortiche e serpi, continuo a preferire i cammini incerti, i sentieri sfuggenti...».
Forse anche Luciano pensava a quelle pagine della Scrittura (che, ne sono certo, frequentava), scrivendo le righe che ho riportato. E quale emozione deve aver provato scoprendo - nel racconto di Numeri 11 - che lo Spirito si era posato su Eldad e Medad, potremmo definirli due «infiltrati» della profezia, rimasti nell'accampamento a profetizzare, mentre i settanta anziani profetizzavano a pieno diritto. «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!», risponde Mosé a chi si lamenta per questa intrusione ritenuta indebita. La tentazione epurativa non finisce mai di proporsi: forse - come maliziosamente fa osservare Mosè - siamo gelosi che qualcuno profetizzi al nostro posto, non ritenendolo, noi, degno di farlo?
Marco accentua ancora - se fosse possibile - questo concetto di incatturabilità della profezia, che attraversa come in filigrana tutto l'Evangelo. Oggi viviamo in un clima di indifferenza religiosa, di religione-fai-da-te o da supermercato. C'è una diffusa sfiducia verso le istituzioni religiose. Molti si definiscono «non credenti»; i «non praticanti» rappresentano la maggioranza della popolazione, in particolare occidentale. La tentazione di parlare di «lontani» è forte. Ma «lontani» da dove, e da chi? Quanto spesso Gesù dichiara che i Farisei, ritenuti vicini a Dio e interpreti del suo pensiero, sono più lontani da Lui del pubblicano che in fondo al Tempio si batte il petto riconoscendosi peccatore? Non dice forse Gesù che i pubblicani e le prostitute ci precederanno nel Regno dei cieli?
Due domande. I cosiddetti «non credenti» da chi sono lontani: dal Regno di Dio o dalla Chiesa? Siamo ancora tra quelli che pensano che Extra Ecclesia nulla salus? L'incontro con Dio e con il suo Cristo è un mistero che appartiene al più intimo di ogni persona e che nessuno di noi ha la capacità, né il diritto, di sondare. Si può essere vicini a Dio e lontani dalla Chiesa, di appartenere al Regno di Dio senza far parte della Chiesa Istituzione, ma piuttosto di quella Chiesa mistero che è la comunione dei santi (non necessariamente canonizzati e non necessariamente «frequentanti»).
Se i discepoli di Gesù non riescono a superare quella che definisco una tentazione epurativa (che può anche essere violenta, tant'è che Pietro, nell'Orto degli Ulivi, estrae la spada...), Gesù non cessa di darci lezioni di ecumenicità: «Abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato... Non glielo proibite, chi non è contro di noi è con noi,,,».
Sì, forse dobbiamo davvero imparare a non essere troppo preoccupati per l'ortodossia, quanto piuttosto per l'ortoprassi. E ben venga dunque il richiamo che, nella seconda lettura, ci rivolge Giacomo con la sua consueta efficacia terminologica: «Le vostre ricchezze sono marce, 3i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! 4Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. 5Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. 6Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza».
Gesù è morto «fuori mura». Giusto tra i malfattori, considerato lui stesso un malfattore. Ma anche Dio, spesso, opera fuori mura: nella nostra Chiesa stanca non si udivano più voci profetiche, fino a quando non venne Francesco a risvegliare la profezia... Anche lui con Mosè ci dice: Lasciamo parlare tutti, non neghiamo il diritto di parola ad alcuno... Se davvero fossimo tutti profeti!

Traccia per la revisione di vita
1) Nelle nostre famiglie quale spazio concediamo alle voci profetiche che ci interpellano? Alle scelte profetiche sul piano della vita quotidiana? Quale testimonianza diamo al Regno di Dio che è tra noi? Viviamo da ricchi o da poveri? Quale valore e spazio diamo alla sobrietà? Alla scelta di uno stile di vita essenziale? Siamo abituati a servirci in negozi “di lusso” dove i poveri non oserebbero neppure entrare?
2) Come definiremmo in famiglia il «Regno di Dio»?
3) La nostra comunità cristiana come si orienta nei confronti della povertà, a tutti i livelli in cui essa si manifesta? La nostra è, sì, la Chiesa di tutti, ma soprattutto la «Chiesa dei poveri», degli affaticati, dei «camminatori di domande»? Che cosa facciamo concretamente per accogliere il «diverso»? Il diverso nel colore della pelle... nella cultura... nelle abitudini... nel frequentare la Chiesa... nella fatica del credere...?

Luigi Ghia Direttore della rivista dei CPM italiani “Famiglia Domani”

 

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