TESTO Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnova la faccia della terra
don Walter Magni Chiesa di Milano
III domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (16/09/2018)
Vangelo: Gv 3,1-13
1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui».
3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo».
Nicodemo non era solo un uomo curioso, capace di domande; ma un fariseo osservante, un capo dei farisei. Segretamente ammirava Gesù. Aveva compreso che avrebbe certamente risposto alle sue domande. Cosi, una notte, approfittando forse di un Suo passaggio da Gerusalemme, decide di incontrarLo.
“Di notte”
A questo riguardo Agostino annota che Nicodemo di notte “va verso la luce, lui che è nelle tenebre. Nelle tenebre cerca il giorno”. Un giudizio molto netto, preciso: Nicodemo, che rappresenta tutti coloro che sono avvolti nella tenebra del peccato, sta cercando affannosamente in Gesù quella luce che sola risplende nelle tenebre (Gv 1,5). Potremmo fermarci sulla soglia di questo simbolismo di contrasto tra luce e tenebre, proprio del vangelo di Giovanni. Accettando il segno della semplice alternanza nel tempo tra la luminosità del giorno e l'oscurità della notte. Come qualcosa che si dà. Come se Nicodemo, volendo abbandonare il trambusto e il tumulto della vita pubblica, propria del giorno, cercasse di rientrare in se stesso. Come volendo riprendersi in mano, ritrovarsi. Senza ricadere, tuttavia, in una solitudine che di sera impaura e alla quale d'istinto ci si sottrae. Nicodemo ha piuttosto intuito una strada, un percorso che condurrà inevitabilmente a consegnarsi. Nelle mani stesse di Gesù. Disarmato e libero. Faccia a faccia con Lui. Ritrovando il Suo sguardo, il tono della Sua voce. Lasciandosi leggere, raggiungere al cuore. Senza più filtri, senza una maschera. Neppure il sostegno di qualche collega, sempre pronto a ribattere in modo pungente e persino aggressivo. P. Claudel diceva che alla fine “Il cristianesimo si risolve in un faccia a faccia”. Nel coraggio di incontrare proprio Colui che se di giorno t'era parso un avversario, un nemico, proprio nel cuore della notte diventa il tuo interlocutore. Colui che incontrandoti semplicemente ti regala a te stesso.
Cor ad cor loquitur
Sarebbe interessante cogliere il filo profondo che attraversa la conversazione tra Nicodemo e Gesù. Giovanni ci riporta una sintesi evangelica, la buona notizia di un incontro che avrà conosciuto nella procedura le dinamiche di un primo approccio, il coraggio di Nicodemo di esprimere con chiarezza le molte domande che si portava dentro. Infine, qui sta il vangelo, la risposta di Gesù. Nell'insieme di pochi versetti va colta comunque un'intimità, che non potrà mai essere ridotta ad un riverbero epidermico e sentimentale. Va piuttosto raccolto lo stupore proprio di chi, essendosi portato tutto davanti a Gesù, si lascia condurre e Lo lascia fare. Ritrovandosi per grazia alle soglie della verità del tuo essere, di quello che sei davvero. È questo forse il senso profondo del motto cardinalizio del beato J.H. Newman: “cor ad cor loquitur”, quello di un cuore che parla al cuore. Un pensatore francese osserva, infatti, che anche il nostro cuore, in senso fisico, è in grado di mostrare tutta questa dipendenza da un Tu che ci costituisce e ci salva: “che cos'è il cuore? Un muscolo, (...) che a differenza degli altri muscoli, non dipende direttamente dalla mia decisione. (...). Ha cominciato a battere prima ancora che avessi cominciato ad esercitare la mia volontà, e batte a un tempo che non gli ho dato io. È terrificante, il centro di me stesso non è in mio potere” (Fabrice Hadjadj). Anche noi potremmo decidere di recarci da Gesù, forse nel buio della notte, di certe nostre notti. Lasciando che ancora ci parli al cuore, riconsegnandoci sereni e pronti alla luce della speranza.
“Rinascere dall'alto”
È nel contesto di questa intimità ritrovata, che è dato a tutti, di ricominciare. In modo particolare agli uomini dell'osservanza religiosa ad oltranza, fattasi rigida col passare degli anni. Dell'appartenenza debole ma intransigente. Nell'illusione talvolta di poter requisire Dio. Proprio a loro, a questi nuovi farisei del religioso è data un'opportunità, una grazia di avviare un percorso, una strada, nel deserto della loro esistenza. Passando dalla sola appartenenza religiosa all'essere credenti. Come potessimo scorgere in noi una differenza: tra il parlare di Dio e il parlare a Dio. Prevalere è ancora purtroppo una parola totalizzante e vuota ad un tempo, anche a riguardo di Dio, una parola che ancora non riesce ad accogliere l'alterità di Dio che semplicemente chiede di starti accanto, di parlare con te. Accogliendo la Sua presenza, l'imprevedibilità della Sua stessa Parola. Del Suo voler essere per me incontro, abbraccio e rivelazione. Forse inizialmente Nicodemo s'era immaginato di fare a Gesù una sorta di intervista notturna, quasi una specie di news, un'esclusiva. È lui, infatti, che comincia dicendo: “Rabbì, (noi) sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”. E forse Nicodemo s'aspettava una conferma. Gesù, ribaltando i ruoli, subito gli indica piuttosto cosa è urgente fare: rinascere dall'alto. Lasciandosi trasportare dal vento dello Spirito che soffia dove vuole. “All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI, Deus caritas est, 1).