TESTO Avrò pienezza di vita alla tua presenza, Signore
don Walter Magni Chiesa di Milano
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Domenica che precede il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (26/08/2018)
Vangelo: Mt 10,28-42

«28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Per stare alla Parola di Dio di questa domenica non possiamo eludere il tema del martirio secondo il Vangelo di Gesù. La prima lettura narra il martirio dei fratelli Maccabei con la loro madre; l'Epistola nota che “noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale” e Gesù nel Vangelo ci esorta a non temere “quelli che uccidono il corpo”.
Il ritorno del martirio
La questione del martirio, e del martirio cristiano, non lo affrontiamo volentieri. Siamo cresciuti illudendoci di appartenere ad una fede che ci consola e ci tranquillizza davanti alle tragedie della vita. Intanto il mondo, con l'avvento del terrorismo, torna a parlare di martirio. Un terrorismo che si uccide per uccidere. Senza alcuna considerazione della propria vita e della vita di coloro, che, incoscienti e inermi, vengono coinvolti nelle conseguenze di un gesto terroristico pianificato. E più confonde il fatto che un gesto così criminale avvenga urlando il nome di Dio. “Allah akbar”, Allah è grande, gridano sempre i terroristi. Come se per i terroristi Dio volesse, con estrema incoerenza, annientare quella vita che lui stesso ha creato, coprendola di amore e di bellezza. No, il martirio cristiano è altra cosa. Quando un cristiano dà la vita in nome della propria fede, sceglie di vivere come ci ha insegnato Gesù. Donandola così come ci ha insegnato Gesù: “non c'è amore più grandi di questo: dare la vita” (Gv 15,13). Annalena Tonelli, medico laico missionario in Somalia, uccisa in un agguato proprio nell'ospedale che lei aveva costruito, scriveva: “La mia vita ha conosciuto tanti pericoli, ho rischiato la morte tante volte. Sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho sperimentato nella carne dei miei, di quelli che amavo, la cattiveria dell'uomo, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con una convinzione incrollabile: ciò che conta è solo amare”.
Difendere la verità del martirio
Non possiamo equivocare sul martirio. E il martirio cristiano va difeso anche dalle semplificazioni di chi si diverte a sparare giudizi sommari e superficiali: se l'è proprio cercato! Il martire secondo il Vangelo è uno che ama e non odia; non si toglie la vita, ma la dona; e non impone mai alcuna violenza; non cerca il martirio ma, se costretto, lo subisce. Giungendo ad esprimere una testimonianza che riesce ad estinguere l'odio con il perdono. Come Gesù: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). E, facendo chiarezza sul senso del martirio cristiano, ci impegniamo anche a difendere il mondo e la cultura religiosa di tanti musulmani che, a riguardo del martirio non la pensano come tanti terroristi (“di matrice islamica”, come diciamo noi) vorrebbero farci credere. Certo, i rapporti tra musulmani e cristiani sono molto complessi a causa del peso della storia e della diversa e distante natura teologica delle due religioni. Cercare, tuttavia, di studiare l'evoluzione dell'Islam, le sue diverse componenti e i fattori interni che lo mettono in movimento, con le sue diverse ricadute, è un compito che diventa sempre più urgente. Il dialogo tra cristiani e musulmani è oggi urgente e decisivo. Prendendo certo atto che certe derive islamiche estremistiche e molti comportamenti terroristici dei nostri giorni, sfigurano il volto dell'Islam e negano la sua profonda natura spirituale e religiosa. Senza dimenticare che la stessa libertà religiosa di tanti cristiani d'Oriente che vivono nei paesi islamici chiede d'essere tutelata e sostenuta.
“Non abbiate paura”
Gesù oggi, ci ripete piuttosto: “Non abbiate paura (...). Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!”. Un invito che molti martiri ai nostri giorni hanno subito messo in pratica. Fidandosi di Lui e affidandosi senza riserve a Lui. Ricorderete forse solo tre anni fa - era il febbraio del 2015 - quei 21 cristiani copti egiziani martirizzati in Libia. Non posso più dimenticare quella lunga fila lungo la spiaggia dove sarebbero stati trucidati, mentre sul polso portavano tatuato il segno della croce. Un giovane pittore li aveva rappresentati dietro a Gesù caricato della croce, anche Lui rivestito di una tuta arancione, mentre cadeva a terra. E ancora ricordo il volto di alcuni amici martiri che ho conosciuto personalmente e che mi hanno insegnato a guardare a Gesù crocifisso con maggiore confidenza. P. Fausto Tentorio, ucciso sull'isola di Mindanau (Filippine), nel 2011. Con schiettezza e senza paura aveva osato difendere i contadini più oppressi e sfruttati di quella terra. E poi ancora l'amico don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993, in odium fidei, il giorno del suo 56esimo compleanno, il 15 settembre 1993. Sapeva parlare in modo diretto, senza retorica. E poi la vita mi ha insegnato che ci sono forme di martirio che si nascondono dentro la vita e che solo uno sguardo di fede sa captare. Un martirio quotidiano che si impara, giorno dopo giorno, tenendo lo sguardo in Gesù. Spesso il Vangelo avanza senza far rumore e se segui Gesù, lasciandoti prendere per mano, ti ritrovi dove non avresti mai pensato. Dare la vita così non è impossibile. Ne vale la pena!