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TESTO Commento su Luca 7,1-10

don Michele Cerutti

XIII domenica dopo Pentecoste (Anno B) (19/08/2018)

Vangelo: Lc 7,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Gesù ha appena terminato la predicazione del discorso della pianura.
Un discorso caratterizzato dalla beatitudine, ma dall'altro lato anche dai guai. Beatitudine per i poveri, gli affamati, per i tristi e i perseguitati nello stesso tempo i guai sono rivolti ai ricchi, ai sazi, agli spensierati e a coloro che cercano il successo. Un discorso che sprona all'amore per i nemici, alla misericordia, allo zelo e alla necessità della pratica religiosa fatta in maniera autentica.
Gesù dimostra con l'evento, proclamato nel Vangelo, che la salvezza non esclude proprio nessuno.
Compie un miracolo a Cafarnao nella Galilea delle genti. In un posto, Cafarnao, in cui c'è un crogiuolo di culture perché siamo ai margini dell'Impero lontani da Gerusalemme e gli Ebrei guardano la Galilea con disprezzo. Ciò che è disprezzato dagli uomini è prezioso per Dio.
Un centurione, tramite gli anziani giudei, si rivolge a Gesù. Viene apprezzata questa richiesta di intercessione. E' un amico degli Ebrei, ma non di fede ebraica, il centurione del brano di oggi. Questi non si rivolge per sé, ma per un suo servo a cui è affezionato e comprende che solo Gesù può aiutarlo.
Il centurione abituato a comandare si pone in semplicità come colui che riceve immeritatamente i favori del Signore. Un uomo lontano dalla fede si mostra modello del rapporto con Gesù. Egli non pretende, ma si rivolge al Signore con la consapevolezza di non meritare tutte queste attenzioni.
Noi come ci poniamo?
Rischiamo di vivere la preghiera con un elenco della spesa senza mai riconoscersi bisognosi della sua misericordia.
E' l'umiltà a smuovere Gesù. D'altra parte Gesù stesso è modello di umiltà. Era figlio di Dio ma spogliò se stesso per farsi servo.
Umiltà vuol dire comprendere che tutto dipende dal Padre e a noi spetta contribuire.
La fede del centurione è così forte da smuovere e il servo viene guarito senza nemmeno che Gesù lo vede.
E' proprio vero allora che se avessimo la fede pari a un granellino di senape potremmo smuovere le montagne.

 

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