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TESTO Commento su Giovanni 6,51-58

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (19/08/2018)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di don Eduard Patrascu

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”

Stiamo ascoltando, ormai da un paio di domeniche, delle pericopi tratte dal capitolo sesto del Vangelo secondo Giovanni, capitolo che inizia con la famosa moltiplicazione dei pani (episodio raccontato anche dai sinottici, anche se con altre inquadrature e sfumature), miracolo fisico che, ad un certo punto, si sposta in una direzione molto strana: passa dal mangiare materialmente del cibo, il pane - cosa che piace molto alla gente (tanto da voler forzare Gesù a diventare re!)-, al cibo del pane della vita eterna, o meglio, dal pane del grano al pane del corpo di Gesù.

É un passaggio da fare a livello di lettura: metaforicamente, si può accettare tutto. La difficoltà arriva nel momento in cui il mangiare il “nuovo pane”, cioè il corpo di Gesù, associato al bere il sangue sono da consumare necessariamente per ottenere la vita eterna. Quindi, stando alle parole di Gesù, la fede, che ottiene la vita eterna, passa ormai attraverso il suo corpo, che va mangiato, ed il suo sangue, che va bevuto.

Deve essere stato molto duro per gli ascoltatori ebrei di Gesù sentire queste parole! Si intravvedono già questa domenica accenti di disappunto. Infatti, anche a noi, se non avessimo in mente l'Eucarestia, sembrerebbero parole inaccettabili: come si può permettere una persona di chiedere di mangiare il suo corpo e bere il suo sangue? E poi, come può pretendere che facendo ciò, si ottenga la vita eterna? Quante volte nella storia i cristiani non si sono sentito dire: “siete dei cannibali, visto che affermate che vi cibate del corpo di Gesù”?

E verissimo al livello di ragionamento umano, il passaggio dal pane ordinario al pane straordinario del corpo di Gesù non si può fare senza cortocircuitare la ragione stessa, se la ragione non accetta il fatto della fede! Se la ragione riconosce che la fede e ragionevole, allora il passaggio lo si può fare: lo diceva infatti Gesù stesso, nel vangelo di domenica scorsa “nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno”.

Allora, come si può mangiare il corpo di Gesù e bere il suo sangue? E forse la fede qualcosa che ci porta nel campo della metafora? Ebbene, per evitare questa trappola, bisogna avere in mente il fatto che il discorso del pane della vita (che nel Vangelo di Giovanni tiene il posto delle parole dell'Ultima cena dei sinottici) va inteso nel quadro della morte sulla croce e, soprattutto, della risurrezione di Gesù. Così come Gesù aveva detto, qualche capitolo prima, che “avrebbe ricostruito il tempio in tre giorni”, e i discepoli avevano capito - dopo la risurrezione di Gesù - che lui parlava del tempio del suo corpo; così come anche a Nicodemo Gesù aveva sollecitato di entrare nella logica dello Spirito per capire il “rinascere dall'alto”, come alla samaritana per avere l'acqua che zampilla per la vita eterna: nella stessa maniera Gesù sollecita a chiunque voglia capire come si può mangiare il suo corpo e bere il suo sangue, si deve entrare nella dinamica della sua risurrezione. Si tratta di mangiare il corpo risorto di Gesù, quel corpo che, dopo la risurrezione, non è più limitabile ai criteri dello spazio e del tempo (tenere presente Luca 24), ed è un corpo glorificato.

E questo corpo glorificato di Gesù che diventa pane da mangiare e sangue da bere. In questi termini, si vede facilmente che non si tratta di metafora, bensì di presenza reale del corpo e del sangue di Gesù nell'Eucarestia che spezziamo durante ogni celebrazione della Cena del Signore. E, sempre tenendo presente la logica del corpo glorificato di Gesù, si capisce il perché Gesù dice che chi mangia il suo corpo e beve il suo sangue ha la vita eterna: è logico - non metaforico o simbolico - il corpo risorto di Gesù dà la vita eterna. Ed è reale quanto reale è stato visto e toccato dai discepoli dopo la risurrezione. Ecco perché la fede, per essere capace di ottenere la vita eterna, si deve nutrire del corpo e del sangue di Gesù. Come è bello poter partecipare tutte le domeniche - anzi tutti i giorni - a questa mensa del corpo e del sangue di Gesù che ci regala la vita stessa di Dio, quindi della vita eterna. Perché solo Dio è eterno e fonde di eternità.

Grazie Signore Gesù per lo straordinario dono del tuo corpo e del tuo sangue che ci rigenera, ci nutre e ci rafforza già nella vita di tutti i giorni, trasformandola e invadendola di vita eterna, della tua vita!

 

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