TESTO Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia
don Walter Magni Chiesa di Milano
XII domenica dopo Pentecoste (Anno B) (12/08/2018)
Vangelo: Mt 10,5-15
5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. 15In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».
Dopo Elia ecco Geremia che profetizza al popolo d'Israele la deportazione a Babilonia, per non aver ascoltato la Parola del Signore. Ma anche il vangelo odierno diventa molto esplicito e chiaro, là dove i discepoli del Signore dovessero trovare qualche resistenza: “Se qualcuno non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole scuotete la polvere dai vostri piedi”. Insomma, non c'è annuncio che non comporti condizioni e conseguenze.
“Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute”
Gesù sta dando delle istruzioni molto precise ai Suoi: “non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani”. Doveva aveva una Sua strategia, forse una tempistica nell'annuncio: “rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele”. Un dato ci sta davanti: le comunità cristiane in Occidente invecchiano. Spesso arrancano quanto a evangelizzazione e faticano decisamente quanto a testimonianza. Anche i loro pastori, depositari di principio per tradizione clericale del primato nell'annuncio del Vangelo, danno segni di stanchezza e sfiduciati allargano le braccia. È recente la pubblicazione di un libro di un prete della Diocesi di Munster (Germania) dal titolo provocatorio: Così non posso più fare il parroco - vi racconto perché (Th. Frings, Ancora 2018): “Come prete ho avuto una vita gratificante e vorrei continuare a essere prete. Ma come parroco la vivo sempre più come servizio reso a tradizioni e a disposizioni di una chiesa che a tutti i livelli lavora più per il suo passato che per il suo futuro”. Gesù non Si arrenderebbe e con insistenza ci ripeterebbe: “rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele”. Il rischio di mollare la presa, di fuggire sognando altri lidi pastorali, situazioni di annuncio più appaganti è sempre in agguato. Non solo per i pastori. Il coraggio di restare dentro questo gregge; nei confini di questa chiesa, dove si finisce per essere perdenti e peccatori, rinnovando la nostra decisione nei confronti del Vangelo di Gesù, è una opportunità offerta a tutti. Anche Gesù non ha mai perso la speranza!
“Strada facendo...”
A nessuno è chiesto tuttavia di insistere in un annuncio che non dà soddisfazione. Anche i 72 discepoli, che Gesù aveva inviato a due a due, ritornarono dalla missione pieni di gioia (Lc 10,17). La questione sta tutta in una giusta strategia, Dice ancora Gesù: “strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino”. Capite che qui non si tratta anzitutto di pulpiti o chiese; di gruppi e di aggregazioni che tengono duro e ci credono ancora. È la strada, infatti, lo spazio dell'annuncio. Con tutti i luoghi che incontri mentre la stai percorrendo. Gesù non ha mai detto a riguardo dell'evangelizzazione: celebrate una bella liturgia, fate un corso di lectio divina o di formazione all'ascolto, al celebrare bene, ad un maggiore senso di responsabilità! Ha detto invece: “strada facendo”; elencando anche i luoghi nei quali è bene entrare, sapendo bene cosa dire: entrate nelle città, nei villaggi; entrate nelle case. “Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c'è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi. C'è gente che Dio prende e mette da parte. Ma ce n'è altra che egli lascia nella moltitudine, che non ritira dal mondo. È gente che fa un lavoro ordinario, che ha una famiglia ordinaria o che vive un'ordinaria vita da celibe (...). Noi altri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi, è per noi il luogo della nostra santità. Noi crediamo che niente di necessario ci manca. Perché se questo necessario ci mancasse Dio ce lo avrebbe già dato” (Madeleine Delbrel, Noi delle strade, 1938).
“Predicate (...). Guarite gli infermi, risuscitate i morti”
Anche le azioni che i discepoli sono invitati a fare in occasione dell'annuncio lungo le strade della casa d'Israele non sono certo frutto di ragionamenti complicati. Il primato resta anzitutto alla Parola, una parola chiara: “Predicate dicendo che il regno dei cieli è vicino”. Una parola essenziale, che annuncia che il Regno di Dio è vicino. Che con l'avvento di Gesù già sta per compiersi: “il regno è già in mezzo a voi” (Lc 17,21). Un'evangelizzazione che capta al volo le attese della gente, portata a invocare anzitutto una salute impossibile e pace inesistente: “guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni”. Discernere anche nell'intensa domanda di salute, i sintomi dei mali che più intristiscono la nostra gente: il timore di un tumore in agguato, il rancore provocato da solitudini complicate, le infinite forme della depressione che prende anche tra le persone che più amiamo e stimiamo. E poi, come risuscitare i morti? Solo l'amore ci riesce, come anche Gesù ha fatto con Lazzaro: “guarda come l'amava” (Gv 11,35)!
Quante volte ero già morto dentro e mi sono arreso, sentendomi abbandonato da tutti! Volevo farla finita ed ero giunto persino a ripudiare Dio. Poi - questo è il miracolo dell'amore che rianima i morti - qualcuno semplicemente mi ha detto, facendosi vicino: e tu come stai? Rompendo un silenzio assordante, una solitudine insopportabile. È sempre la stessa fede “che opera attraverso l'amore” (Gal 5,6) che ancora soccorre chi spera l'impossibile, percorrendo le strade del mondo!