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TESTO Commento su Giovanni 6,41-51

Missionari della Via  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/08/2018)

Vangelo: Gv 6,41-51 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Siamo ancora nella sinagoga di Cafarnao. Gesù ha appena detto di essere lui il pane vivo disceso dal cielo. E i giudei mormorano: ma che dice? come fa ad essere lui il pane del cielo? E poi lui viene dalla terra: conosciamo i suoi genitori!
Mormorare è il verbo biblico tipico dell'incredulità di Israele nel deserto durante la marcia dell'Esodo: esprime crisi della fede, dubbio, lamentosa sfiducia. Vocaboli che esprimono l'atteggiamento di chi si appiglia a tutto, anche alla banalità, pur di non aprirsi alla fede.
Gesù sente attorno a sé fredda ostilità e scetticismo: è l'atteggiamento dell'Israele incredulo del deserto che ora si rinnova. Gesù anzitutto dice loro: non mormorate. Vale per tutti, sempre! Come a dire: non chiacchierate tra voi e dentro di voi, non riempitivi di vuote parole, non fermatevi a ciò che pensate di sapere e non assolutizzate i vostri dubbi che spesso sono solo una scusa per non aprirsi alla Verità. Non è solo lo sforzo personale di interpretazione delle parole di Gesù che le farà comprendere, ma una chiamata del Padre: “nessuno può venire a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira” (cf. Mt 16,17).
Per andare oltre questa incredulità è necessario aprirsi all'azione del Padre che ci istruisce agendo nell'intimo del cuore, chiamandoci ad una libera risposta: ma quante volte, per paura di cambiare o per orgoglio preferiamo non scendere nel cuore e diciamo “no” a priori, nascondendoci dietro banali pregiudizi. Se i giudei desisteranno dalla loro mormorazione, che è indicativa del loro rifiuto di credere, e si apriranno alla mozione di Dio, egli li attirerà a Gesù... li renderà capaci di credere in Lui e quindi di possedere la vita eterna (J. Brown).
Gesù parla di attirare: Attirare è la parola dell'attrazione amorosa e interiore; essa descrive quella scintilla che s'accende tra due persone quando nasce l'amore. In Geremia Dio ha detto: Io ti ho attirato con la dolcezza (Ger 31,3). Il Padre ci attira a sé con l'amore, con quell'amore folle capace che ha spinto Gesù a farsi uomo e a dar la vita per noi morendo sulla croce. Dio Padre attira nell'intimo ogni uomo alla Verità piena, a Gesù. Ma ci vuole il coraggio di ascoltare e aprirsi a lui: ecco l'esperienza meravigliosa della fede. A chi vive questa esperienza, che è quella della fede, si apre un orizzonte straordinario: “chi crede ha la vita eterna”.

La manna mangiata nel deserto dal popolo d'Israele non lo salvò dalla morte. Era un pane donatogli da Dio, figura di un altro vero pane che Gesù ci ha portato. Il pane vivo disceso dal cielo, che dà la vita eterna, è Gesù stesso, il suo Corpo e il suo sangue che riceviamo nell'Eucaristia, la sua Parola che nutre la fame di Verità. Sì, è questo il pane che ci dà la vita eterna, la stessa vita divina: attraverso il pane eucaristico, noi entriamo nella vita di Dio, partecipiamo del suo essere, lui viene dentro di noi, trasformandoci in lui. È qui il di più, il segreto per affrontare anche ogni sfida della vita.
Quante volte, specialmente quando affrontiamo problemi seri, ci piangiamo addosso, scontrandoci con i nostri limiti, non vendendo più alcuna via d'uscita. Tanta gente si fa del male con scelte autodistruttive perché non riesce a vedere oltre la propria debolezza: tante persone purtroppo pongono fine al loro matrimonio pensando non ci sia altra soluzione; o abortiscono perché pensano che da sole non ce la potranno fare; o lasciano il cammino di consacrazione arrendendosi alle prime difficoltà.
Questo Vangelo grida: guarda che c'è una soluzione alla tua vita, c'è un cibo capace di nutrirti, di darti forza e speranza: apriti al Signore! E se ti apri a lui, scoprirai come Dio agisce in te ed è vicino a te, anche attraverso persone pronte ad aiutarti. Pensiamo alle anime consacrate, ai movimenti per la vita, ai cristiani ferventi pronti a darci una mano nel nome del Signore. Come l'angelo a Elia nella prima lettura, dobbiamo svegliare questa generazione, dicendo: non mormorare, non rinchiuderti nella tristezza. Se racchiudi l'orizzonte della vita entro le tue deboli forze, forse è vero: non ce la puoi fare. Ma se mangi quel pane celeste, avrai Dio in te e saprai andare oltre: oltre le difficoltà, oltre la morte stessa!

 

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