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TESTO Mostrati a noi, Signore, nella tua santa dimora

don Walter Magni  

X domenica dopo Pentecoste (Anno B) (29/07/2018)

Vangelo: Mt 21,12-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,12-16

12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.

Voi invece ne fate un covo di ladri».

14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto:

Dalla bocca di bambini e di lattanti

hai tratto per te una lode?».

La Lettura di questa liturgia ci ricorda che al termine della inaugurazione del tempio di Gerusalemme da parte di Salomone la nube di Dio avvolse il tempio, facendolo tutto suo. Proprio questo spiega lo zelo di Gesù che, stando al Vangelo di Matteo, non sopporta che la Sua casa di preghiera sia stata trasformata in un negozio, in “un covo di ladri”.

Un tempio che affascina
Il Monte del Tempio di Gerusalemme, collocato oggi nella Città Vecchia, ha una lunga storia, tormentata da guerre e distruzioni. Luogo sacro anche per i musulmani, stando al Corano, proprio da qui il Profeta Muhammad inizierà il suo viaggio verso il cielo. In questo luogo il re Salomone aveva deciso di costruire un tempio in onore del Signore che, stando alla Lettura odierna, sarà lui a inaugurare. Ma appena l'arca dell'Alleanza viene collocata nella parte più interna, subito la Gloria di Dio (shekinà), come una nube, avvolge e fa tutto suo il tempio, tanto che “la gloria del Signore riempiva il tempio del Signore”. E dove starebbe tutto il fascino che il popolo d'Israele percepiva entrando nel tempio? E cosa ancora oggi scatena la danza gioiosa dei tanti ebrei osservanti che all'inizio dello Shabbat si recano al Muro del Pianto? La presenza rassicurante di Dio, che proprio lì ha voluto lasciare il Suo segno. Perché dove il Signore Si rende presente il cuore si apre alla gioia, s'innalza un canto, si avvia una danza. Come Anna, che danzando lodava Dio per il dono del figlio Samuele (1Sam 2,1-10); come il re Davide, che, deposte le sue insegne, si mette a danzare davanti all'arca (2Sam 6,14-15); o come il vecchio Simeone che, riconosciuto in Gesù bambino il compimento delle promesse del Signore canta: “Ora, Signore, lascia che il tuo servo muoia in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che tu hai preparato davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Lc 2,29-32).

Gesù amava il Tempio
Anche Gesù amava il Tempio. Sin da ragazzo Se n'era innamorato. Luca, ad esempio, ci ricorda che S'era addirittura sganciato dal gruppo degli adulti per ritornare sotto le volte del tempio di Gerusalemme, mentre si stava tornando Nazareth, dopo aver celebrato la Pasqua. Solo dopo tre giorni i Suoi lo ritrovarono “seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava” (Lc 2,46). Ormai adulto poi ci ritorna spesso e, nei giorni della Sua passione, senza nascondere un velo di nostalgia dichiara a chi lo sta catturando: “ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare” (Mt 26,55). Ma una volta, e siamo al vangelo odierno, la misura è colma. Dopo essere entrato nel Tempio, Si mette a scacciare tutti quelli che “vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri”. “Si annida, dentro e fuori le chiese, ancor più dentro e fuori i santuari, questa deriva pericolosissima, quasi che Dio, la fede, la grazia fossero finiti anch'essi sul banco dei venditori. La casa del Padre! Che è lo splendore della gratuità (...) ridotta a uno scambio di cose. Il pericolo di scambiare cose e non i sentimenti del cuore non è così irreale: hai fatto questi gesti, hai detto queste parole, hai dato questa offerta, hai adempiuto il precetto, poco importa se tutto ciò era senz'anima, hai assolto il tuo debito con Dio, hai comprato Dio, la fede ridotta a mercato” (A. Casati).

“Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente”
E la presenza di Dio ha trovato in Gesù di Nazareth la sua piena espressione: “e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). In Gesù, tempio “nel quale abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9), dice Paolo. Tempio che potremmo anche distruggere, ma che Dio subito ricostruisce: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,19.21). Perché Gesù non è venuto a portare gli uomini al tempio, esortandoli a entrare, ma a portare piuttosto il tempio, la presenza di Dio nel cuore di ogni uomo. Come ci suggerisce oggi l'Epistola: “quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto”. Andrà certo recuperato il valore simbolico del tempio ebraico e la bellezza che ci introducono al divino di tante nostre chiese, senza mai assolutizzare nulla. Quando il beato Paolo VI, negli anni '60 in un suo viaggio missionario arrivò in una zona dell'isola di Samoa dove ancora si viveva in capanne di paglia aperte e venne a sapere che quella gente aveva imparato che cosa fosse il furto il giorno in cui i primi missionari appena arrivati avevano costruito una chiesa, con tanto di porte e chiavi, si rifiutò a quel punto di celebrare la messa in chiesa, preferendo la spianata che stava davanti alla chiesa, con la gente seduta per terra. Come il poeta Rilke ha scritto: “l'uomo è un tempio di cui non si vede mai la cupola”. Potrebbe mai esserci per il nostro Dio, un tempio più bello e più grande del nostro cuore?

 

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