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TESTO L'inviato di Dio non porta armi, parole, lettere di raccomandazione

don Mario Simula  

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XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (15/07/2018)

Vangelo: Mc 6,7-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,7-13

7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Amos è un contadino e un mandriano. Non ha titoli. Non conosce i segreti profondi delle Scritture. Si mette sui passi di Israele soltanto perché Dio glielo chiede. Amasia, sacerdote, lo caccia.
Lui è un povero che ascolta soltanto Dio e i suoi comandi. E profetizza. Senza paura, con semplicità, con umiltà. Se è accanto a Dio non ha nulla da perdere. Rimane piantato sui sentieri di Dio sapendo che lo porteranno verso la Parola vera e invincibile.
Se mi sento chiamato da Dio per parlare in suo nome, non posso contare sulle mie parole, spesso stolte, ambiziose, non vere, corrotte, viziate dalla saccenza di chi vende bene un prodotto, ma non porta a compimento il progetto del Signore.
Se ascolto Dio e interpreto in maniera genuina i suoi pensieri, dalla mia bocca usciranno amore e verità. Si incontreranno. La giustizia e la pace si baceranno. I passi del Signore tracceranno il cammino. Non avrò da difendere posizioni di potere e di privilegio. Devo soltanto servire le parole sapienti del Dio Vivente.
Cosa dice Gesù, il Maestro, ai suoi discepoli che stanno per iniziare la missione oltre i confini del “nostro” recinto, con destinazione i lontani, quelli che ci risultano scomodi, indisponenti, duri ad ascoltare?
Intanto “prese a mandarli”. Lui manda, non noi. Lui sceglie, non noi. Lui guarda il cuore e non si muove a caso o per convenienza. E “inizia” a mandarli. Non li trova per caso e appena li trova, immediatamente, gli dà l'investitura per la missione. Sarebbe come aprire un seminario per “mercenari”. Il seminario di Dio accoglie poveri mandriani e contadini che si sentono personalmente inadeguati, ma, per grazia, sono pronti e all'altezza di un compito. “Per grazia. Per scelta di Gesù. Per amore di Gesù. Per esigente richiesta di Gesù”.
Il discernimento non è un movimento utilitaristico fondato sulla convenienza e sulla quantità delle forze in campo. E' un esigente confronto tra la nostra vita e quella del Signore Gesù.
Dio non conta mai le forze. Se sono troppe le riduce, perché vuole che prevalga la sua forza a fronte della nostra debolezza.
“Cosa ve ne fate del pane, della sacca, del denaro, della cintura, di due tuniche”, dice Gesù. “Vi bastano i sandali e il bastone. Soprattutto il bastone, perché dà sicurezza al cammino notturno, in modo che nessuna pecora si smarrisca. Serve “la musica del bastone” che guida, che incoraggia, che supera la paura, che accetta la solitudine senza averne terrore.
Accettate l'accoglienza semplice, senza essere invadenti, pesanti, fuori misura. Persone che si arrogano il diritto di essere retribuiti, nutriti, ossequiati.
Il dono dei vicini e dei lontani deve essere spontaneo e gratuito. Non talmente esigito e forzato, da avere sapore di contropartita per elargire privilegi.
Anzi, se non vi accolgono con dolce benevolenza, scuotete la polvere sotto i vostri piedi e andatevene. Cambiate direzione, correte altrove, dove troverete poveri che non hanno nulla da darvi in cambio del “vostro” dono, che non è “vostro dono”. Ma dono di Dio”.
Essi andarono e produssero molto frutto, perché non avevano nulla di proprio da portare o da esigere. Conoscevano soltanto le meraviglie che sa compiere Dio.
Questo stesso racconto è contenuto sotto forma di inno nella lettera di Paolo ai cristiani di Efeso.
“Benedetto sia Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli”.
Amos, i discepoli, noi inviati ad andare “fuori e oltre le nostre sacre mura” siamo questi figli scelti prima della creazione del mondo. Non figli del caso. Ma figli di una scelta amorosa e di una missione sublime.
Noi siamo nulla come Antonio, Mario, Angela. Ma siamo tutto come figli eletti da sempre. Con un amore da sempre. Con una scelta accurata e custodita da sempre. Dio fa così. Gesù nostro Maestro fa così.

 

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