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TESTO Venite in disparte

don Luciano Cantini  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (22/07/2018)

Vangelo: Mc 6,30-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,30-34

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Gli apostoli
Al tempo della scrittura di Marco il termine apostoli ancora non aveva assunto il significato di individuare i dodici, qui semplicemente indica coloro che erano stati inviati raccordandosi così con Mc 6,7 [dal v.14 al 29 c'è il lungo racconto della morte di Giovanni il Battista]. Se Gesù è stato il punto di partenza della missione, è anche il punto di arrivo in cui tutto è ricapitolato (Cfr. Ef 1,10), come il bastoncino intorno a cui è avvolto il papiro o la pergamena che raccoglie tutte le parole, le espressioni, le sillabe e ogni singola lettera, così Cristo raccoglie e dà un senso unitario a tutto ciò che è stato fatto e detto.
Da qui nascono due riflessioni che ci coinvolgono.
La prima ci viene dal non senso delle separazioni e frammentazioni dell'annuncio evangelico e della sua testimonianza che vive nelle diverse tradizioni storicamente presenti tra i cristiani: i discepoli percorrono strade diverse, hanno fatto e detto cose diverse tra loro ma il punto di arrivo è il medesimo: Cristo Signore. Scegliere di essere di Gesù prima che di Apollo o di Cefa, di Cristo prima che “Giudei o Greci”, del Signore prima che di destra o di sinistra, scegliere in nome del Vangelo il fratello anziché sé stessi (papa Francesco al Consiglio Ecumenico delle Chiese) è quanto ogni cristiano dovrebbe ritenere indipendentemente alla Chiesa o tradizione di appartenenza.
La seconda deriva dal fatto che il verbo fare precede l'insegnamento, così è sgombrato il campo da qualsiasi teorizzazione della Fede che porta a distinguere, precisare, dividere; la Fede invece è subordinata alla concretezza della vita, prima di essere detta va messa in pratica (cfr Mt 7,24; Giac 1,25).
Una fede senza opere, una fede che non ti coinvolga, che non ti porti alla testimonianza, non è fede. Sono parole e niente più che parole (papa Francesco, 21.02.14).

Venite in disparte
Marco sottolinea l'umanità del Signore che perde tempo con i suoi amici, si fa raccontare le loro fatiche, con loro fa un giro in barca alla ricerca di un luogo tranquillo.
L'invito di Gesù ai suoi discepoli risuona nelle nostre orecchie oggi come una necessità pressante: prendersi il tempo per riposare, per dedicare alla famiglia, agli amici, a se stessi, al rapporto con Dio. Il riposo non è ozio piuttosto è il luogo della gratuità delle relazioni, è un luogo deserto distante dalla agitazione delle giornate, dalle preoccupazioni, dalle paure, dal lavoro, dalle responsabilità; un luogo “altro”, un altro punto di vista per guardare la nostra vita dal di fuori, insieme con il Signore. Perché, se l'azione precede il pensiero, è anche vero che il fare non può travolgere tutto, dobbiamo imparare a correggere la frenesia dell'azione, a non identificarsi con il lavoro, verificare la necessità di ogni guadagno, riscoprire la bellezza della gratuità.
Stare in disparte ci permette di avvalorare ogni nostra attività, comprenderne il significato più profondo ridimensionandola nel panorama più vasto della nostra storia: anche Dio nella creazione fece pausa ogni giorno per guardare l'opera sua e valutare il lavoro fatto: Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona (Gen 1,31) ma alla fine sentì il bisogno di riposarsi (Cfr Gen 2,2-3).

Erano come pecore che non hanno pastore
La folla li ha preceduti... è una folla che cerca, percepisce in Gesù una novità che altrove non ha trovato.
L'uomo ha paura e cerca certezze, allora moltiplica le sovrastrutture, le leggi, i decreti le prescrizioni, i divieti, mette le saracinesche, erge i muri, mette le telecamere di sorveglianza, le porte di sicurezza e finisce per aver paura di se stesso. Gesù è venuto per abolire ogni segno di divisione abbattendo il muro di separazione (Cfr Ef 2, 13-18).
Gli uomini per un bisogno di sicurezza finiscono per incontrare il desiderio di potere di chi vede nella separazione delle diversità una soluzione e nella reclusione uno spazio di libertà. La religione ebraica aveva fatto della separazione un assoluto e un privilegio, di fronte alla folla che cerca una libertà diversa Gesù ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Marco non ci dice di che cosa ha parlato Gesù ma subito dopo ci racconta della condivisione dei pani e dei pesci che sembrava mancassero e invece furono abbondanti.

 

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