PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Matteo 9,9-13

Omelie.org - autori vari  

Omelie.org - autori vari è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/06/2002)

Vangelo: Mt 9,9-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,9-13

In quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

1. Oggi la sorpresa dei farisei ci sorprende con la domanda che è tutto uno sconcerto: "Perché il vostro Maestro...".

In effetti, diciamolo pure, il banchetto al quale il Maestro prende parte è un po' strano: forse questa volta Gesù ha esagerato davvero.

Come dare torto ai poveri Farisei, così compiti nei loro rapporti, precisi nei loro giudizi, composti nelle adunanze pubbliche, attenti a tutte le prescrizioni della Legge...

E' un banchetto ( e chi narra non mente) dove approda di tutto, il peggio della società del tempo: pubblicani, ladri e disonesti, collaborazionisti con l'autorità romana, prostitute, emarginati e miserabili...

Un vero e proprio scandalo quello che Gesù procura, non c'è che dire...! E in effetti dicono: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai peccatori e ai pubblicani?".

2. E' un "perché" che non esprime voglia di capire, di aprire l'animo, e liberarlo dall'ottusità di un perbenismo ipocrita. E' un perché che vuole solo dichiarare una proibizione, interdire una licenza eccessiva che Gesù si era preso; era come dire: Perché ti permetti di fare quello che non puoi e non devi fare? I Farisei non hanno voglia di capire. Sanno tutto, e quindi devono solo impedire, perché quello che accadeva proprio sotto i loro occhi doveva essere bloccato, tanto risultava assurdo e "contro" la Legge.

3. La risposta di Gesù tocca il cuore del problema: "Andate e imparate...". Che cosa dobbiamo imparare? Sì, c'è una Legge da capire ancora, c'è una volontà dell'Altissimo ancora da osservare con tutto l'animo: "...voglio la conoscenza di Dio più degli olocausti".

I Farisei pretendono di insegnare, ma fingono di non conoscere quanto risultava scomodo rispetto ai loro schemi. I Farisei preferiscono ignorare riguardo al Dio della Legge la sua "complicità" con i peccatori: "Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Il Fariseo non riesce a spiegarsi e non vuol capire la sorprendente prossimità di Gesù a Matteo, il pubblicano, e agli altri invitati nella stessa casa (e non potevano essere che della stessa "taglia"!).

4. Tale prossimità culmina nello scandalo della chiamata del peccatore a divenire perfino discepolo: "Seguimi". Matteo si alza e segue il Maestro. Per chi osserva è un salto troppo grande, è impossibile, è tutto un imbroglio. Quello di Gesù passa per un idealismo che inganna, perché non poteva essere possibile quanto Lui lascia sperare.

Invece come i Maestri di un tempo, Gesù passa, e vedendo la persona che gli è di fronte, "getta il mantello" su di lui per invitarlo alla sequela.

Gesù fa uscire la persona dall'anonimato, e soprattutto dagli stereotipi comuni che riguardavano anche Matteo, uno dei pubblicani.

Quest anonimo impiegato delle tasse per rispondere così prontamente al Signore, doveva forse averne sentito parlare. Ma qualsiasi notizia su Gesù, con tutti i suoi miracoli, fino a quel momento non lo avevano contestato per nulla.

E' solo quel contagio personale inaspettato a sconvolgerlo, è solo quel segno che qualcuno lo ami veramente, quando per l'opinione diffusa non sembrava essercene alcun motivo.

Probabilmente quel pubblicano, pur collaborando con tanti per complicità, non si era mai sentito stimato e amato da nessuno.

Nessuno era riuscito a guardarlo "dentro": invece "Gesù, passando, vide...".

Finalmente arriva uno che finalmente non lo ingiuria, non lo disprezza e non lo evita, ma anzi lo chiama per nome. Gesù gli rende il favore della tenerezza che sconvolge Matteo.

5. E' sempre la tenerezza di un altro che ti fa essere qualcuno, ti fa sentire la voglia di ricominciare.

E' stato così anche per Abramo, lui che tante volte aveva svolto i suoi soliti percorsi di nomade. La volta della chiamata di Dio, svolge invece un percorso assolutamente nuovo: mosso dalla tenerezza del nome pronunciato dall' Altro, gli basta per ricominciare a "camminare" in una vita nuova, fino a diventare "padre della fede".

Commento a cura di don Gerardo Antonazzo

 

Ricerca avanzata  (54036 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: