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TESTO Commento su Giovanni 14,15-21

Omelie.org - autori vari  

VI Domenica di Pasqua (Anno A) (05/05/2002)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

1. Un Vangelo apparentemente semplice questo, ma si tratta della semplicità di Dio la cui grandezza è inesauribile e incommensurabile. Ce lo ricorda Sant'Agostino nel chiedersi perché questo Spirito di amore e di verità che il Signore dona a tutti non può essere ricevuto dal mondo. Il mondo non può riceverlo perché non può vederlo: "L'amore mondano non ha infatti occhi spirituali, senza i quali non è possibile vedere lo Spirito Santo, che è invisibile agli occhi della carne". Dare questo amore al mondo significherebbe sprecarlo, sciuparlo e il Signore non vuole che niente vada perduto di quello che Egli dona, neppure le briciole della moltiplicazione dei pani.

2. Ma "voi lo conoscerete, perché Egli dimora presso di voi e sarà in voi". Ecco che, dice ancora Sant'Agostino, "Lo si potrà vedere in modo invisibile e non potremmo conoscerlo se non fosse in noi. E se non è in noi non possiamo vederlo e conoscerlo così come deve essere veduto e conosciuto". Se lo conosceremo Egli dimorerà in noi, resterà in noi e non ci lascerà orfani e ci farà sentire tutta quella dolcezza che solo Dio sa dare ai suoi figli. Potremo parlare con Lui, dialogare perché diventerà parte della nostra vita tanto da assisterci e da aiutarci nei momenti di difficoltà, fino ad arrivare a suggerirci quello che, in alcuni casi, dovremmo dire, a patto però che ci affideremo completamente a Lui.

3. A conferma di ciò, ancora il Santo Padre della Chiesa si chiede perché mai Cristo usa il presente per sé e il futuro per noi nel dire "io vivo e voi vivrete". Perché ha promesso anche a noi la resurrezione del corpo, per Lui imminente, come primizia della nostra, che sarà futura. E su questo saremo discretamente istruiti dallo Spirito, da quel vivente che dobbiamo invocare perché ci risponda e ci spieghi che il Cristo vive e che "noi vivremo perché Egli vive". Questa è una delle più grandi consolazioni che ci dà quello Spirito che, non a caso, viene definito Consolatore e che, tramite San Paolo, ricorda che "Cristo è morto (...) per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello Spirito".

4. "In quel giorno voi saprete che Io sono nel Padre e voi in me e Io in voi". È quello il giorno, sostiene ancora il Santo Vescovo, che prima è stato annunciato e per il quale è stato detto "voi vivrete". Il giorno nel quale finalmente potremo vedere quello che ora crediamo. Quello che oggi ci sforziamo di conoscere credendo, allora lo conosceremo contemplando, quando la fede di oggi si aprirà alla completezza della carità e si avvererà quel "voi saprete" perché Lo vedremo faccia a faccia.

5. Se oggi avremo consentito a Lui di dimorare in noi allora il Signore consentirà di porre la nostra dimora in Lui. Perché questo avvenga occorre amarlo di quell'amore che il mondo non conosce. Occorre osservare i Suoi comandamenti. Cioè custodirli, prenderli a cuore e osservarli perché l'amore occorre dimostrarlo. Occorre insomma che "noi ora lo amiamo credendo ciò che allora vedremo, mentre allora lo ameremo vedendo ciò che ora crediamo".

Commento a cura del prof. Rocco Pezzimenti

 

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